L'economia dell'Umbria - Aggiornamento congiunturale, novembre 2025
Viene pubblicato oggi l'aggiornamento congiunturale dell'Umbria.
Nella prima parte del 2025 la crescita dell'attività economica umbra è rimasta contenuta. Secondo nostre stime basate sull'indicatore trimestrale dell'economia regionale (ITER), il PIL è aumentato dello 0,6 per cento rispetto al corrispondente periodo dell'anno precedente, in linea con quanto osservato nel Paese.
L'industria ha risentito della debolezza di fatturato e ordinativi, che si è estesa alla componente estera. Sulle esportazioni hanno pesato i primi effetti, diretti e indiretti, dell'inasprimento dei dazi da parte degli Stati Uniti. Il clima di fiducia delle imprese è rimasto basso e le attese sono progressivamente peggiorate. L'elevata incertezza legata alle crescenti tensioni commerciali e alla perdurante instabilità del contesto globale si è riflessa sui piani di investimento, che prevedono livelli di spesa modesti, pure con riferimento al prossimo anno.
Nell'edilizia si è esaurita la lunga fase di sviluppo. Vi hanno inciso il venir meno dei generosi incentivi fiscali per la riqualificazione degli immobili residenziali e il rallentamento degli investimenti pubblici e degli interventi di ricostruzione post-sisma.
Nel terziario l'andamento è rimasto positivo. Il settore ha tratto beneficio dalla crescita dei consumi e dal contributo fornito dal turismo, che ha confermato la fase di robusta espansione avviatasi all'indomani della pandemia. Le presenze hanno continuato ad aumentare in tutto il territorio regionale, più intensamente per le strutture extralberghiere e da parte della componente straniera. Il traffico passeggeri dell'aeroporto regionale ha raggiunto un nuovo massimo.
La situazione economica e finanziaria delle imprese si è confermata solida. Le disponibilità liquide risultano ancora ampiamente adeguate alle necessità operative e le valutazioni delle aziende sulla capacità di generare utili sono rimaste sostanzialmente inalterate. Il credito al settore produttivo ha continuato a contrarsi, in particolare per le piccole imprese. Vi hanno influito le ridotte esigenze di finanziamento degli investimenti e politiche di offerta ancora improntate a prudenza. La riduzione dei tassi di interesse ha tuttavia favorito nei mesi più recenti un recupero dei prestiti al settore manifatturiero, tornati a crescere dopo più di due anni. La qualità del credito è migliorata; l'incidenza delle nuove posizioni deteriorate è tornata su livelli assai contenuti nel confronto storico.
L'occupazione ha continuato a crescere in misura sostenuta, più intensamente tra le donne e i lavoratori autonomi. Anche nella componente alle dipendenze è aumentata la creazione di nuove posizioni lavorative, estesa a tutte le classi di età e alle principali tipologie contrattuali. In un contesto di crescita delle forze di lavoro, la riduzione del numero di persone in cerca di occupazione ha determinato un calo del tasso di disoccupazione.
Il favorevole andamento del mercato del lavoro si è riflesso nella positiva dinamica del potere di acquisto delle famiglie, in parte attenuata dalla ripresa dell'inflazione di beni alimentari e servizi. I consumi sono cresciuti più che in Italia e sono stati ancora sostenuti da un ampio ricorso alle relative forme di credito. Sono tornate ad aumentare le erogazioni di mutui per l'acquisto di abitazioni, in connessione con la ripresa del mercato immobiliare. All'accelerazione dei depositi in capo alle famiglie, si è accompagnata la prosecuzione della crescita del valore a prezzi di mercato di tutte le principali tipologie di strumenti finanziari.
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