I bilanci delle famiglie italiane nell'anno 2014Supplementi al Bollettino Statistico - Indagini campionarie

Tra gennaio e luglio 2015 si sono svolte le interviste dell’Indagine campionaria sui bilanci delle famiglie italiane (IBF) per l’anno 2014. È stato utilizzato lo stesso schema di campionamento delle indagini precedenti, con una numerosità campionaria di 8.156 famiglie intervistate. Le famiglie sono state estratte dalle liste anagrafiche di 371 comuni; sono composte di 19.366 individui, di cui 13.533 percettori di reddito. Rispetto alla scorsa rilevazione il questionario base è rimasto sostanzialmente invariato, mentre le sezioni monografiche hanno riguardato la scelta dei lavoratori tra l’impiego nella pubblica amministrazione o nel settore privato, le scelte d’imprenditorialità e le eredità e donazioni. Sono state inoltre introdotte domande relative all’impatto retrospettivo o prospettico di recenti misure di politica economica e della riforma della tassazione locale.

I principali risultati

Nel 2014 il reddito familiare netto medio è stato pari a circa 30.500 euro annui. Tra il 2012 e il 2014 se ne è arrestata la diminuzione, che proseguiva dal 2008 ed era collegata principalmente alla riduzione dei redditi da lavoro, dipendente e autonomo. Il reddito equivalente, una misura del livello di benessere individuale ottenuta tenendo conto della struttura familiare, è ancora diminuito, sebbene molto meno intensamente che negli anni precedenti. Vi ha contribuito la crescita, per la prima volta dai primi anni ottanta, della dimensione media dei nuclei familiari.

Nel 2014 il 22,3 per cento degli individui aveva un reddito equivalente inferiore al 60 per cento di quello mediano (16.000 euro), la soglia convenzionalmente usata per definire la condizione di basso reddito; era il 19,6 per cento nel 2006 e il 20,6 per cento nel 2012. Dal 2006 l’incidenza degli individui a basso reddito è cresciuta nelle fasce di età centrali fino a 54 anni, ma è diminuita tra i più anziani, per effetto della stabilità delle loro entrate rispetto al calo generalizzato dei redditi. L’indice di Gini del reddito equivalente, una misura della disuguaglianza, è rimasto sui livelli del 2012.

Tra maggio e dicembre del 2014 i lavoratori dipendenti con un reddito annuo complessivo compreso tra circa 8.100 e 26.000 euro hanno beneficiato del bonus fiscale previsto dal decreto legge n. 66 del 24 aprile 2014. Ha dichiarato di averlo ricevuto poco più di un quinto delle famiglie italiane, percependo in media 86 euro mensili. Per via del disegno dell’intervento, collegato alla percezione individuale di un reddito da lavoro dipendente, le famiglie con più di una fonte di reddito hanno ricevuto il bonus in misura maggiore delle altre. Le famiglie che lo hanno percepito hanno dichiarato di averne speso in media il 90 per cento.

Alla fine del 2014 la ricchezza netta delle famiglie italiane era in media di 218.000 euro. Il patrimonio del 30 per cento delle famiglie italiane più povere (7.000 euro in media) rappresentava meno dell’1 per cento della ricchezza complessiva; per contro, il 5 per cento delle famiglie più abbienti, con un patrimonio medio di 1.300.000 euro, deteneva oltre il 30 per cento della ricchezza complessiva. Per larga parte delle famiglie il patrimonio è costituito in misura preponderante dall’abitazione di residenza.

Tra il 2012 e il 2014 la ricchezza netta familiare media è scesa in termini reali dell’11 per cento, per effetto di una significativa diminuzione tra le famiglie più abbienti (-15 per cento nel quinto più alto) dipesa in larga parte dal calo del prezzo degli immobili. Per le famiglie al di sotto della mediana della ricchezza, il patrimonio netto medio è aumentato del 4 per cento, quasi interamente per il calo delle passività finanziarie che riflette sia la minore esposizione media degli indebitati sia il minor numero di questi ultimi. L’indice di Gini della ricchezza netta è diminuito di tre punti, al 61 per cento.

Le condizioni di vulnerabilità finanziaria, identificate dalla presenza congiunta di una rata per il rimborso dei prestiti superiore al 30 per cento del reddito e da un reddito monetario inferiore a quello mediano, riguardano l’11,4 per cento delle famiglie indebitate e il 2 per cento del totale; erano rispettivamente il 13,5 e il 2,6 per cento nel 2012.

Uno sguardo di lungo periodo

Tra il 1977, primo anno per cui sono disponibili i dati elementari dell’indagine, e il 2014, il reddito medio equivalente (al netto dei proventi delle attività finanziarie, che sono rilevati solo dal 1987) è aumentato di circa il 35 per cento in termini reali. La caduta registrata tra il 2010 e il 2012 lo ha riportato sui livelli prevalenti alla fine degli anni ottanta.

Tra il 1995, quando se ne sono consolidate le modalità di rilevazione, e il 2014, la ricchezza netta media familiare è cresciuta di circa 8 punti percentuali in termini reali; quella mediana di circa il doppio. La quota della ricchezza netta complessiva detenuta dal 5 per cento delle famiglie più abbienti è rimasta attorno al 30 per cento, un valore analogo a quello della quota detenuta dai tre quarti delle famiglie meno abbienti.

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