Nella prima parte del 2023 la crescita dell'economia piemontese si è affievolita. In base all'indicatore trimestrale dell'economia regionale (ITER) elaborato dalla Banca d'Italia, il prodotto interno lordo in Piemonte è aumentato dell'1,3 per cento rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente (1,2 nella media nazionale), meno della metà dell'incremento registrato nel 2022. Alla maggiore dinamicità del primo trimestre è seguito un progressivo indebolimento, che ha riflesso il peggioramento del quadro macroeconomico internazionale. L'indicatore Regio-coin della Banca d'Italia, che fornisce una stima dell'evoluzione delle componenti di fondo dell'economia regionale, è divenuto negativo all'inizio dell'estate ed è ulteriormente calato in autunno.
Nell'industria la produzione, a differenza della media nazionale, è ancora aumentata nel primo semestre, seppure in misura molto contenuta, grazie soprattutto al contributo dei mezzi di trasporto e alle esportazioni; nel terzo trimestre sono emersi segnali di riduzione dell'attività. L'accumulazione di capitale delle imprese industriali è stata debole e la propensione a investire è diminuita nel corso dell'anno: vi ha influito il peggioramento delle condizioni di accesso al credito, mentre un sostegno alla spesa è venuto dagli incentivi previsti dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). Nel terziario la congiuntura, seppure in lieve deterioramento dall'estate, è stata positiva in tutti i principali comparti, a esclusione del commercio non alimentare. L'espansione nelle costruzioni, più modesta rispetto a quella molto elevata del biennio 2021-22, ha interessato sia l'edilizia privata sia le opere pubbliche.
La situazione economica delle aziende è rimasta nel complesso favorevole, anche grazie all'attenuazione delle pressioni al rialzo sui costi di produzione. La liquidità è lievemente calata, rimanendo comunque su livelli elevati e giudicati più che sufficienti dalla gran parte delle imprese.
Il numero di occupati è ulteriormente cresciuto, portandosi su livelli prossimi a quelli precedenti la pandemia. Tra le assunzioni nette nel settore privato non agricolo hanno ancora prevalso i contratti a tempo indeterminato. Anche le ore lavorate sono salite e si è ridotto il ricorso agli strumenti di integrazione salariale. La partecipazione al mercato del lavoro è aumentata, ma non ha recuperato i livelli pre-pandemici.
I consumi hanno rallentato, risentendo anche della rilevante perdita di potere d'acquisto delle famiglie: l'inflazione, pur in ridimensionamento rispetto al picco di fine 2022, è infatti rimasta elevata.
I prestiti al sistema produttivo sono diminuiti in tutti i principali comparti e per tutte le dimensioni di impresa: vi ha influito il calo della domanda, in particolare quella per investimenti, che si è accompagnato al peggioramento delle condizioni di accesso al credito. I finanziamenti alle famiglie hanno decelerato: la dinamica è riconducibile soprattutto ai mutui per l'acquisto di abitazioni, frenati dall'aumento dei tassi di interesse.
La qualità del credito si è lievemente ridotta, ma è rimasta su livelli elevati. Le condizioni praticate dagli intermediari sono state improntate a una maggiore cautela soprattutto nei confronti della clientela più rischiosa.
In un contesto di inflazione ancora elevata, nei primi sei mesi del 2023 c’è stata una ricomposizione del portafoglio finanziario della clientela piemontese dai depositi in conto corrente verso attività maggiormente remunerative. Sulla riduzione delle giacenze delle imprese ha inciso anche l'utilizzo della liquidità per il pagamento dei debiti.
Le previsioni per i prossimi mesi sono improntate al pessimismo, più accentuato per le imprese di minori dimensioni e nella manifattura, dove le aziende prefigurano una diminuzione degli ordini, compresi quelli esteri, un arresto dell'espansione delle ore lavorate e un maggiore ricorso agli ammortizzatori sociali. L'acuirsi delle tensioni geopolitiche conseguente ai recenti attacchi terroristici in Medio Oriente ha determinato un brusco incremento dell'incertezza e potrebbe peggiorare ulteriormente l'evoluzione del quadro congiunturale e le condizioni per investire. Un contributo alla crescita e all'accumulazione di capitale continua comunque a essere fornito dal PNRR: al 10 di ottobre le risorse assegnate agli enti pubblici per progetti da realizzare in regione erano pari a 8,2 miliardi, sebbene alcuni interventi siano oggetto della proposta di revisione attualmente in discussione. A fine giugno erano state aperte procedure per circa il 40 per cento degli importi che necessitano di un bando.