N. 332 - Indipendenza della banca centrale, centralizzazione della contrattazione salariale, inflazione e disoccupazione: teoria ed evidenza

di Alex Cukierman e Francesco Lippi
Aprile 1998
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Il presente lavoro propone uno schema concettuale che permette di studiare gli effetti dell’indipendenza delle banche centrali, del grado di accentramento della contrattazione delle retribuzioni e l’interazione fra queste variabili istituzionali sugli stipendi reali, sulla disoccupazione e sull'inflazione. Viene studiata un’interazione strategica a due fasi tra una banca centrale (BC) con un dato livello di conservatività e alcune organizzazioni sindacali, ognuna delle quali fissa una propria retribuzione nominale, prendendo per date quelle fissate dagli altri sindacati e la funzione di reazione della BC. Nella seconda fase la BC sceglie l’inflazione in modo da minimizzare i costi combinati di inflazione e disoccupazione, prendendo per date le retribuzioni. I sindacati, essendo avversi all’inflazione, moderano in parte le loro richieste salariali al fine di indurre la BC a ridurre il tasso d’inflazione.
Un aumento nel grado di accentramento della contrattazione delle retribuzioni (una diminuzione del numero di sindacati) innesca due effetti opposti sulle retribuzioni reali, sulla disoccupazione e sull'inflazione. La diminuzione nel numero di sindacati riduce la sostituibilità fra lavoratori di sindacati differenti e quindi il grado di effettiva concorrenza fra loro. Questo “effetto di concorrenza ridotta” fa aumentare le retribuzioni reali, la disoccupazione e l'inflazione; tuttavia, la diminuzione del numero di sindacati rafforza anche l’effetto di moderazione dei timori inflazionistici sulle rivendicazioni salariali reali di ciascun sindacato. Questo “effetto strategico” riduce le retribuzioni reali, la disoccupazione e l’inflazione. L'interazione fra quei due effetti produce una relazione di tipo Calmfors-Driffill fra le retribuzioni reali e l’accentramento.
Il lavoro analizza gli effetti di accentramento e di indipendenza sulla posizione e la configurazione di questo tipo di relazione, nonché su inflazione e disoccupazione. Alcune delle implicazioni risultanti sono testate empiricamente, usando dati provenienti da 19 economie sviluppate. Vengono inoltre discusse le implicazioni per il grado ottimale di conservatività e per l'unione monetaria europea (UEM).

Pubblicato nel 1999 in: European Economic Review, v. 43, 7, pp. 1395-1434