Secondo l'indicatore trimestrale dell'economia regionale (ITER) elaborato dalla Banca d'Italia, nel complesso del primo semestre dell'anno l'attività produttiva sarebbe cresciuta in Abruzzo dell'1,2 per cento rispetto al semestre corrispondente del 2022, in linea con la dinamica del PIL nazionale. Nel secondo trimestre il prodotto ha tuttavia sensibilmente decelerato, risentendo del rallentamento della domanda interna che riflette il peggioramento delle condizioni di accesso al credito e l'erosione dei redditi delle famiglie dovuta all'elevata inflazione.
Tra la fine del 2022 e l'inizio del 2023, la fase di graduale riassorbimento dei passati rincari energetici e i segnali di superamento delle tensioni lungo le catene di fornitura delle materie prime hanno inciso positivamente sul clima di fiducia delle imprese manifatturiere del Mezzogiorno, il cui indicatore nei mesi successivi si è sostanzialmente stabilizzato su valori ancora inferiori a quelli raggiunti prima dello scoppio del conflitto in Ucraina.
Nell'automotive, il più rilevante comparto industriale della regione, l'attività produttiva è tornata a espandersi, beneficiando del superamento delle strozzature nell'offerta di semiconduttori. Ne è seguita una ripresa delle vendite all'estero di veicoli commerciali leggeri, il principale prodotto del settore, con effetti positivi sulla dinamica dell'export regionale, cresciuto a un ritmo superiore a quello dell'Italia. È proseguita nel semestre la forte espansione delle esportazioni del settore farmaceutico.
Dal sondaggio realizzato dalla Banca d'Italia presso un campione di imprese manifatturiere della regione è emersa una moderata crescita delle ore lavorate nei primi tre trimestri dell'anno, con previsioni di tenuta della dinamica espansiva nei prossimi mesi. A fronte di quantità vendute sostanzialmente stabili, l'andamento del fatturato avrebbe beneficiato dei rialzi di prezzo praticati da molte imprese anche nel corso del 2023 in risposta ai più alti costi dell'energia.
La maggior parte delle aziende intervistate ha rispettato i programmi di investimento formulati per l'anno in corso, che prevedevano una spesa in riduzione rispetto all'anno precedente; per il 2024 il processo di accumulazione del capitale dovrebbe ristagnare, anche in connessione con la fase di rialzo del costo del credito.
Nel settore delle costruzioni si è attenuato l'effetto espansivo innescato dagli incentivi per la riqualificazione del patrimonio edilizio; secondo le indicazioni del sondaggio presso le imprese del comparto, i livelli di attività avrebbero però beneficiato della realizzazione degli interventi legati al Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). Sono al contempo proseguite le attività di ricostruzione nei territori della regione colpiti dagli eventi sismici. L'inasprimento delle condizioni di finanziamento ha pesato sul mercato immobiliare, dove si è registrata una marcata contrazione delle compravendite, interrompendo la fase espansiva degli ultimi due anni.
Nel terziario la ripresa dei livelli di attività si è affievolita, risentendo in particolare dell'indebolimento dei consumi delle famiglie, penalizzati dalla riduzione del potere di acquisto. Nel comparto dei beni durevoli sono tornate ad aumentare le vendite di nuove auto, sebbene in misura meno sostenuta rispetto al dato nazionale. I flussi turistici hanno continuato a crescere, anche se a un ritmo inferiore rispetto allo scorso anno.
La redditività delle imprese è rimasta sostanzialmente stabile e la liquidità continua a permanere sui livelli storicamente elevati raggiunti subito dopo lo scoppio della pandemia.
Nella prima parte dell'anno è proseguito il miglioramento del quadro occupazionale in regione. La partecipazione al mercato del lavoro è ancora aumentata; in particolare, quella femminile ha ampiamente recuperato i livelli pre-pandemici. Rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, nei primi sei mesi del 2023 sono cresciute sia le nuove posizioni lavorative a temine sia quelle a tempo indeterminato. Le attivazioni nette sono aumentate in tutti i settori, ad eccezione delle costruzioni.
I prestiti alle imprese della regione sono diminuiti, riflettendo sia le politiche di offerta più caute degli intermediari sia la debolezza della domanda di finanziamenti, frenata dall’incremento del costo del credito e dalle minori esigenze di liquidità. I prestiti alle famiglie hanno continuato a crescere nella componente del credito al consumo, mentre le erogazioni di mutui si sono fortemente ridotte, risentendo della fase di rialzo dei tassi di interesse.
Pur in un contesto di consistente aumento del costo del credito, la qualità degli affidamenti è rimasta sinora sostanzialmente stabile, sia per le imprese sia per le famiglie. Dopo la fase fortemente espansiva del triennio precedente, i depositi bancari hanno cominciato a diminuire. La ricerca di rendimenti più elevati sugli investimenti finanziari ha incentivato una parziale ricomposizione del risparmio delle famiglie dai depositi, specie quelli di importo più elevato, verso soprattutto i titoli di Stato.