Il lavoro contribuisce al dibattito circa le conseguenze dell'integrazione finanziaria tra economie con differenti gradi di sviluppo dei mercati finanziari.
Si propone un modello a due economie con agenti eterogenei. Un minore grado di sviluppo dei mercati finanziari comporta generalmente una maggiore rischiosità delle attività produttive. Si considerano due paesi: uno, finanziariamente meno sviluppato, si trova in una fase di transizione nel processo di accumulazione del capitale verso lo stato stazionario (economia emergente); l'altro (economia avanzata) ha già raggiunto lo stato stazionario. Il risultato dell'analisi è che, in seguito all'integrazione finanziaria, gli agenti dell'economia emergente sacrificano investimenti e consumo per acquistare titoli di debito emessi dall'economia avanzata, considerati meno rischiosi dell'attività produttiva domestica. Gli agenti dell'economia avanzata, al contrario, aumentano il consumo e s'indebitano, poiché il maggiore livello di capitale raggiunto prima dell'integrazione determina una minore propensione al risparmio rispetto all'altra economia. Nel lungo periodo, però, l'economia emergente raggiunge un maggiore livello di capitale e di consumo che in autarchia, mentre l'opposto avviene nell'economia avanzata, a causa del crescente indebitamento.
L'analisi mostra che gli agenti dell'economia emergente dovrebbero preferire l'integrazione economica all'autarchia solo se, al momento dell'integrazione, il capitale accumulato è molto inferiore rispetto a quello di stato stazionario. Gli agenti dell'economia avanzata, invece, sono destinati a subire in ogni caso perdite in termine di benessere, poiché l'aumento dei consumi nel medio periodo non compensa il calo nel lungo.
La principale indicazione dell'esercizio è che, poiché il divario nello sviluppo dei mercati finanziari ha un impatto duraturo, la sua riduzione dovrebbe rappresentare una pre-condizione per godere appieno dei vantaggi offerti dall'integrazione finanziaria.
Pubblicato nel 2021 in: Atlantic Economic Journal, v. 49, 2, pp. 201-220