I bilanci delle famiglie italiane nell'anno 2010Supplementi al Bollettino Statistico - Indagini campionarie

Le interviste dell'indagine campionaria sui bilanci delle famiglie italiane relativa all’anno 2010 si sono svolte nel periodo compreso tra il gennaio e l’agosto del 2011.

Per questa indagine è stato utilizzato lo stesso schema di campionamento delle indagini precedenti con una numerosità campionaria sostanzialmente stabile (7.951 famiglie intervistate, contro 7.977 del 2008). Le famiglie sono state estratte dalle liste anagrafiche di 387 comuni e sono composte di 19.836 individui, di cui 13.074 percettori di reddito. Rispetto alla scorsa rilevazione anche il questionario è rimasto sostanzialmente invariato.

I principali risultati

Nel 2010 il reddito familiare medio annuo, al netto delle imposte sul reddito e dei contributi sociali, è risultato pari a 32.714 euro, 2.726 euro al mese. Il reddito equivalente, una misura che tiene conto della dimensione e della composizione del nucleo familiare, si è attestato sui 18.914 mila euro per individuo, un valore inferiore, in termini reali, dello 0,6 per cento a quello osservato con l’indagine sul 2008. La disuguaglianza del reddito equivalente, misurata in base all’indice di Gini, è pari a 0,33, invariata rispetto alla scorsa indagine.

Il reddito da lavoro dipendente ricevuto in media da ciascun percettore è risultato pari a 16.559 euro, pressoché lo stesso livello in termini reali rispetto al 2008 (-0,3 per cento). Quello da lavoro indipendente è risultato di 20.202 euro, con una diminuzione del 2,3 per cento. Il reddito da trasferimenti è stato di 10.672 euro, in calo del 3,4 per cento.

Nel 2010 gli individui nati all’estero e residenti in Italia rappresentavano il 7,7 per cento della popolazione, 0,7 punti percentuali in più rispetto al 2008. Quelli privi di cittadinanza italiana (circa due terzi del totale) si concentrano al Centro-Nord, con un’elevata quota di giovani e di partecipanti al mercato del lavoro (il 50,8 per cento è in condizione professionale, contro il 36,8 degli italiani).

La quota di individui poveri, convenzionalmente identificati da un reddito equivalente inferiore alla metà della mediana, è risultata pari al 14,4 per cento, in aumento di un punto percentuale rispetto al 2008. Tale quota supera il 40 per cento tra i cittadini stranieri.

Nel 2010 il 29,8 per cento delle famiglie reputava le proprie entrate insufficienti a coprire le spese, il 10,5 per cento le reputava più che sufficienti, mentre il restante 59,7 per cento segnalava una situazione intermedia. Rispetto alle precedenti rilevazioni emerge una tendenza all’aumento dei giudizi di difficoltà.

La ricchezza familiare netta, data dalla somma delle attività reali (immobili, aziende e oggetti di valore) e delle attività finanziarie (depositi, titoli di Stato, azioni, ecc.) al netto delle passività finanziarie (mutui e altri debiti), presenta un valore mediano di 163.875 euro. Il 10 per cento delle famiglie più ricche possiede il 45,9 per cento della ricchezza netta familiare totale (44,3 per cento nel 2008). La concentrazione della ricchezza, misurata in base all’indice di Gini, è risultata pari a 0,62, in lieve aumento rispetto alla precedente rilevazione del 2008 (0,61).

La percentuale di famiglie indebitate è pari al 27,7 per cento. L’indebitamento, come in passato, risulta più diffuso tra le famiglie a reddito medio-alto, con capofamiglia di età inferiore ai 55 anni, lavoratore indipendente o con elevato titolo di studio. Le passività sono costituite in larga parte da mutui per l’acquisto e per la ristrutturazione di immobili.

Il debito residuo per le famiglie che usufruiscono di almeno un finanziamento corrisponde in media a poco più di un’annualità di reddito; il valore sale a quasi due annualità considerando le sole famiglie con mutui per l’acquisto di immobili. L’incidenza mediana della rata annuale complessiva per il rimborso dei prestiti sul reddito familiare è del 12,4 per cento.

La vulnerabilità finanziaria, convenzionalmente identificata da una rata per il rimborso dei prestiti superiore al 30 per cento del reddito, riguarda l’11,1 per cento dei nuclei indebitati e si concentra presso le famiglie con entrate modeste. Il fenomeno appare stabile rispetto al passato.

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