Il quadro macroeconomico
In Abruzzo, come nel resto del Paese, il 2022 è stato caratterizzato da un rallentamento della ripresa economica seguita alla fase recessiva innescata dall'emergenza sanitaria. Secondo l'indicatore trimestrale dell'economia regionale (ITER) elaborato dalla Banca d'Italia, il prodotto sarebbe cresciuto del 3,3 per cento (3,7 per cento in Italia), con una dinamica che si è progressivamente attenuata nel corso dell'anno (fig. 1.1). Il PIL sarebbe tornato a collocarsi sui livelli del 2019, recuperando quindi interamente la caduta seguita allo scoppio della pandemia.
Le imprese
Nell'industria in senso stretto, dopo la marcata ripresa registrata nel 2021, i livelli di attività sono tornati lievemente a ridursi, permanendo al di sotto dei valori rilevati prima della pandemia. Il clima di fiducia delle imprese si è deteriorato, in presenza dei forti rincari delle materie prime energetiche, divenuti più intensi a seguito del conflitto in Ucrania, e del perdurare delle strozzature nell'offerta di input intermedi. In particolare, le tensioni lungo le catene globali di approvvigionamento hanno determinato rallentamenti dei ritmi produttivi nell'automotive, il principale comparto dell'industria manifatturiera regionale.
L'indagine della Banca d'Italia su un campione di imprese industriali della regione ha rilevato un indebolimento delle vendite a prezzi costanti, in particolare per le piccole imprese e per quelle orientate prevalentemente al mercato interno. Gli aumenti di prezzo, diffusamente praticati dalle aziende in risposta ai rincari energetici, hanno contenuto la contrazione dei margini di profitto.
Le previsioni sull'andamento del fatturato nel 2023 riflettono il miglioramento del clima di fiducia delle imprese emerso sul finire dello scorso anno, in presenza di segnali di graduale superamento delle difficoltà legate ai prezzi dell'energia e all'approvvigionamento di beni intermedi.
Nel 2022 gli investimenti delle imprese sono risultati nel complesso in linea con i piani precedentemente formulati, che si orientavano verso una sostanziale stabilità della spesa. Per l'anno in corso le aziende prefigurano un indebolimento del processo di accumulazione del capitale.
Dall'indagine è risultata diffusa la realizzazione di investimenti volti a incrementare l'efficienza energetica e il ricorso alle fonti rinnovabili, in linea con le evidenze che mostrano negli ultimi anni un aumento significativo in regione della produzione e dell'utilizzo di energia pulita.
Le esportazioni del comparto manifatturiero regionale hanno continuato a essere fortemente penalizzate dall'andamento negativo delle vendite di mezzi di trasporto; negli altri settori la crescita dell'export è stata significativa, anche in termini reali, in particolare nel farmaceutico.
L'attività nel comparto delle costruzioni ha continuato a espandersi, sospinta dagli incentivi per la riqualificazione del patrimonio abitativo. Nelle aree colpite dagli eventi sismici del 2009 e del 2016-17, sono proseguite le attività di ricostruzione e di rilancio economico e sociale, che si avvalgono anche del contributo del Fondo complementare al Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).
Nel 2022 le compravendite di abitazioni sono aumentate, ma a un ritmo decisamente inferiore all'anno precedente, riflettendo il rallentamento emerso a partire dal secondo semestre. I prezzi delle case sono ancora saliti, anche se in misura contenuta.
Nel terziario si è completato il recupero dei livelli di attività precedenti l'emergenza sanitaria. Il commercio ha beneficiato della ripresa dei consumi, solo in parte frenata dall'inflazione elevata e dal marcato deterioramento del clima di fiducia delle famiglie. Le presenze turistiche si sono collocate al di sopra dei valori rilevati prima della pandemia, anche grazie alla significativa crescita del numero di visitatori stranieri; ne ha ampiamente beneficiato l'attività dello scalo aeroportuale d'Abruzzo.
Nell'agricoltura, il rincaro dei prezzi delle materie prime ed energetiche e fattori climatici avversi hanno influito sulle quantità prodotte, in riduzione nei principali comparti.
I risultati reddituali delle imprese sono lievemente peggiorati dopo il forte recupero del 2021, rimanendo comunque su livelli superiori a quelli precedenti la pandemia. Il ricorso all'ampia liquidità accumulata dal 2020 ha contribuito a mitigare gli effetti negativi dei rincari delle materie prime sugli equilibri finanziari delle imprese, anche di quelle appartenenti ai settori a più elevato consumo di energia.
I prestiti alle imprese della regione sono cresciuti, trainati dai finanziamenti alle aziende medio-grandi, in particolare quelle del comparto manifatturiero; si è invece progressivamente accentuata la contrazione dei crediti alle imprese di minori dimensioni, in larga misura per effetto dei rimborsi effettuati. Nella seconda parte dell'anno i prestiti bancari hanno rallentato, in concomitanza con l'aumento del costo del credito che ha fatto seguito al processo di normalizzazione della politica monetaria.
Il mercato del lavoro e le famiglie
Nel 2022, dopo il recupero dell'anno precedente, la dinamica dell'occupazione si è indebolita, risentendo del calo registrato tra i lavoratori autonomi. È tuttavia proseguita la ripresa della componente femminile, maggiormente penalizzata durante l'emergenza sanitaria.
Tra i lavoratori alle dipendenze, la crescita delle nuove posizioni lavorative, desumibile dai dati delle comunicazioni obbligatorie, è stata meno sostenuta rispetto al 2021, anche se nei primi mesi dell'anno in corso sono emersi segnali di rafforzamento. Nel 2022 la creazione di posti di lavoro ha riguardato esclusivamente le forme contrattuali a tempo indeterminato, alimentate anche dall'elevato tasso di conversione di pregresse posizioni a termine. Le attivazioni nette sono state trainate principalmente dai comparti del terziario e delle costruzioni; in quest'ultimo, secondo nostre stime, un significativo contributo alla crescita dell'occupazione potrebbe derivare dalla realizzazione dei progetti finanziati dal PNRR.
Nel 2022 l'incremento dei prezzi ha determinato una riduzione del reddito reale delle famiglie abruzzesi, più marcata di quella rilevata a livello nazionale.
La povertà delle famiglie continua a essere in regione meno diffusa rispetto alla media del Paese, come risulta anche dal minore ricorso alle diverse misure di sostegno pubblico. In linea con le evidenze nazionali, l'impatto del rialzo dei prezzi è risultato più marcato per i nuclei appartenenti alle fasce più basse della distribuzione della spesa, a causa della più elevata incidenza nel proprio paniere di consumo dei beni energetici e alimentari, che hanno subito i rincari più pronunciati.
Nel 2022 è proseguita la ripresa dei finanziamenti bancari alle famiglie, sostenuta sia dal credito al consumo, sia dai mutui per l'acquisto di abitazioni, anche se questi ultimi hanno cominciato a risentire dell'aumento dei tassi di interesse nella seconda parte dell'anno. L'esposizione ai rialzi dell'onere del servizio del debito risulta attenuata dalla bassa incidenza dei finanziamenti indicizzati sul totale delle consistenze dei mutui.
Il mercato del credito
In un contesto di crescente attenzione alla qualità del credito, le politiche di offerta delle banche sono diventate generalmente meno distese. Il flusso di nuovi crediti deteriorati ha continuato a mantenersi nel complesso su livelli contenuti; l'incidenza delle consistenze sul totale dei prestiti si è ulteriormente ridotta, anche per l'elevato ammontare delle operazioni di cessione di crediti deteriorati realizzate nell'anno.
La liquidità detenuta da imprese e famiglie sui depositi bancari permane su livelli storicamente elevati, ma la sua espansione si è pressoché arrestata rispetto all'anno precedente. È cresciuto il ricorso delle famiglie all'investimento in titoli di Stato e obbligazioni bancarie, incentivato dal rialzo dei rendimenti di mercato.
Nel 2022 è proseguito in Abruzzo, come nel resto del Paese, il ridimensionamento della rete di sportelli bancari, a fronte di un contestuale rafforzamento dell'utilizzo dei servizi bancari online da parte della clientela. Questi ultimi, insieme alla diffusa presenza di sportelli postali sul territorio regionale, contribuiscono a garantire l'accessibilità delle famiglie ai servizi finanziari.
La finanza pubblica decentrata
La spesa corrente primaria delle Amministrazioni locali è cresciuta in misura rilevante, trainata dalla dinamica dei pagamenti per l'acquisto di beni e servizi e delle spese per il personale. Le uscite correnti hanno risentito anche dei maggiori costi connessi ai rincari delle materie prime energetiche. La spesa in conto capitale, dopo la marcata espansione dell'anno precedente, si è nuovamente contratta. Gli investimenti fissi, in lieve calo nel 2022, nei prossimi anni saranno sostenuti, oltre che dai fondi strutturali, anche dalle risorse assegnate dal PNRR che, se spese integralmente, produrrebbero un significativo incremento degli investimenti nel periodo 2023-26. Le entrate correnti non finanziarie sono cresciute per i Comuni e le Province abruzzesi, mentre sono diminuite per la Regione. Il debito consolidato delle Amministrazioni locali si è ulteriormente ridotto, collocandosi al di sotto della media nazionale in rapporto alla popolazione.