N. 2 - L'economia della Valle d'AostaRapporto annuale

La pandemia di Covid-19, manifestatasi in Italia dai primi mesi del 2020, si è diffusa rapidamente anche in Valle d'Aosta, determinando forti ripercussioni sul sistema economico e soprattutto sul turismo e sui comparti a esso collegati.

Il quadro epidemiologico e le misure restrittive

Nella prima fase dell'epidemia, tra febbraio e settembre del 2020, il contagio è risultato circoscritto principalmente ad alcune aree del Nord, anche per effetto delle severe misure restrittive messe in atto a livello nazionale. La seconda fase, innescatasi nell'autunno scorso, ha invece interessato in misura più uniforme il Paese, pur continuando a colpire maggiormente le regioni settentrionali.

In Valle d'Aosta, dopo i primi casi accertati agli inizi di marzo 2020, la diffusione del virus ha raggiunto velocemente un picco intorno alla metà del mese, per poi diminuire progressivamente, fino quasi ad annullarsi a partire da maggio. Da inizio ottobre i nuovi casi di contagio sono tornati rapidamente a salire e hanno raggiunto due nuovi massimi in novembre e alla fine di marzo dell’anno in corso. Nel complesso sia i casi di contagio sia soprattutto i decessi sono risultati, in rapporto alla popolazione, superiori alla media italiana. Con il procedere della campagna vaccinale, il numero di nuove infezioni e di decessi è tornato gradualmente a contrarsi da aprile.

Come in molti paesi colpiti dalla pandemia, in Italia sono state adottate misure di distanziamento sociale e di limitazione della mobilità dei cittadini volte al contenimento del contagio. Mentre nella prima fase dell'epidemia gli interventi hanno interessato in modo uniforme il Paese (cfr. L'economia della Valle d’Aosta, Banca d'Italia, Economie regionali, 2, 2020), nella seconda le nuove misure restrittive sono state graduate sul territorio in base ai livelli di contagiosità del virus e alla capacità di resilienza delle strutture sanitarie.

Dal 6 novembre 2020 (quando sono state introdotte le nuove restrizioni) al 6 giugno 2021 (ultimo dato disponibile) la Valle d'Aosta è stata sottoposta a vincoli di mobilità e di chiusura delle attività commerciali e ricettive molto o abbastanza stringenti (zone "rossa" e "arancione") per circa cinque mesi, quasi un mese in più sia della media nazionale sia di quella delle regioni del Nord. Tali misure si sono concentrate nell'ultima parte del 2020 e nel secondo bimestre dell'anno in corso, ma, diversamente da quasi tutto il resto del Paese, sono proseguite fino al 23 maggio.

Il quadro macroeconomico

Le misure di contenimento della pandemia hanno inciso fortemente sull'attività economica, soprattutto nei settori collegati al turismo. Al calo molto intenso nel primo semestre è seguito un recupero vivace nei mesi estivi e un nuovo indebolimento a partire dall'autunno. In base alle stime di Prometeia, nel complesso del 2020 il prodotto interno lordo sarebbe sceso di oltre il 9 per cento, in misura lievemente superiore alla media italiana.

Le imprese

La crisi pandemica ha colpito tutti i settori produttivi, ma con intensità molto diverse. Il drastico ridimensionamento del turismo, che rappresenta una quota molto rilevante dell'economia valdostana, e la marcata riduzione dei consumi delle famiglie hanno determinato un forte calo dell'attività nei servizi privati non finanziari, soprattutto nel comparto della ristorazione e alberghi e nel commercio. Nell'industria la flessione, sebbene più contenuta, è stata comunque intensa: vi ha contribuito, oltre alla sospensione delle attività non essenziali in marzo e aprile, la diminuzione delle esportazioni. Nelle costruzioni, dove la produzione ha ripreso a crescere dalla fine del lockdown primaverile, la congiuntura è stata migliore nel comparto delle opere pubbliche. La crisi pandemica ha determinato anche una significativa riduzione degli investimenti.

La marcata contrazione dei ricavi si è riflessa nel calo dei flussi di cassa e della redditività. Il maggiore fabbisogno di liquidità che ne è derivato è stato in larga parte soddisfatto dall'espansione del credito e dal dispiegarsi degli effetti delle misure pubbliche di sostegno alle imprese. I finanziamenti bancari sono tornati ad aumentare, grazie a quelli erogati alle aziende di piccole dimensioni. Il ricorso ai prestiti ha soddisfatto anche l'esigenza delle imprese di detenere un più elevato livello di scorte liquide per finalità precauzionali a fronte dell'accresciuta incertezza sulle prospettive economiche.

Il mercato del lavoro e le famiglie

Le condizioni del mercato del lavoro si sono fortemente deteriorate. La riduzione del numero degli occupati è stata comunque notevolmente inferiore a quella delle ore lavorate, grazie all'eccezionale ricorso agli ammortizzatori sociali, al blocco dei licenziamenti per motivi economici e alle misure di sostegno alle imprese. Come nel resto del Paese, il calo dell'occupazione si è concentrato tra i lavoratori dipendenti a termine e tra quelli autonomi. Il saldo tra le posizioni di lavoro subordinato attivate e quelle cessate, fortemente peggiorato nel periodo del lockdown primaverile, è migliorato dall'estate, per poi deteriorarsi nuovamente dall'autunno, con il riacuirsi della pandemia e la mancata partenza della stagione turistica invernale. La partecipazione al mercato del lavoro si è notevolmente ridotta, più marcatamente per le donne. È tornata ad aumentare la quota di giovani che non studiano e non lavorano. Il ricorso allo smart working è stato diffuso, soprattutto nel settore pubblico, ma nel complesso è risultato contenuto rispetto alla media italiana, anche per la prevalenza di imprese di piccole dimensioni, che lo hanno adottato in maniera meno intensa rispetto alle aziende più grandi.
La crisi pandemica si è riflessa sui redditi delle famiglie, che sono diminuiti in misura significativa. La contrazione, più contenuta di quella del PIL, è stata attenuata dalle misure disposte dal Governo a supporto delle famiglie. Al calo dei redditi si è associato un aumento della disuguaglianza nella loro distribuzione, pur mitigato dal sostegno pubblico.

La riduzione delle disponibilità economiche delle famiglie, le misure di contenimento della pandemia, i timori di contagio e l'accresciuta incertezza hanno contribuito al forte calo dei consumi. La flessione è stata superiore a quella dei redditi; ne è derivato un aumento del risparmio, che si è riflesso in un ampliamento della liquidità complessivamente detenuta dalle famiglie sotto forma di depositi.

Con l'emergenza sanitaria la dinamica dei prestiti alle famiglie si è bruscamente indebolita sia nella componente dei mutui, che ha comunque continuato a espandersi, sia in quella del credito al consumo, che si è invece contratta. L'incidenza del debito delle famiglie rispetto al reddito è aumentata, per il calo di quest'ultimo, ma rimane comunque su livelli molto più bassi della media nazionale, a sua volta contenuta nel confronto internazionale.

Il mercato del credito

I prestiti bancari al settore privato non finanziario sono tornati a crescere, sospinti soprattutto dai finanziamenti alle aziende. Nonostante la contrazione dell'attività economica, il flusso di nuovi crediti deteriorati si è ridotto nel 2020, beneficiando delle misure di sostegno ai redditi delle famiglie e all'attività d'impresa, delle moratorie e delle garanzie pubbliche. Nel primo trimestre dell'anno in corso tuttavia la qualità del credito è leggermente peggiorata.

L'emergenza sanitaria ha dato ulteriore impulso al processo, in atto da oltre un decennio, di trasformazione delle relazioni tra gli intermediari e la clientela, attraverso la riorganizzazione della rete territoriale e il ruolo crescente assunto dai canali digitali.

La finanza pubblica decentrata

Per fronteggiare l'emergenza pandemica nel 2020 sono aumentate le spese della sanità, in particolare quelle per l'ampliamento del personale, avvenuto prevalentemente mediante assunzioni con contratti a termine o altre forme di lavoro flessibile. La crisi sanitaria ha evidenziato l'importanza di disporre di un sistema sviluppato e capillare di assistenza territoriale, per il quale la regione ha adottato un modello di offerta coerente con le caratteristiche orografiche.

La spesa per investimenti degli enti locali è ulteriormente cresciuta: all'accumulazione di capitale pubblico contribuiscono anche le partecipate delle Amministrazioni locali, con un valore degli investimenti pari a quasi sei volte quello della media italiana in termini pro capite. È continuata la tendenza flettente del debito.

La qualità dell'azione pubblica rappresenta un fattore importante di competitività. Sotto questo profilo gli indicatori basati sulle percezioni dei cittadini valdostani evidenziano un divario negativo rilevante nel confronto con un gruppo di regioni europee simili.

La digitalizzazione dell’economia

La pandemia ha evidenziato l'importanza dello sviluppo digitale come fattore per sostenere l'innovazione e la competitività del sistema produttivo e per promuovere le competenze e l'inclusione sociale. Nostre elaborazioni indicano che prima della crisi sanitaria il grado di digitalizzazione in Valle d'Aosta risultava inferiore alla media nazionale ed europea, in particolare per quanto riguarda l'integrazione delle tecnologie informatiche nei processi produttivi e le connessioni a internet. Era invece maggiormente diffuso l'utilizzo dei servizi bancari online, anche se permane un netto ritardo rispetto alla media europea.

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