N. 953 - Gli effetti delle gabbie salariali sull'occupazione: evidenza dall'Italia degli anni '50

Go to the english version Cerca nel sito

di Guido de Blasio e Samuele Poymarzo 2014

Il lavoro analizza gli effetti delle politiche di differenziazione salariale su base territoriale (“zone salariali” o gabbie salariali nel gergo comune) vigenti in Italia negli anni ’50. Attraverso l’utilizzo dell’approccio della Regression Discontinuity Design, lo studio confronta il tasso di crescita dell’occupazione in comuni localizzati in prossimità dei confini tra province in cui vigevano diversi minimi salariali contrattuali.

I risultati principali del lavoro sono i seguenti.

Nei settori produttivi in cui si applicavano le gabbie salariali (manifattura, ad esclusione del tessile e delle industrie della carta), i comuni localizzati in una provincia a più basso costo del lavoro avrebbero sperimentato una maggiore crescita dell’occupazione rispetto a quelli limitrofi e localizzati in una provincia a più elevato costo del lavoro. Questo effetto tuttavia diminuisce quando il confronto è esteso a comuni a più elevata distanza dal confine provinciale (fino ad annullarsi, ad una distanza di circa 45 chilometri).

Per quanto riguarda l’intero settore produttivo privato, che include sia i settori con minimi salariali imposti dalla normativa, sia i settori non inclusi nelle gabbie, non si ravvisano invece effetti sull’occupazione delle politiche di differenziazione salariale.

Nel complesso, le gabbie salariali avrebbero determinato per lo più effetti di riallocazione dell’attività economica tra i territori, limitati alle aree prossime ai confini provinciali e tra i settori diversamente esposti alla regolamentazione.

Pubblicato nel 2017 in: Journal of Regional Science, v. 57, 1, pp. 48-74