N. 348 - Orari di lavoro atipici in Italia: un'analisi attraverso l'Indagine dell'uso del tempo dell'Istat

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di Roberto Torrinimarzo 1999

Negli ultimi anni si è assistito all’espansione di forme di organizzazione dell’orario di lavoro che mettono in discussione la normale alternanza tra lavoro e tempo libero. Il fenomeno, da ricondurre alla crescita del settore dei servizi e a una generale riorganizzazione dei modi di produzione, altera la normale scansione dei tempi della vita sociale e familiare, chiamando quote crescenti di lavoratori a un ripensamento del rapporto tra tempo di lavoro e tempo libero. In questo studio, basato sull’indagine sull’uso del tempo condotta dall’Istat, si delinea un profilo della giornata lavorativa degli italiani e si offre un ritratto dei lavoratori impegnati in orari di lavoro non canonici. L’analisi consente di caratterizzarne i tratti tipici e, per contrasto, di individuare le categorie maggiormente vincolate nell’uso del tempo, o la cui condizione consente loro di evitare lo svolgimento degli orari di lavoro più disagiati.

Si mostra come i lavoratori con minore grado di istruzione abbiano maggiore probabilità di svolgere orari atipici, prevalentemente nel comparto dei servizi, e come i lavoratori autonomi, che svolgono orari di lavoro mediamente più lunghi, abbiano una probabilità più elevata di lavorare di sera o nei fine settimana.

Si mostra inoltre come le donne sposate, oltre ad avere tassi di attività mediamente inferiori alle altre, presentino, se lavorano, una minore probabilità di svolgere orari di lavoro disagiati; tra le donne sposate, maggiormente vincolate nell’uso del tempo, hanno invece incidenza superiore alla norma orari di lavoro limitati al mattino, svolti prevalentemente nella pubblica amministrazione e nelle altre attività di servizio.

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