Nel periodo aprile-giugno 1988 sono state condotte le interviste relative alla ventiduesima indagine campionaria sui bilanci delle famiglie italiane nell'anno 1987.
La presente indagine, assieme a quella precedente sull'anno 1986, appartiene alla nuova serie per la quale sono state introdotte modifiche volte a riorganizzare il disegno campionario, il questionario e la tecnica di rilevazione. Le modifiche apportate negli ultimi due anni, al fine di superare i limiti di rappresentatività della rilevazione dei comportamenti familiari, hanno consentito di disporre di informazioni maggiormente affidabili rispetto al passato, soprattutto per quanto riguarda il possesso di attività finanziarie.
Come per la precedente indagine, si è tenuto conto degli errori campionari, evitando di riportare informazioni caratterizzate da elevate variabilità; in particolare non vengono presentate stime disaggregate a livello regionale.
I principali risultati
Il reddito familiare annuo, al netto delle imposte sul reddito e dei contributi previdenziali e assistenziali è stato in media di 29.141.000 lire nel corso del 1987.
La variabilità delle stime, nonché alcune rilevanti modifiche introdotte nel questionario e nel disegno campionario, non consentono di effettuare confronti con i risultati delle precedenti indagini.
Il reddito familiare, crescente secondo il livello di istruzione e maggiore nella classe centrale di età (41-50 anni) del capofamiglia, risulta mediamente di 17.232.000 lire per le famiglie con capofamiglia di sesso femminile, valore pari al 54,4 per cento del corrispondente aggregato relativo ai capifamiglia di sesso maschile. Tale valore deve tuttavia essere analizzato tenendo conto delle notevoli differenze di struttura che caratterizzano le due tipologie familiari.
Il reddito familiare medio dei lavoratori dipendenti (31.420.000 lire) è pari al 63,4 per cento del reddito dei lavoratori autonomi.
L'analisi del rapporto tra reddito familiare e numero di percettori di reddito evidenzia una relazione non lineare. All'aumento del numero di percettori corrisponde, infatti, un incremento decrescente del reddito familiare medio. In particolare, rispetto alle famiglie monoreddito, il secondo percettore determina un incremento del reddito familiare pari al 58 per cento; il terzo apporta un ulteriore aumento del 39 per cento e i successivi percettori del 28 per cento. Infine, si osserva che il reddito familiare medio nel Sud e Isole è pari al 70,4 per cento di quello medio del Nord, mentre quello per componente è solo il 61,9 per cento.
Dall'analisi per classi di reddito si nota che il 48,8 per cento delle famiglie con capofamiglia laureato percepisce un reddito pari almeno a 45 milioni, contro il 23,8 per cento dei possessori di diploma superiore.
Le entrate familiari risultano composte per il 65,2 per cento da redditi da lavoro dipendente e autonomo e per il 18 per cento da trasferimenti. La rilevanza di questi ultimi aumenta al 42,6 per cento per i capifamiglia di sesso femminile, al 52,6 per cento per i senza titolo di studio, 58 per cento oltre i 65 anni, almeno al 50 per cento per i redditi inferiori a circa 15 milioni e al 20,3 per cento nel Sud e Isole.
La propensione al consumo, calcolata sulla base delle informazioni analitiche su consumi e reddito fornite dalle famiglie, è risultata pari al 74,4 per cento.
Questa propensione è piu elevata per i capifamiglia piu giovani e per le famiglie a un solo componente (almeno 80 per cento), mentre non appaiono significative differenze secondo la localizzazione geografica o il settore di attività.
Una ulteriore informazione sul comportamento familiare riguarda la propensione al consumo percepita dalle famiglie, sollecitata con una domanda sintetica e a valenza riassuntiva al termine dell'intervista, che è risultata pari all'80,7 per cento.
La ripartizione delle famiglie secondo l'acquisto di beni durevoli nel corso dell'anno evidenzia un interessante particolare: per le famiglie che hanno acquistato beni durevoli nel corso dell'anno, la propensione al consumo percepita risulta spesso inferiore o uguale a quella calcolata per via analitica. Pertanto, è presumibile che le famiglie intervistate abbiano interpretato la domanda sintetica come una richiesta di un valore normale di medio periodo, che comprende solo una frazione della spesa per beni durevoli.
Il reddito individuale è risultato in media pari a 17.383.000 lire. Il reddito femminile è stato il 52 per cento di quello maschile, ossia le lavoratrici (40 per cento del campione) hanno percepito il 24,5 del reddito complessivo, soprattutto per la diversa struttura per condizione professionale che caratterizza i due sessi. Il reddito medio degli ultrasessantacinquenni risulta pari al 58,8 per cento di quello percepito nella classe 51-65 anni, anche se, per l'esigua minoranza che continua a lavorare oltre tale età, il reddito da lavoro è superiore del 3 per cento rispetto al corrispondente reddito della classe 51-65 anni.
Il reddito nel settore dei servizi (escluso la P.A.) è del 9,4 per cento piu elevato che nell'industria. Il reddito complessivo di un dirigente è dell'86 per cento piu elevato rispetto a quello dell'impiegato, che a sua volta ha un reddito superiore del 25 per cento rispetto a un operaio; per il solo reddito da lavoro, questi rapporti risultano, rispettivamente, del 66 e 33 per cento.
L'individuo del Sud percepisce un reddito complessivo mediamente pari all'82,3 per cento di quello del Nord (85,7 per cento per il reddito da lavoro). Il 30,3 per cento degli individui in agricoltura e il 36,5 per cento dei possessori di licenza elementare non oltrepassa la soglia di 10 milioni, contro il 14,2 per cento nell'industria e il 5,6 per cento dei laureati.
Nella classe che comprende il reddito medio individuale (15-20 milioni) si trovano il 25,8 per cento degli operai e il 32,6 degli impiegati; nella stessa classe di reddito si osserva solo il 12,2 per cento dei dirigenti, il 6,2 degli imprenditori (con reddito mediano superiore) e 1'11 per cento degli individui in condizione non professionale (con reddito mediano inferiore).
La ricchezza reale netta delle famiglie è stata pari a 96.463.000 lire, circa 3,3 volte il reddito medio. Questo rapporto risulta in linea con precedenti stime effettuate dalla Banca d'Italia con diversa metodologia.
Il rapporto ricchezza-reddito risulta relativamente piu elevato per i capifamiglia nella classe di età fra 51 e 65 anni (3,8), per i lavoratori nel settore agricolo (4,6), per i lavoratori autonomi (5,3) e al Centro e Sud (3,6 e 3,7 rispettivamente).
Il 3,5 per cento delle famiglie possiede una ricchezza reale superiore a 400 milioni (pari al 29,2 per cento della ricchezza complessiva) e l'11,2 per cento superiore a 200 milioni, di poco superiore (50,8 per cento) alla metà dell'intera ricchezza reale posseduta dalle famiglie. Almeno il 60,7 per cento delle famiglie con capofamiglia laureato possiede una ricchezza superiore alla media, contro il 13 per cento delle famiglie con licenza elementare.
Inoltre, circa il 35 per cento delle famiglie con capofamiglia di età compresa fra 41 e 65 anni possiede una ricchezza reale almeno pari a l 00 milioni, mentre all'esterno di questa classe di età la percentuale di famiglie è nettamente inferiore: 25,1 per cento fra i 31 e i 40 anni e 20,5 per cento oltre i 65 anni, secondo il tipico andamento di accumulazione della ricchezza da parte delle famiglie, ipotizzato nella teoria del ciclo vitale.
Riguardo alla struttura della ricchezza reale familiare, l'82,5 per cento è costituita in media dalla componente patrimonio in immobili; rispetto al totale della ricchezza questa percentuale aumenta a 91,5 per cento per i lavoratori dipendenti, contro il 68 per cento per i lavoratori autonomi, per i quali, infatti, assume rilevanza il possesso di aziende e imprese (29,8 per cento).
Le famiglie che non posseggono immobili sono risultate il 34,8 per cento, mentre il 61,8 per cento delle famiglie possiede l'abitazione destinata a residenza abituale (55,4 per cento dei lavoratori dipendenti, 71,4 dei lavoratori autonomi e 65,2 delle famiglie con capofamiglia in condizione non professionale). Il 30,2 per cento delle famiglie con capofamiglia laureato possiede un'altra abitazione, unitamente al 29,3 per cento degli imprenditori e liberi professionisti e al 43,4 per cento delle famiglie con reddito superiore a 60 milioni.
Riguardo all'abitazione di residenza, si nota che la proprietà è direttamente correlata con l'aumentare dell'età e del livello di istruzione del capofamiglia e con la superficie dell'abitazione, mentre risulta inversamente correlata rispetto all'ampiezza del comune di residenza.
In particolare, la proprietà dell'abitazione è relativamente piu frequente nel caso di capofamiglia di sesso maschile piuttosto che femminile (62,0 per cento contro 53,8 per cento), nelle classi superiori di età e di reddito (oltre il 65 per cento per coloro che hanno piu di 40 anni o che guadagnano piu di 30 milioni annui) e nei comuni di minore dimensione (67,2 per cento nei comuni con meno di 20.000 abitanti) piuttosto che nei grandi centri urbani (53,8 per cento nei comuni con piu di 40.000 abitanti).
Inoltre, una quota relativamente superiore di abitazioni di pregio (categoria signorile e civile), risulta di proprietà delle famiglie che vi risiedono (70,1 e 66,1 per cento), contro il 59,9 per cento delle abitazioni popolari e ultrapopolari.
Il valore medio delle abitazioni di proprietà (97.966.000 lire) risulta superiore del 26 per cento al valore delle abitazioni in affitto (77.544.000 lire). Il rendimento imputato delle abitazioni in proprietà risulta superiore di mezzo punto percentuale rispetto al rendimento percepito dal proprietario delle abitazioni in affitto (3,9 contro 3,4 per cento). In entrambi i casi, il rendimento appare inversamente correlato con la superficie dell'abitazione.
L'incidenza dell'affitto sul reddito del locatario, pari in media al 10,2 per cento, risulta piu elevato per i capifamiglia di sesso femminile (11,8 per cento), giovani fino a 30 anni (12,4 per cento), famiglie unipersonali (13,5 per cento) e per le abitazioni signorili (13,3 per cento) e di maggiore superficie (13 per cento oltre i 150 mq.).