Indagine sulle aspettative di inflazione e crescita - dicembre 2006, n. 12Supplementi al Bollettino Statistico - Indagini campionarie

Fra il 4 dicembre 2006 e il 5 gennaio 2007 si sono svolte le interviste dell’indagine trimestrale Banca d’Italia – Il Sole 24 Ore sulle aspettative di inflazione e crescita, riferita al mese di dicembre 2006. Hanno partecipato 460 imprese con almeno 50 addetti, di cui 246 operanti nell’industria e 214 nei servizi.

I principali risultati

Aspettative di inflazione al consumo in Italia

L’inflazione attesa per i prossimi dodici mesi è pari al 2,2 per cento, in leggera diminuzione rispetto al dato rilevato lo scorso trimestre. Nel mese di dicembre 2006, l’ultimo per cui è possibile il confronto tra aspettative e dati macroeconomici definitivi, il tasso di inflazione al consumo è stato del 2,1 per cento, al di sotto delle attese espresse dalle imprese nel dicembre 2005.

Valutazioni sulla situazione economica generale

I giudizi delle imprese presentano segnali moderatamente positivi. Secondo il 58,3 per cento delle imprese, la situazione economica generale dell’Italia è invariata rispetto a tre mesi fa; la quota di coloro che ritengono la situazione migliorata è maggiore di quella che, al contrario, la ritengono peggiorata (24,2 per cento contro 17,5 per cento). Rispetto alla precedente rilevazione, tuttavia, il divario tra i giudizi positivi e quelli negativi si è ridotto (da 32,4 punti percentuali agli attuali 6,7).

La quota di valutazioni positive è maggiore della media per le imprese con 1000 addetti e oltre (35,8 per cento) e per quelle del Centro (28,9 per cento); i giudizi negativi sono più frequenti per le imprese di medie dimensioni (18,5 per cento) e per quelle del Nord Est (20,8 per cento).

Per il futuro le imprese segnalano un ottimismo minore rispetto al passato. Nell’attuale rilevazione il 28 per cento delle imprese ritiene che la probabilità di miglioramento della situazione economica generale nei  prossimi tre mesi sia nulla, mentre il 23,2 per cento valuta che sia superiore a un quarto; nella rilevazione di settembre le corrispondenti percentuali risultavano rispettivamente pari al 15,8 e al 33,5 per cento. I segnali di maggiore ottimismo arrivano, come in passato, dal Nord e dalle grandi imprese. È forte la correlazione tra il giudizio espresso circa l’andamento dell’economia negli scorsi tre mesi e la probabilità di miglioramento indicata per i prossimi tre mesi.

Condizioni economiche in cui operano le imprese

Sebbene il 70,5 per cento delle imprese preveda che nei prossimi tre mesi opererà in condizioni economiche invariate, la quota di coloro che si aspettano un’evoluzione positiva è superiore a quella di coloro che invece prevedono un peggioramento (16,8 contro 12,6 per cento). Il divario tra le due opzioni è diminuito rispetto alla scorsa rilevazione (4,2 punti percentuali contro i 14,9 di settembre). Si riscontra anche in questo caso una forte correlazione tra le valutazioni espresse ed il parere relativo all’andamento dell’economia negli ultimi tre mesi.

In continuità con il passato, le imprese prevedono che nel prossimo trimestre gli effetti esercitati dalla dinamica dei prezzi delle materie prime e dal costo del lavoro sulla propria attività saranno lievemente negativi. Di segno contrario dovrebbero essere gli effetti della domanda, sia interna sia estera, e gli effetti di prezzo.

Le previsioni relative alle condizioni economiche in cui opereranno le imprese tra tre anni rimangono positive, ancorché l’ottimismo sia meno intenso rispetto a settembre: il 50,1 per cento delle imprese si attende un miglioramento (era il 58,5 per cento), il 17,2 per cento un peggioramento (15,6 per cento). Si riscontrano giudizi positivi più spesso per le imprese dei servizi (51,6 per cento) e per quelle di media di mensione (53,3 per cento ); quelli negativi sono relativamente più frequenti al Sud (22,3 per cento) e per le imprese industriali (19,1 per cento).

Condizioni per l'investimento

Il 59,2 per cento delle imprese valuta che le condizioni per investire siano rimaste invariate rispetto a tre mesi fa (era il 69,6 per cento nella scorsa rilevazione). I giudizi negativi sono più frequenti di quelli positivi (24,1 per cento contro 16,6 per cento), contrariamente a quanto osservato in settembre (erano rispettivamente l’11 e il 19,4 per cento). I più forti segnali di peggioramento  vengono dalle imprese del Nord Est (giudizi negativi nel 34,6 per cento dei casi); le più alte quote di valutazioni ottimistiche si osservano al Sud e al Centro (rispettivamente 21,9 e 25,0 per cento).

Dinamica dell'occupazione

Per ciò che riguarda l’occupazione totale, le previsioni a tre mesi di incremento superano quelle di riduzione (31,4 contro 19 per cento); il fenomeno era già stato osservato nella precedente rilevazione e il differenziale è in aumento. Come già in passato, sono più orientate alla crescita degli occupati le imprese dei servizi (il 36,9 per cento prevede un aumento, il 17,2 un ribasso), quelle del Nord Est (40,3 contro 13,2 per cento) e quelle di grandi dimensioni (33,3 contro 22,5 per cento); le indicazioni sono più deboli per l’industria (26,5 contro 20,5 per cento). Le modifiche al rialzo appaiono prevalenti, come già a settembre, anche se si considera la sola occupazione a tempo indeterminato (23,6 contro il 15,6 per cento al ribasso). Fanno eccezione le imprese del Mezzogiorno, che prevedono di ridurre gli occupati a tempo indeterminato nel 21,4 per cento dei casi, e di aumentarli solo nell’11,9 per cento. L’occupazione a tempo determinato è, come già in passato, valutata in aumento, in particolare tra le grandi imprese, nei servizi e al Sud; sono in controtendenza le regioni centrali.

Variazione dei prezzi di vendita delle imprese

Le imprese in media hanno dichiarato un aumento dei propri prezzi di vendita del 2,3 per cento negli ultimi 12 mesi, 0,6 punti percentuali in più di quanto avevano previsto nel dicembre 2005. Per il prossimo anno ci si attende un rialzo di 2,4 punti percentuali, 0,3 punti percentuali in più di quanto indicato nella precedente rilevazione. Più sostenuta appare la dinamica delle imprese del Sud, più contenuta quella delle imprese del Nord Est. Gli aumenti si potranno ricondurre principalmente alle tensioni sul mercato delle materie prime e alle variazioni nel tasso di cambio dell’euro.

Le imprese prevedono normalmente che i propri prezzi aumenteranno meno dell’indice generale nel corso dei 12 mesi successivi. Il differenziale relativo alle previsioni per dicembre 2007 si attesta per la prima volta dall’inizio della rilevazione su un valore negativo, seppure di modesta  entità (-0,2 punti percentuali). Con riferimento al passato, le imprese segnalano di solito incrementi dei propri prezzi inferiori rispetto all'indice generale. La tendenza è confermata anche per la rilevazione di dicembre 2006; la differenza tra il tasso di inflazione effettivamente realizzato nei dodici mesi precedenti e gli aumenti dei prezzi dichiarati sullo stesso orizzonte temporale è di 0,2 punti percentuali (era di 0,6 punti percentuali in settembre).

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