Il lavoro stima gli effetti di una riforma del mercato del lavoro (D.Lgs. n. 368/2001), volta ad ampliare la possibilità di adottare i contratti a tempo determinato, sulla creazione e sulla distruzione di posti di lavoro, sui profitti e sui salari. La strategia empirica sfrutta lo scaglionamento nel tempo dell'adozione della riforma tra i contratti collettivi nazionali, impiegando dati Inps, Invind, Cerved e CNEL.
Dall'analisi emerge un effetto pressoché nullo della nuova normativa sull'occupazione complessiva: l'impatto positivo sulla quota dei contratti a tempo determinato e sulla creazione di nuovi posti di lavoro a termine è stato compensato da un maggiore tasso di interruzione di rapporti a tempo determinato. L'effetto sui profitti delle imprese è stato positivo, anche per l'impatto negativo sui salari degli occupati, soprattutto dei giovani in entrata nel mercato del lavoro. È aumentata la diseguaglianza salariale tra i lavoratori all'interno di una stessa impresa.
Pubblicato nel 2023 in: Review of Economic Studies, v. 90, 6, pp. 2880–2942.