La seconda guerra mondiale e la stabilizzazione monetaria postbellica

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La seconda guerra mondiale, con la divisione del Paese, i combattimenti in gran parte della penisola, l'occupazione straniera, inferse un duro colpo all'economia nazionale. La lira si ridusse a un trentesimo del suo valore prebellico (al termine della prima guerra mondiale il valore della lira si era ridotto a un quinto di quello prebellico).

La Banca d'Italia, come le altre istituzioni del Paese, visse momenti drammatici. L'amministrazione fu spezzata in due; regimi commissariali vennero instaurati al Nord, nella Repubblica Sociale, e al Sud, nel Regno d'Italia. Con la nomina di Luigi Einaudi a Governatore (gennaio 1945) si posero le premesse per il ritorno alla normalità, che ebbe inizio alla fine della guerra.

La riconversione postbellica, pur difficile, non comportò problemi di stabilità delle banche, come era invece avvenuto alla fine del precedente conflitto, perché le banche, a causa della precedente riforma, non avevano rilevanti immobilizzi. Assai preoccupante era invece la situazione della lira: alla fine del 1946 l'inflazione riprese a galoppare.

I punti essenziali del risanamento monetario, realizzato fra il 1945 e il 1948 con disegno coerente, furono quattro. Il primo fu l'arresto dell'inflazione. Nell'estate del 1947 il meccanismo della riserva obbligatoria venne riformato e finalizzato alle esigenze del controllo monetario. Il potere di variare il coefficiente di riserva venne assegnato a un organismo di nuova creazione, il Comitato Interministeriale per il Credito e il Risparmio (CICR), presieduto dal ministro del Tesoro. La riforma, indicando chiaramente la volontà dell'autorità monetaria di porre fine all'inflazione, agì sulle aspettative e troncò l'ascesa dei prezzi. Il secondo punto fu il ristabilimento di un limite al finanziamento monetario dello Stato: nel maggio 1948 l'indebitamento del Tesoro in conto corrente verso la Banca centrale fu limitato al 15 per cento delle spese previste nel bilancio dello Stato. Il terzo punto fu l'inserimento nella comunità finanziaria internazionale: nell'ottobre del 1946 l'Italia venne ammessa agli istituti nati con gli accordi di Bretton Woods. Iniziò la liberalizzazione del commercio dei cambi e, dopo la svalutazione del novembre 1947, scomparve il doppio mercato dei cambi. Venne creato l'Ufficio Italiano dei Cambi per la gestione delle transazioni valutarie. L'Italia avrebbe fatto parte in seguito dell'Unione Europea dei Pagamenti, creata nel 1950. Il quarto punto fu il riordino della vigilanza. Dopo la soppressione dell'Ispettorato creato nel 1936, la funzione di vigilanza venne assegnata istituzionalmente alla Banca d'Italia; la responsabilità politica sulla materia venne riservata al CICR, alle cui sedute partecipava - in qualità di capo dell'organo tecnico - il Governatore.

Il principio della tutela del risparmio veniva fissato nella nuova Costituzione del 1948, con l'art. 47. Il consolidamento della lira, al quale contribuì grandemente il Direttore Generale della Banca Donato Menichella, costituì la piattaforma sulla quale si sarebbe fondata la crescita non inflazionistica del periodo successivo.

Dall'immediato dopoguerra fino ai primi anni Cinquanta, l'azione della Banca fu essenziale per attrarre e gestire gli aiuti internazionali (Interim Aid, Piano Marshall, Banca Mondiale) che consentirono di uscire dall'emergenza e di avviare la ricostruzione.