Indagine Sole 24 Ore-Banca d'Italia sulle aspettative di inflazione e crescita- marzo 2005

Sono state intervistate 543 imprese con almeno 50 addetti, estratte casualmente dagli archivi Kompass. Le interviste sono state condotte dalla Questlab S.r.l. tra il 1° e il 24 marzo 2005.

Sintesi dei risultati

Inflazione al consumo in Italia

In Italia l'inflazione attesa per i prossimi dodici mesi è pari al 2,3 per cento, stazionaria rispetto al dato rilevato lo scorso trimestre; il valore resta tra i più bassi registrati fin dalla prima edizione dell’indagine, condotta nel dicembre 1999. La distribuzione delle aspettative si presenta omogenea per classe dimensionale, settore e area geografica. La discrepanza tra inflazione prevista per i successivi dodici mesi e tasso effettivamente realizzato, per l’ultimo mese per cui si dispone di dati definitivi sul tasso di inflazione al consumo (dicembre 2004), è stata di 0,3 punti percentuali in eccesso, in diminuzione rispetto al mese di settembre (0,6 punti).

Situazione economica generale

Secondo il 58,3 per cento delle imprese, la situazione economica generale dell’Italia oggi è invariata rispetto a tre mesi fa. Il 31,1 per cento ritiene che sia intervenuto un peggioramento; il 10,6 per cento indica un miglioramento (6,6 nella precedente rilevazione). La quota di giudizi negativi è lievemente minore della media nell'industria (29,0 per cento) e nel Nord Ovest (26,0 per cento), maggiore invece nel settore dei servizi (37,9 per cento). Nel Sud e nelle Isole sono particolarmente frequenti le indicazioni negative (39,9 per cento).

La maggioranza delle imprese ritiene che la probabilità di miglioramento della situazione economica generale nei prossimi tre mesi sia nulla (42,5 per cento) o minore del 25 per cento (44,1 per cento). Solo il 3,6 per cento valuta invece che le probabilità di miglioramento siano superiori alla metà. Il pessimismo è più diffuso nelle regioni centro-meridionali, l’ottimismo al Nord e nel settore industriale. Si riscontra una forte correlazione tra il giudizio espresso circa l’andamento dell’economia negli scorsi tre mesi e la probabilità di miglioramento indicata per i prossimi tre mesi.

Condizioni economiche in cui operano le imprese

La maggioranza delle imprese prevede che nei prossimi tre mesi opererà in condizioni economiche invariate (62,7 per cento). La quota di ottimisti (18,3 per cento) è molto vicina a quella di pessimisti (19 per cento), a differenza di quanto si osserva per i giudizi circa la situazione economica generale. Gli effetti della dinamica dei prezzi delle materie prime e del costo del lavoro saranno debolmente favorevoli; le variazioni della domanda non saranno invece rilevanti. Si riscontra anche in questo caso una forte correlazione tra le valutazioni espresse ed il parere relativo all’andamento dell’economia negli ultimi tre mesi. Il 61,3 per cento delle imprese che ha osservato un miglioramento da dicembre ad oggi nel quadro economico generale si attende che da oggi a giugno accada lo stesso per le condizioni economiche in cui si svolge la propria attività, e solo lo 0,3 per cento teme un’evoluzione negativa. D’altra parte, il 45 per cento di quanti ritengono che la situazione economica dell’Italia sia recentemente peggiorata si attende che lo stesso accada in futuro per il proprio ambito di operatività.

Condizioni per l'investimento

La maggioranza delle imprese valuta che le condizioni per investire siano rimaste invariate rispetto a dicembre 2004 (73,5 per cento). Analogamente a quanto osservato nel caso della situazione economica generale, i giudizi negativi sono in numero maggiore rispetto a quelli positivi (20,4 contro 6,2 per cento). Il Sud, il Nord Est e il settore dell'industria confermano aspettative relativamente peggiori; il Nord Ovest, le medie imprese e quelle dei servizi mostrano aspettative più favorevoli.

Variazione dei prezzi di vendita delle imprese

Le imprese in media hanno aumentato i propri prezzi di vendita dell'1,3 per cento negli ultimi 12 mesi, meno di quanto avevano previsto nel marzo 2004 (1,7 per cento). Per il prossimo anno ci si attende un rialzo di 1,5 punti percentuali, leggermente inferiore all’1,8 per cento indicato in dicembre. Le imprese del Centro prevedono incrementi maggiori (1,9 per cento). Secondo le imprese intervistate, gli aumenti si potranno ricondurre principalmente alle variazioni del tasso di cambio dell’euro e alle tensioni sul mercato delle materie prime. Le variazioni della domanda e del costo del lavoro eserciteranno un’influenza di entità trascurabile.

Le imprese prevedono sistematicamente che i propri prezzi aumenteranno meno dell’indice generale nel corso dei 12 mesi successivi. Le imprese segnalano sistematicamente incrementi dei propri prezzi inferiori rispetto all'indice generale. Il differenziale relativo alle due previsioni per marzo 2006 si attesta su 0,8 punti percentuali, leggermente superiore rispetto allo scorso trimestre (0,5 punti); analogamente, la differenza tra il tasso di inflazione effettivamente realizzato nei dodici mesi precedenti e gli aumenti dei prezzi dichiarati sullo stesso orizzonte temporale è di 0,5 punti percentuali (era di 0,7 punti nella precedente rilevazione).

Dinamica dell'occupazione

Anche nel caso dell’occupazione, la maggioranza delle imprese non programma variazioni per i prossimi tre mesi (rispettivamente 55,7, 68,6 e 61,2 per cento per l’occupazione totale, a tempo indeterminato e a tempo determinato). Per ciò che riguarda l’occupazione totale, il 23,9 per cento delle imprese prevede una riduzione e il 20,5 per cento una crescita. Le modifiche al ribasso sono prevalenti per l’occupazione a tempo indeterminato (20,7 per cento, contro il 10,7 per cento di imprese che prevedono un aumento); in leggero rialzo sarà invece l’occupazione a tempo determinato (21,5 per cento, contro il 17,3 per cento di previsioni al ribasso). La dinamica è in generale più positiva della media al Sud, nei servizi e nelle grandi imprese, mentre è particolarmente negativa nell'industria e nel Nord Ovest. L’occupazione a tempo indeterminato risulta in flessione in particolare nel Nord Ovest; nelle regioni centro-meridionali risulta invece in aumento quella a tempo determinato.

Testo della pubblicazione