La statistica ufficiale italiana nei primi decenni unitari fu caratterizzata da un orientamento epistemologico marcatamente induttivista che le impedì di accogliere due tra le più importanti novità metodologiche: il "metodo rappresentativo" e la "semiologia economica". Si confrontavano due visioni epistemologiche antitetiche, strettamente legate a specifici contenuti (ad esempio, la concezione della probabilità) e a determinati orientamenti politici e ideologici. La cultura cattolica francese dell'età della Restaurazione, anti-illuministica e anti-razionalista, fu il principale riferimento intellettuale del gruppo dirigente che orientò la statistica ufficiale, i lombardo-veneti. Li contraddistinse una concezione della conoscenza scientifica come mero specchio della realtà che li portò alla loro accesa polemica contro il metodo deduttivo. La più avanzata coeva metodologia statistica, invece, non andava alla ricerca dei "fatti", ma enfatizzava l'importanza della formulazione di ipotesi e del metodo scientifico, anche inteso come strumento di condivisione intersoggettiva dei dati empirici. L'arretratezza epistemologica della statistica italiana fu un ostacolo alla costruzione di istituzioni volte all'organizzazione del dibattito pubblico sulle vicende economiche e sociali. Essa è inquadrabile nel più generale fallimento del liberalismo italiano post-unitario nel guidare un'evoluzione democratica delle istituzioni.
N. 15 - Cultura statistica e cultura politica: l'Italia nei primi decenni unitari.
Testo della pubblicazione
- N. 15 - Cultura statistica e cultura politica: l'Italia nei primi decenni unitari. pdf 952.7 KB Data pubblicazione: 22 agosto 2013