N. 666 - Di cosa sono fatte le frontiere? Un’analisi delle barriere all’integrazione bancaria europea

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di Massimiliano Affinito e Matteo Piazzaaprile 2008

Il lavoro analizza le barriere all’integrazione dei sistemi bancari dell’Unione europea. Negli ultimi anni l’integrazione è stata favorita dall’armonizzazione regolamentare e dall’avvio della politica monetaria unica. Tuttavia, molti osservatori ritengono che il mercato dei servizi bancari al dettaglio (retail), riservato a famiglie e piccole imprese, non sia ancora pienamente integrato. In molti sistemi, le banche locali dominano alcuni segmenti di attività e gli intermediari esteri hanno un ruolo limitato.

I fattori di segmentazione — alternativamente indicati nella letteratura col termine barriere (barriers) o frontiere (borders) — sono essenzialmente due. La prima forma di barriera all’integrazione deriva dal vantaggio informativo che le banche già operanti su un mercato vantano nei confronti delle potenziali concorrenti. Tale vantaggio si configura per le banche entranti come un costo, talora così elevato da impedirne l’ingresso. Questa forma di barriera include fenomeni diversi: le differenze linguistiche e culturali esistenti in Europa, le diverse tipologie di contratti bancari, le relazioni di clientela con i consumatori locali. La seconda forma di barriera è di tipo regolamentare e deriva dai possibili ostacoli che una banca deve affrontare per entrare in un mercato in cui vigono regole, pratiche regolamentari, strutture proprietarie e di governo societario diverse da quelle cui è abituata.

Questo lavoro si propone di identificare l’importanza di questi diversi ostacoli all’integrazione, utilizzando un approccio originale, basato su un’analisi a livello regionale, anziché nazionale. L’esame riguarda le 147 regioni amministrative di 13 paesi dell’Unione europea (Lombardia, Borgogna, Baviera, Catalogna, Yorkshire, ecc.).

L’approccio regionale facilita lo studio dei fattori che impediscono la piena integrazione per tre ragioni. In primo luogo, le caratteristiche locali, sopravvissute a integrazioni nazionali vecchie di secoli, sono quelle che più probabilmente sopravvivranno all’integrazione continentale. In secondo luogo, l’analisi regionale consente di esaminare l’effetto delle asimmetrie informative laddove esse sorgono, vale a dire nei rapporti tra banche e piccole imprese locali. Infine, l’analisi regionale, grazie alla presenza di minoranze linguistiche in diverse regioni dell’Unione, permette di studiare l’effetto sulla segmentazione bancaria determinato dalle differenti lingue parlate in Europa.

Il lavoro prende in esame due misure di integrazione. La prima è un indicatore di localismo dei sistemi bancari regionali, correlato con la quota di sportelli bancari in ciascuna regione posseduti da banche con sede principale nella regione stessa: il localismo aumenta all’aumentare di questa quota. La seconda misura è il numero di banche straniere operative in ogni regione: dove ci sono meno banche straniere, l’integrazione è inferiore.

L’analisi econometrica suggerisce che le asimmetrie informative e gli assetti proprietari delle banche hanno contribuito a segmentare il mercato bancario europeo. Meno evidente nei dati è l’effetto sulla segmentazione causato dalle differenze regolamentari tra i paesi dell’UE.

In particolare, la presenza di minoranze linguistiche accresce il grado di localismo, confermando che le differenze culturali esistenti nell’UE costituiscono una barriera all’integrazione. Inoltre, nelle regioni dove la dimensione media delle imprese è minore, e quindi presumibilmente la conoscenza della clientela acquista più rilievo, il grado di localismo risulta più elevato e la presenza di banche straniere diminuisce: i vantaggi informativi delle banche locali continuano così a tenere segmentato il mercato del credito dell’UE. Infine, l’indice di localismo tende ad essere più elevato dove la presenza dello Stato è più diffusa nel settore creditizio: Germania, Austria, Grecia e Portogallo.

Pubblicato nel 2009 in: P. Alessandrini, M. Fratianni and A. Zazzaro (eds.): The Changing Geography of Banking and Finance, Dordrecht Heidelberg London New York, Springer