Il lavoro analizza la dinamica salariale in Italia negli ultimi 25 anni con una particolare attenzione alla recente recessione. Utilizzando un panel di dati impresa-lavoratore documentiamo la presenza di un trade-off tra l’aggiustamento dei salari e quello dell’occupazione: le imprese che evidenziano maggiori rigidità salariali sono quelle in cui si osservano maggiori aggiustamenti occupazionali. Durante gli anni della recessione, le rigidità salariali si sono attenuate e l’aggiustamento è avvenuto principalmente attraverso la componente del salario non negoziata a livello nazionale. In un contesto istituzionale piuttosto rigido, un utile margine di flessibilità è legato all’utilizzo di dipendenti a termine, il cui rapporto di lavoro può essere risolto più facilmente e i cui salari sono quindi rinegoziabili più facilmente. Più in generale si evidenzia che le imprese di grandi dimensioni, con un’elevata quota di operai, o appartenenti a un settore in cui i bonus aziendali rappresentano una gran parte dei guadagni annui, sono caratterizzate da una maggiore flessibilità salariale.
Pubblicato nel 2016 in: IZA Journal of Labor Policy, v. 5, 1