Il lavoro valuta gli effetti macroeconomici di un aumento della tassazione delle fonti energetiche fossili (carbon tax) nell'area dell'euro simulando un modello neo-keynesiano in cui il gettito della tassa è utilizzato per aumentare i sussidi alle fonti rinnovabili e ridurre le imposte sul lavoro. Si ipotizza che l'aumento della carbon tax sia graduale e annunciato dalle autorità, e quindi anticipato da famiglie e imprese; queste caratteristiche lo differenziano da un aumento repentino e inatteso dei prezzi internazionali delle fonti fossili.
Un aumento della carbon tax genera effetti recessivi, che possono essere compensati pressoché per intero impiegando i proventi della tassa per aumentare i sussidi alle fonti rinnovabili e ridurre il carico fiscale sul lavoro. Se il tasso di politica monetaria è al limite inferiore, gli effetti recessivi netti possono essere compensati riducendo i tassi di interesse a lungo termine attraverso acquisti di titoli sovrani da parte della banca centrale per finalità di politica monetaria.