N. 911 - La relazione tra fiducia e preferenze: evidenza dalle indagini campionarie

di Giuseppe Albanese, Guido de Blasio e Paolo Sestito
Aprile 2013
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Numerosi lavori hanno analizzato l’importanza della fiducia per il buon funzionamento di un sistema economico. Ciò nonostante, la definizione e la misurazione di tale concetto sono ancora dibattuti. Se da una parte, infatti, la fiducia è comunemente assimilata all’aspettativa nell’affidabilità altrui, recenti lavori hanno sottolineato come, invece, la disponibilità a concedere fiducia sia anche associata alle preferenze di un individuo.

La fiducia può essere pensata come quel comportamento in base al quale un soggetto mette volontariamente le proprie risorse a disposizione di un altro nell’attesa che a tale azione farà seguito un beneficio futuro. Ne consegue che la decisione di concedere fiducia dipende sia dall’atteggiamento di un individuo verso possibili futuri guadagni e perdite, quindi dal suo grado di avversione al rischio, sia dalla sua disponibilità a posticipare l’utilizzo delle risorse impegnate, ovvero dal suo grado di impazienza.

Alla luce delle considerazioni appena espresse, il lavoro mira a verificare l’esistenza di relazioni tra fiducia e preferenze economiche. A tal fine, lo studio si avvale innanzitutto dei dati provenienti dall’Indagine sui Bilanci delle Famiglie italiane (SHIW). Da essa è possibile ottenere sia misure approssimative (proxy) delle preferenze intertemporali e per il rischio sia alcune misure di fiducia a livello individuale. Gli indicatori sulla fiducia sono in particolare scomponibili in due componenti: per ciascun partecipante all’indagine si può distinguere tra una componente universalistica (un indice di fiducia generalizzata, nei confronti degli estranei) e una componente particolaristica (la fiducia nelle sole persone conosciute, ovverosia familiari e amici).

Le stime econometriche confermano l’ipotesi di partenza secondo cui le preferenze influenzano la fiducia, con effetti differenziati sulle sue componenti universalistica e particolaristica: livelli più elevati di avversione al rischio impazienza sono associati con una minore fiducia generalizzata mentre un maggiore grado di avversione al rischio è associato con una maggiore fiducia nelle persone conosciute. I risultati sono robusti all’inserimento di numerosi possibili fattori di controllo e vengono anche confermati da dati simili per un paese diverso, la Germania. In questo caso, i dati disponibili consentono peraltro anche di evidenziare l’impatto sulle misure di fiducia delle c.d. preferenze sociali – in particolare il grado di avversione nei confronti del tradimento, che influenza negativamente la fiducia generalizzata - e di altri tratti psicologici della personalità.

Mediante un esempio empirico relativo a un comportamento economico (il possesso di una carta di credito) lo studio evidenzia infine a necessità di analizzare con più attenzione l’effetto della fiducia negli altri sulle variabili socio-economiche; non tenere conto delle preferenze nello studio del ruolo della fiducia, può determinare una sovrastima degli effetti di quest’ultima.

Pubblicato nel 2017 in: International Review of Economics, v. 64, 4, pp. 367-388.