Sondaggio congiunturale sulle imprese industriali e dei servizi, n. 68 - 2006Supplementi al Bollettino Statistico - Indagini campionarie

Fra il 20 settembre e il 12 ottobre le Filiali della Banca d’Italia hanno condotto il XIV sondaggio congiunturale, coinvolgendo 4452 imprese con almeno 20 addetti, di cui 3261 appartenenti all’industria in senso stretto e 1191 ai servizi.

I principali risultati

Investimenti

Nel 2006, per la prima volta negli ultimi cinque anni, le imprese che stimano di effettuare una spesa per investimenti fissi superiore ai piani iniziali sono più numerose di quelle che la valutano inferiore (21 e 16 per cento, rispettivamente). Il risultato, più marcato al Nord del Paese, è comune all’industria e ai servizi e riflette le correzioni al rialzo delle imprese con meno di 200 addetti; i ribassi prevalgono invece per quelle di maggiori dimensioni e sono riconducibili, presumibilmente, a piani originali particolarmente favorevoli. Nel 2007 la spesa nominale per investimenti fissi dovrebbe aumentare per poco più di un quarto delle aziende, diminuire per il 19 per cento; il risultato è connotato da maggior ottimismo se si ponderano gli esiti tenendo conto della dimensione aziendale in termini di occupati, delineando prospettive più favorevoli per le imprese più grandi.

Per finanziare gli investimenti fissi durante il 2007 il 53 per cento delle imprese utilizzerebbe in modo prevalente l’autofinanziamento (erano il 55 nel 2006); come lo scorso anno, circa il 26 ritiene di ricorrere soprattutto a un incremento dell’indebitamento. Tra sei mesi l’esposizione debitoria nei confronti delle banche dovrebbe aumentare per il 19 per cento delle aziende, mentre la quota rilevata nel 2005 era del 17; è altresì in calo la percentuale di imprese che ne segnala una diminuzione (dal 29 al 27 per cento).

Domanda e produzione

Circa il 54 per cento delle imprese ha registrato un incremento del fatturato nominale tra i mesi di gennaio e settembre, contro il 18 che ne ha segnalato una diminuzione. L’evidenza è sostanzialmente analoga se si considera il solo fatturato estero. Nell’industria le valutazioni sono particolarmente favorevoli per le imprese con oltre 200 occupati e, a livello settoriale, nei comparti della chimica e metalmeccanico; pur se inferiore, il risultato registrato nel tessile e nell’abbigliamento è ampiamente migliore rispetto a quello del 2005. Nel terziario hanno espresso valutazioni superiori alla media il commercio, i trasporti e le comunicazioni.

Il 43 per cento delle aziende ha rilevato un aumento degli ordini o delle vendite nel periodo compreso fra giugno e settembre, solo il 15 per cento una diminuzione; l’evidenza positiva ha riguardato sia l’industria sia i servizi. A livello settoriale gli esiti migliori sono stati registrati fra le imprese metalmeccaniche e della chimica, pur con segnali positivi anche dai comparti più tradizionali. I due terzi delle aziende che hanno segnalato un aumento della domanda tra giugno e settembre si attendono un ulteriore incremento nel prossimo semestre; le imprese che hanno riportato un calo degli ordini si dividono invece in modo sostanzialmente bilanciato fra ottimisti e pessimisti.

Nell’ultimo trimestre del 2006 la produzione industriale dovrebbe aumentare, in termini congiunturali, per circa il 46 per cento delle imprese e diminuire per il solo 10 per cento (lo scorso anno le quote erano pari, rispettivamente, a 37 e 16). Si conferma una forte correlazione tra le attese a breve termine sull’andamento della domanda e quelle sulla produzione: circa i tre quarti delle imprese industriali che prevedono di espandere l’attività nel trimestre in corso si aspetta un incremento degli ordini nei prossimi sei mesi. Delle imprese che stimano un incremento della produzione, quasi i due terzi prevedono un ulteriore aumento nei primi tre mesi del 2007. Le attese di un’accresciuta attività, sostanzialmente omogene e fra le diverse classi dimensionali, sono più frequenti presso le imprese che esportano più di un terzo del fatturato, nei settori tradizionali del made in Italy e nel comparto metalmeccanico.

Occupazione e contratti aziendali

Nel 2006 il numero di occupati dovrebbe aumentare rispetto all’anno precedente sia nell’industria sia, in misura più marcata, nel terziario. In entrambi i settori si evincono segnali di carenza di manodopera specializzata rispetto al livello desiderato. La discrepanza, rilevata presso il 16 per cento delle imprese dell’industria e il 9 per cento di quelle dei servizi, è ricondotta soprattutto a scarsità dell’offerta, mentre il costo della manodopera non è percepito come un ostacolo particolarmente influente.

Nell’anno in corso gli incrementi salariali aggiuntivi rispetto a quelli stabiliti dai contratti collettivi nazionali avrebbero interessato il 45 per cento degli occupati nell’industria (corrispondenti al 37 per cento delle aziende) e il 40 per cento di quelli dei servizi (33 per cento delle imprese). Gli aumenti avrebbero superato il 2 per cento solo per un quarto circa dei lavoratori interessati, determinando un aumento medio del monte retribuzioni pari a circa lo 0,6 per cento.

Profitti

Il 73 per cento delle imprese prevede di chiudere l’esercizio in corso con un utile al netto delle imposte (erano il 67 nel sondaggio del 2005); il 12 per cento si attende una perdita. Poco meno di un terzo delle aziende ritiene inoltre che i margini unitari di profitto lordo sul mercato interno diminuiranno rispetto al 2005; circa un quinto ne segnala un aumento. Sui mercati esteri, sia interni che esterni all’Unione Europea, circa metà delle imprese esportatrici segnala margini stabili, mentre nell’altra metà le indicazioni di un calo prevalgono lievemente su quelle di aumento. Nel complesso, gli esiti sono più favorevoli rispetto a quelli rilevati lo scorso anno.

Valutazione del quadro congiunturale

Il 36 per cento delle aziende giudica in miglioramento il quadro congiunturale degli ultimi sei mesi nel proprio mercato di riferimento; il 9 per cento lo ritiene in recessione. Rimangono ancora in maggioranza (55 per cento) le imprese che valutano stagnante la recente fase ciclica; tra queste ultime, il 28 per cento si aspetta un’espansione nei prossimi sei mesi e solo il 3 per cento una recessione. Inoltre, l’86 per cento delle aziende che ha indicato una fase espansiva nell’ultimo semestre prevede un prolungamento della stessa, a fronte del 43 per cento che, avendo segnalato una fase recessiva, ne prospetta la prosecuzione nei prossimi mesi. Sia i giudizi sia le aspettative sono particolarmente favorevoli nei settori chimico e metalmeccanico; nei comparti del tessile, egli alberghi e della ristorazione le aspettative sono nettamente migliori rispetto alle valutazioni moderatamente positive sulla situazione corrente.

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