Il lavoro fornisce una valutazione quantitativa dell'effetto sul tasso di cambio dell’euro derivante dalle misure di politica monetaria – convenzionali e non convenzionali – adottate dalla Banca centrale europea (BCE) nel periodo successivo alla crisi del debito sovrano (gennaio 2013 - settembre 2017) al fine di riportare l'inflazione su livelli coerenti con l'obiettivo di stabilità dei prezzi.
In particolare, l'analisi considera come misure convenzionali sia i cambiamenti dei tassi ufficiali sia le indicazioni prospettiche di politica monetaria (forward guidance) che abbiano inciso sui tassi a breve termine (fino a un anno); in quelle non convenzionali rientrano invece il programma di acquisto di attività (Expanded Asset Purchase Programme, APP) e le indicazioni di forward guidance con effetto sui tassi a più lungo termine (superiori all'anno).
Le stime mostrano che negli anni 2013-17 le misure di politica monetaria convenzionali hanno avuto, rispetto a quelle non convenzionali, un impatto più marcato e persistente sul tasso di cambio dell'euro sia nei confronti del dollaro statunitense sia in termini effettivi nominali.
Un’analisi su un campione con maggiore profondità storica (1999-2017) evidenzia che la sensitività del tasso di cambio alle misure convenzionali è aumentata in modo marcato negli ultimi anni.
Infine, i risultati del lavoro indicano che tale reattività è più forte nei periodi in cui i tassi di interesse in euro sono su livelli negativi e suggeriscono che vi siano effetti di complementarietà nei periodi in cui la banca centrale ricorre a misure sia convenzionali sia non convenzionali.