N. 526 - Investimenti diretti esteri e agglomerazione: evidenza empirica dall'esperienza italiana

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di Raffaello Bronzinidicembre 2004

In questo lavoro si esamina il ruolo delle economie di agglomerazione e della dimensione delle imprese già presenti sul territorio nell’attrarre gli investimenti diretti dall’estero (IDE) nelle regioni e province italiane. Il lavoro utilizza dati territoriali di bilancia dei pagamenti sugli investimenti esteri nell’industria e nei servizi, per il periodo 1994-2000, forniti dall’Ufficio italiano dei cambi.

Con riferimento alle economie di agglomerazione, nel lavoro si distingue l’effetto della specializzazione settoriale delle regioni da quello della diversificazione settoriale, verificando se le regioni più specializzate o quelle più diversificate attirino maggiori investimenti diretti dall’estero.

Ulteriore obiettivo dell’analisi empirica è quello di indagare se la dimensione delle imprese sia un fattore che influenza l’andamento degli investimenti dall’estero. Questo aspetto risulta particolarmente rilevante per l’economia italiana, che presenta una struttura produttiva basata sulle piccole imprese. Alcuni autori ritengono infatti che l’ampia diffusione della piccola impresa sia un ostacolo alla capacità del Paese di attrarre gli investimenti dall’estero, poiché le imprese multinazionali sarebbero interessate ad acquisire imprese di dimensioni medio- grandi.

Analizzando i dati sugli IDE per il periodo 1994-2000 risulta che la maggior parte degli investimenti provenienti dall’estero sono diretti nelle regioni centro settentrionali e solo una quota marginale affluisce nelle regioni meridionali. Gli IDE appaiono concentrati in poche regioni e nelle maggiori aree metropolitane, che assorbono gran parte degli investimenti esteri totali. La concentrazione territoriale degli investimenti appare più marcata nei servizi che nel settore manifatturiero, risultando complessivamente in crescita tra il 1994 e il 2000.

L’analisi econometrica mostra che le regioni attraggono gli IDE nei settori in cui ciascuna regione risulta più specializzata.

I risultati dell’analisi empirica mostrano inoltre che, a parità di altre condizioni, le imprese multinazionali che investono nei settori industriali tenderebbero a localizzarsi nelle regioni con una struttura settoriale più diversificata.

Con riferimento ai fattori dimensionali, nel complesso i risultati mostrano un effetto non significativo della dimensione delle imprese già presenti nell’area. L’unica eccezione è rappresentata dalle grandi imprese nel Mezzogiorno: per quest’area emerge una relazione positiva e significativa tra la presenza delle grandi imprese e gli IDE. Il risultato potrebbe indicare che la presenza di grandi imprese nel Mezzogiorno rappresenta un segnale positivo per le imprese estere che intendono investire in quest’area.

Pubblicato nel 2007 in: Regional Studies, V. 41, 7, pp. 963-978