La Banca d'Italia amministra le riserve ufficiali del Paese e, come altre banche centrali nazionali (BCN) dell'Eurosistema, parte di quelle della Banca Centrale Europea (BCE). Le riserve ufficiali contribuiscono a sostenere la credibilità del Sistema europeo di banche centrali (SEBC) e possono essere utilizzate per interventi sul mercato dei cambi; quelle del Paese consentono di adempiere agli impegni dell'Italia nei confronti di organismi finanziari internazionali.
L'Istituto possiede un proprio portafoglio finanziario in euro che, unitamente alle riserve valutarie e dedotte le passività diverse da quelle connesse con la politica monetaria, costituisce l'insieme delle cosiddette attività finanziarie nette. Queste ultime vengono investite nel rispetto di vincoli e limiti definiti dall'Eurosistema al fine di evitare interferenze nella conduzione della politica monetaria. La funzione delle attività finanziarie nette è duplice: contribuire alla copertura dei costi aziendali e preservare la solidità patrimoniale della Banca a fronte dei rischi legati allo svolgimento delle attività istituzionali. L'autonomia patrimoniale è un presupposto cardine per il mantenimento dell'indipendenza da qualsiasi condizionamento politico e amministrativo e per lo svolgimento dei compiti istituzionali.
Riserve in valuta e oro
La Banca d'Italia detiene e gestisce le riserve nazionali in valuta e oro. L'ordinamento assegna la proprietà delle riserve alla Banca d'Italia; in base all'art. 127 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (ex art. 105 del TCE), esse costituiscono parte integrante delle riserve dell'Eurosistema, congiuntamente alle riserve delle altre BCN e a quelle di proprietà della BCE. Una quota delle riserve in valuta della BCE, conferite all'avvio della terza fase dell'Unione economica e monetaria da ogni BCN in ragione della "chiave capitale", è gestita dalla Banca d'Italia sulla base di linee guida fissate dal Consiglio Direttivo della BCE.
Informazioni dettagliate sull'attività di gestione delle riserve sono contenute nella Relazione sulla gestione e sulle attività della Banca d'Italia.
Riserve nazionali
L'importanza delle riserve nazionali è riconducibile in primo luogo alla possibilità che la BCE richieda, al verificarsi di determinate condizioni, il conferimento di ulteriori riserve. Inoltre, le riserve nazionali consentono alla Banca d'Italia sia di espletare il servizio del debito in valuta del Tesoro (evitando così eventuali effetti distorsivi sul mercato) sia di adempiere agli impegni nei confronti di organismi finanziari internazionali, come il Fondo Monetario Internazionale. Da ultimo, quale parte integrante delle riserve dell'Eurosistema, le riserve nazionali contribuiscono a sostenere e ad alimentare la credibilità del SEBC.
Il risultato della gestione delle riserve nazionali contribuisce alla formazione del bilancio e alla preservazione della solidità patrimoniale della Banca a fronte dei rischi cui questa è esposta nello svolgimento delle sue attività istituzionali.
Pertanto, la gestione si pone come obiettivi principali il mantenimento del valore e la liquidità delle riserve stesse. Inoltre, in virtù della crescente importanza delle riserve valutarie come parte integrante del patrimonio, la gestione persegue la massimizzazione del rendimento nel rispetto di limiti di rischio ritenuti accettabili.
L'attività di gestione delle riserve nazionali è sottoposta - alla stregua dell'attività di investimento del portafoglio in euro - al divieto di finanziamento monetario previsto dall'art. 123 del Trattato. Sono vietati, pertanto, gli investimenti sul mercato primario in titoli emessi da stati membri e da istituzioni dell'area dell'euro; gli stessi investimenti effettuati sul mercato secondario sono sottoposti a soglie di monitoraggio.
Riserve BCE
Per queste riserve si applica un approccio parzialmente decentrato.
Per le riserve in valuta alcune funzioni - quali la gestione del rischio e le rilevazioni contabili - sono condotte direttamente dalla BCE mentre l'investimento del portafoglio e l'attività di riscontro e regolamento delle operazioni effettuate sono affidate alle singole BCN. Naturalmente, le attività previste a livello decentrato e attribuite alle singole BCN sono svolte nell'ambito di linee guida. Tali linee guida traducono gli obiettivi generali della gestione in principi e regole, che comprendono requisiti di idoneità degli emittenti e delle controparti, così come uno schema per la gestione dei rischi di mercato.
Le riserve in oro sono gestite direttamente dalla BCE.
Obiettivo principale della gestione delle riserve della BCE è quello di garantire la disponibilità delle risorse liquide necessarie per effettuare eventuali interventi sul mercato dei cambi. Peraltro, in caso di interventi massicci, la BCE potrebbe richiedere ulteriori conferimenti di riserve da parte delle BCN, oppure finanziare gli interventi senza ricorrere alle riserve (ad esempio tramite swap di euro contro le valute d'intervento). Premessa la necessità di rispettare gli stringenti criteri di liquidità e sicurezza che discendono dalle finalità del portafoglio di riserve, la gestione delle riserve della BCE persegue anche l'obiettivo della massimizzazione del rendimento.
Un importante principio generale da applicare alla gestione delle riserve della BCE, nonché di quelle nazionali, è quello della "market neutrality", in base al quale l'attività di investimento deve svolgersi su mercati sufficientemente spessi e liquidi, in modo da non interferire sul processo di formazione dei prezzi degli strumenti negoziati.
Informazioni dettagliate sull'attività di gestione delle riserve BCE sono disponibili sul sito della BCE.
Focus sulle riserve auree
Le riserve auree hanno la funzione di rafforzare la fiducia nella stabilità del sistema finanziario italiano e della moneta unica. Questa funzione diviene più importante quando le condizioni geopolitiche o la congiuntura economica internazionale possono generare rischi aggiuntivi per i mercati finanziari (ad esempio, crisi valutarie o finanziarie).
La Banca d'Italia è il quarto detentore di riserve auree al mondo, dopo la Federal Reserve statunitense, la Bundesbank tedesca e il Fondo monetario internazionale. Il quantitativo totale di oro di proprietà dell'Istituto, a seguito del conferimento alla BCE di 141 tonnellate, è pari a 2.452 tonnellate (metriche), costituito prevalentemente da lingotti (95.493) e per una parte minore da monete. Secondo le regole contabili adottate a livello Eurosistema, l'oro è valutato ai prezzi di mercato di fine esercizio; ad esempio, al 31 dicembre 2018 il controvalore del quantitativo di oro di proprietà dell'Istituto era pari a circa 88 miliardi di euro.
Le riserve auree sono parte integrante delle riserve valutarie ufficiali del Paese e rappresentano un presidio di sicurezza per lo svolgimento delle funzioni pubbliche attribuite alla Banca d'Italia.
L'oro non è soggetto al rischio di solvibilità in quanto non è "emesso" da alcuna autorità (ad esempio, governo o banca centrale). Inoltre, l'oro presenta una serie di caratteristiche che lo contraddistinguono da gran parte dei metalli presenti in natura. Allo stato puro è quasi del tutto incorruttibile, non arrugginisce e non si ossida, è facilmente trasportabile e conservabile ed è agevolmente lavorabile grazie alla sua elevata duttilità. Queste peculiari caratteristiche, sommate alla scarsità in natura, hanno reso storicamente l'oro uno strumento efficace per misurare il valore dei beni e come mezzo di pagamento.
Alla luce delle sue caratteristiche e delle sue funzioni specifiche, l'oro può essere utilizzato dalle banche centrali per diversi motivi: l'acquisto o la vendita dell'oro possono essere effettuati sia per scopi finanziari, sia per variare il livello delle riserve; l'oro può essere poi dato in deposito per ricavare un reddito e infine può essere utilizzato come garanzia per ottenere dei prestiti sul mercato.
Il quantitativo d'oro di proprietà dell'Istituto è frutto di una serie di eventi avvenuti negli oltre 120 anni di storia della Banca. Nel 1893, la fusione dei tre istituti di emissione (la Banca Nazionale del Regno d'Italia, la Banca Nazionale Toscana, la Banca Toscana di Credito) diede vita alla Banca d'Italia con una propria dotazione aurea iniziale. La riserva aurea aumentò negli anni fino all'avvio della seconda guerra mondiale, per poi raggiungere il suo minimo alla fine del conflitto, anche a seguito dell'asportazione di una parte di esso ad opera delle truppe di occupazione. Nel dopoguerra, l'Italia divenne un paese esportatore e per tale motivo beneficiò di cospicui afflussi di valuta estera, soprattutto in dollari, che vennero utilizzati anche per convertirli in oro. Un caso di utilizzo dell'oro è avvenuto nel 1976 quando fu dato a garanzia di un prestito ricevuto dalla Bundesbank. Alla fine degli anni 90, a seguito dell'acquisto dell’oro residuo di disponibilità dell'Ufficio Italiano Cambi e al conferimento di una parte delle riserve alla BCE in occasione dell'avvio dell'Unione economica e monetaria, la riserva aurea si attestò alle attuali 2.452 tonnellate.
L'oro dell'Istituto è custodito prevalentemente nei caveau della Banca d'Italia e in parte presso alcune banche centrali. Tale scelta deriva, oltre che da ragioni storiche, legate ai luoghi in cui l'oro fu acquistato, anche da una strategia di diversificazione finalizzata alla minimizzazione dei rischi e dei costi. Infatti, un quantitativo delle riserve viene custodito in prossimità delle principali piazze dove viene negoziato l'oro al fine di avere la possibilità, in caso di necessità, di poter vendere rapidamente e di minimizzare i costi legati al trasporto del metallo. Al momento, l'attuale allocazione geografica delle riserve risulta adeguata e, pertanto, non sono previste ricollocazioni di oro.
Localizzazione geografica
Depositario | Tonnellate | % |
Regno Unito | 141,2 | 5,76 |
Svizzera | 149,3 | 6,09 |
Stati Uniti | 1.061,5 | 43,29 |
Italia | 1.100,0 | 44,86 |
Totale | 2.452,0 | 100,00 |
Il principale mercato dell'oro fisico è rappresentato dalla piazza di Londra, dove avvengono gli scambi di oro da parte dei membri della London Bullion Market Association (LBMA) e dove viene definito due volte al giorno il prezzo ufficiale dell'oro, cui fanno riferimento gran parte dei contratti legati all'oro a livello internazionale. La LBMA ha definito anche uno standard di caratteristiche che i singoli lingotti devono avere per essere considerati "London Good Delivery" (LGD). Il rispetto di questi requisiti permette ai compratori professionali di accettare lingotti d'oro senza una verifica della effettiva quantità di metallo prezioso contenuta nel lingotto.
Una parte piuttosto rilevante dell'oro dell'Istituto possiede già le caratteristiche richieste per rispettare lo standard LGD della LBMA. Va anche precisato che l'oro non conforme può comunque essere negoziato, previa applicazione di un margine di sconto - che di norma equivale ai costi da sostenere per rendere i lingotti compatibili con lo standard - rispetto al prezzo ufficiale di mercato.
Annualmente la Società di revisione, che certifica il bilancio della Banca, effettua una verifica su tutto l'oro detenuto a riserva nei locali di sicurezza di Via Nazionale, in collaborazione con il Servizio Revisione interna della Banca d'Italia. Le verifiche sull'oro detenuto all'estero sono effettuate sulla base delle attestazioni rilasciate annualmente dalle banche centrali depositarie. Qualora la Banca d'Italia decidesse di sottoporre a verifica diretta l'oro detenuto presso le altre banche centrali, peraltro già dichiaratesi disponibili in tal senso, si dovrebbe agire sulla base di procedure concordate con le medesime, tendenti ad assicurare la massima riservatezza e sicurezza dell'ispezione.
Portafoglio d'investimento e partecipazioni
La Banca d'Italia, oltre alle riserve nazionali e alle attività derivanti da operazioni di politica monetaria, gestisce il portafoglio finanziario che comprende gli investimenti a fronte di fondi e riserve patrimoniali propri, inclusi quelli relativi al trattamento di quiescenza del personale.
Oltre il 90 per cento di tale portafoglio è investito in titoli obbligazionari, principalmente titoli di Stato italiani e di altri Stati dell'area dell'euro, e per il resto in azioni e quote di organismi di investimento collettivo del risparmio di natura azionaria.
La componente azionaria è costituita in massima parte da titoli quotati nell'area dell'euro. Sono esclusi investimenti in azioni bancarie e assicurative.
La Banca gestisce inoltre il Fondo pensione complementare a contribuzione definita, per il personale assunto dal 28 aprile 1993, che costituisce un patrimonio separato, con autonoma evidenza nel bilancio della Banca.
Obiettivi e modalità di gestione
Obiettivo della gestione del portafoglio finanziario è di contribuire alla copertura dei costi dell'Istituto e di preservarne la solidità patrimoniale. L'attività di investimento è orientata verso obiettivi di lungo periodo, in un'ottica di salvaguardia della futura consistenza patrimoniale dell'Istituto anche in ipotesi di scenario avverse che includono la stima dei rischi sulle attività detenute e di quelli connessi allo svolgimento delle funzioni istituzionali.
Il controllo dei rischi di mercato, di credito e di liquidità si avvale di un sistema informatico di supporto alle operazioni che trasmette in tempo reale le informazioni sul flusso di investimento alle diverse unità coinvolte.
La gestione del portafoglio azionario quotato, geograficamente diversificato tra area dell'euro, USA e Giappone, è improntata a uno stile di tipo passivo che utilizza, per l'Eurozona, un modello statistico di replica in-house di un indice di riferimento; per i mercati USA e Giappone, prodotti di investimento collettivo e per l'Italia tende a replicare i principali indici di mercato al netto delle azioni dei comparti bancario, assicurativo, dei servizi finanziari e dei media.
Dall'inizio del 2019 i portafogli azionari dell’area dell’euro e Italia sono gestiti tenendo conto, ai fini della selezione dei titoli oggetto di investimento, dei fattori ESG (Environmental, Social and Governance).
Per innalzare il livello di trasparenza e rendere conto più in dettaglio dei criteri di gestione del portafoglio azionario gestito direttamente dalla Banca, sono fornite ulteriori informazioni.
Società partecipate
La Banca d'Italia non detiene partecipazioni di controllo in società quotate.
Carattere strumentale all'attività della Banca ha la partecipazione totalitaria nella SIDIEF, società non quotata che gestisce il patrimonio immobiliare ad uso non funzionale.
Partecipazioni in società non quotate sono altresì detenute in Europafi, nell'Istituto della Enciclopedia Italiana (Treccani), nella SWIFT e in Valoridicarta.
L'Istituto detiene anche partecipazioni di carattere istituzionale nella BCE e nella Banca dei Regolamenti Internazionali.
Ai sensi dell'art. 22 del decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33, si riporta nel link in basso l'elenco delle partecipazioni in società non quotate detenute dalla Banca. Altre informazioni su queste partecipate sono disponibili nei rispettivi siti istituzionali: Istituto della Enciclopedia Italiana, SIDIEF, SWIFT e Valoridicarta.
Controllo e gestione dei rischi
La Banca d'Italia gestisce in modo integrato i rischi finanziari (di mercato, di credito, di liquidità) e pone in essere forme di valutazione e controllo che distinguono, sul piano dei portafogli e su quello della governance dei processi, gli investimenti dei mezzi patrimoniali propri da quelli aventi natura istituzionale.
Il controllo dei rischi sulle riserve in valuta, sui portafogli in euro e sul Fondo pensione complementare dei propri dipendenti si avvale di una rigorosa selezione delle controparti e degli strumenti di investimento; l'esposizione al rischio di credito è mitigata dalla fissazione di limiti individuali e di comparto sulla base del merito creditizio, delle controparti e degli emittenti, nonché della liquidità delle emissioni. Sui predetti portafogli si effettua anche il controllo dei rischi operativi.
A presidio del rischio legale, i rapporti con le controparti per le operazioni di investimento sono disciplinati da contratti redatti sulla base degli schemi predisposti da associazioni di mercato e in uso nella prassi internazionale, opportunamente adattati per tener conto della natura e delle funzioni istituzionali della Banca. Per maggiori informazioni, consultare le Domande frequenti sui contratti e le controparti di investimento della Banca d'Italia.
Una funzione di valutazione e controllo dei rischi viene svolta anche sui portafogli istituzionali, che comprendono, oltre alle garanzie offerte dalle banche in operazioni straordinarie di finanziamento, le attività stanziate nel quadro della normativa Eurosistema a garanzia delle operazioni di politica monetaria. Relativamente agli impieghi bancari offerti in garanzia, che rappresentano la componente non negoziabile di tali attività, il sistema sviluppato internamente dalla Banca d'Italia (In-house Credit Assessment System - ICAS) fornisce una stima del rischio di credito ad essi connesso, secondo una metodologia armonizzata tra le banche centrali, che prevede un modello statistico di stima della probabilità di insolvenza e una valutazione qualitativa individuale delle imprese cui è erogato il credito.
Allo scopo di migliorare i meccanismi di coordinamento a supporto dei processi decisionali, opera il Comitato Strategie e rischi finanziari, che ha funzioni consultive per la formulazione e la valutazione degli indirizzi strategici nel campo della gestione finanziaria. Il Comitato è presieduto dal Governatore o in sua vece da un membro del Direttorio.
In materia di gestione finanziaria opera anche il Comitato per gli investimenti, presieduto dal Capo del Dipartimento Mercati e sistemi di pagamento, che valuta e approva le scelte tattiche di scostamento dai benchmark strategici per il portafoglio finanziario della Banca.