Il sistema bancario può sostenere l’internazionalizzazione delle imprese sia direttamente – con l’erogazione di finanziamenti e la concessione di garanzie – sia indirettamente, fornendo consulenza e informazioni sui mercati di sbocco, in grado di abbattere i costi fissi e le barriere informative che ostacolano l’accesso a nuovi mercati.
Alla luce di tali considerazioni, il presente lavoro esamina se l’essere clienti di una banca internazionalizzata innalzi la probabilità di iniziare a esportare, in particolare nei paesi ove la banca ha proprie filiali.
Si considera un campione di circa 800 piccole e medie imprese italiane, costruito a partire dai dati del progetto EFIGE (European firms in a global economy) della Commissione europea, cui sono state aggiunte informazioni tratte dagli archivi della Banca d’Italia relative ai rapporti tra imprese e banche e alla presenza bancaria all’estero. Si considera se queste imprese, che prima non esportavano, abbiano poi iniziato a esportare nel 2008.
I risultati mostrano come la probabilità di iniziare a esportare in un paese caratterizzato da elevate barriere informative – definite come i vincoli legati alle eventuali differenze normative, tecniche, culturali, linguistiche, ecc. – sia positivamente influenzata dalla presenza, in quello stesso paese, di una filiale di una banca finanziatrice dell’impresa.
Il fatto che il nesso causale vada dalla messa a disposizione di informazioni da parte della banca alla propensione ad esportare dell’impresa è corroborato da una serie di esercizi di robustezza. In particolare, si è verificato che non siano state le banche a seguire all’estero i loro clienti e che la scelta della banca partner fosse temporalmente precedente a quella del paese ove esportare.
Pubblicato nel 2017 in: Review of International Economics, v. 25, 3, pp. 476-499.