Volumi antichi - Salottino del Governatore

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Comedia di Danthe Alighieri poeta diuino

Comedia di Danthe Alighieri poeta diuino

Comedia di Danthe Alighieri poeta diuino, con l'espositione di Christophoro landino, nuouamente impressa, e con somma diligentia reuista et emendata, et di nouissime postille adornata (1529).

Storia

Acquisito nel 1942 dalla libreria Bourlot (carte d'archivio relative all'acquisto).

Caratteristiche

Il volume fu pubblicato a Venezia nel 1529 ed è una delle varie ristampe cinquecentesche dell'opera che vide la luce a Firenze nel 1481, al tempo di Lorenzo de' Medici.

Il frontespizio è in rosso e nero con cornice architettonica con nicchie, all'interno delle quali sono ritratti illustri letterati italiani e latini; sulla base, raffigurazione delle Muse con al centro la marca tipografica dell'editore; sul verso del frontespizio, ritratto di Dante a piena pagina. Il testo presenta iniziali ornate e istoriate.

Sull'esemplare è apposta un'etichetta della libreria antiquaria C.E. Bourlot di Torino.

La legatura è in cuoio con impressioni a caldo.

Notizie su Cristoforo Landino

Cristoforo Landino (1424-1498), umanista fiorentino, si formò nella cerchia degli Alberti e in particolare sotto l'influenza del grande Leon Battista, che aveva riconosciuto come suo maestro. Abile versificatore, non aveva però stoffa di poeta ed ebbe il merito di non insistere su quella via, accontentandosi della cattedra nello Studio di Firenze, dove fu professore di poetica e di oratoria. Abbandonata la poesia, Landino si era poi gradualmente convertito agli studi scientifici e filosofici e, vicino ormai ai cinquant'anni e per influsso diretto del suo amico Marsilio Ficino, giunse alla rivelazione di una filosofica giustificazione della poesia, intesa come allegorico e mitologico travestimento della sapienza. A questa conversione e rivelazione, che attraverso la filosofia consentiva il recupero della poesia, ispirò sia la sua opera maggiore, le Disputationes Camaldulenses, sia i commenti all'Eneide e alla Divina Commedia. Difensore della dignità del volgare, fu il principale artefice della fama di Dante nella Firenze del secondo Quattrocento. Il suo commento, presentato manoscritto alla Signoria nel 1481, è un importante documento della cultura del tempo imbevuta di neoplatonismo.

La Comedia di Dante Aligieri con la noua espositione di Alessandro Vellutello

La Comedia di Dante Aligieri con la noua espositione di Alessandro Vellutello

La Comedia di Dante Aligieri con la noua espositione di Alessandro Vellutello (1544).

Storia

Acquisito nel 1943 dalla libreria antiquaria Bourlot (carte d'archivio relative all'acquisto).

Caratteristiche

Il volume fu stampato a Venezia da Francesco Marcolini nel 1544; è corredato di 3 figure a pagina piena e altre 84 xilografie di diverse dimensioni, da taluni attribuite allo stesso Marcolini, che era anche un disegnatore, amico di Tiziano e di Sansovino. Questa edizione fu presa come modello per le pubblicazioni illustrate della Commedia del Cinquecento.

L'esemplare presenta una legatura in pergamena con impressioni sui piatti.

Notizie su Alessandro Vellutello

Alessandro Vellutello (1473-prima metà XVI secolo), fu curatore dei testi di Virgilio, Dante e Petrarca, ai quali amava aggiungere delle curiosità editoriali, come ad esempio la topografia dell'Inferno dantesco o un excursus sulla persona storica di madonna Laura. È molto probabile che abbia ricevuto una buona educazione umanistica, poiché i suoi commenti a Petrarca e a Dante rivelano conoscenze sia storiche che letterarie. Dopo il periodo di formazione lucchese, Vellutello si spostò presumibilmente prima a Milano e poi a Venezia, raggiunta intorno al 1522-23. La produzione di Vellutello consiste in edizioni di testi. Tra queste ricordiamo: Le volgari opere del Petrarcha con la espositione di Alessandro Vellutello da Lucca del 1525; l'edizione Bucolica, Georgica, Aeneis cum Servii Probique commentariis ac omnibus lectionum variationibus in antiquis codicibus repertis, in Venetiis del 1534; La Comedia di Dante Aligieri con la nova espositione di Alessandro Vellutello del 1544. Nell'opera di Vellutello sono da mettere in risalto la puntuale aderenza e la spiegazione letterale dei testi senza derive enciclopediche, perché il commento a giudizio del suo autore vuole essere il più possibile funzionale alla lettura e alla comprensione del testo. Questo metodo, che può affondare le sue radici nella formazione lucchese di Vellutello aliena dal contemporaneo neoplatonismo fiorentino, risente anche dell'ambiente milanese. Vellutello si spense non molti anni dopo il 1544, anno di uscita del commento dantesco, ma il luogo e la data della sua morte sono ancora sconosciuti.

Dante con una breve e sufficiente dichiarazione

Dante con una breve e sufficiente dichiarazione

Dante con una breve e sufficiente dichiarazione del senso letterale diversa in più luoghi da quella degli antichi Comentatori. Alla Santità di N. S. Clemente XII (1732).

Caratteristiche

Si tratta dell'editio princeps del commento alla Commedia di padre Pompeo Venturi, apparso anonimo per volere dell'autore stesso. Presenta una dedica, con iniziale istoriata, a Clemente XII. La dedica è formulata dal Placidi, curatore dell’opera, e compare solo in questa edizione. Ciascuna cantica ha paginazione propria. La legatura è in pergamena.

Notizie su Pompeo Venturi e Fabio Placidi

Pompeo Venturi (1693-1752), letterato senese, fece parte della Compagnia di Gesù e fu insegnante a Firenze, Prato, Siena e Roma. Scrisse orazioni sacre, satire, opere letterarie e storiche (talune ancora inedite), ma lo si ricorda soprattutto come autore di uno dei commenti della Commedia dantesca più noti nel Settecento e nel primo Ottocento. Nella premessa dichiara di voler illustrare solamente il senso letterale dell'opera, ma riconoscendo all'uomo Dante errori che potrebbero renderlo pericoloso per alcuni lettori, cerca di porvi rimedio presentandolo, secondo l'espressione del Placidi nella dedica, "in forma più dicevole" e "purgato". Riuscì in questo modo a far entrare nelle scuole minori il poema dantesco. Non pubblicò personalmente il suo commento ma lasciò che il Placidi lo manipolasse sopprimendo molte osservazioni e aggiungendovi delle note sue, che in taluni casi ne travisarono il carattere. Ciò nella convinzione di poter meglio giovare al decoro della Compagnia. Solo l'edizione del 1749, a cura di Antonio Zaccaria, riportò il commento integrale del Venturi. L'opera incontrò fortuna ma suscitò anche polemiche e discussioni; tra i suoi maggiori oppositori si annoverano Filippo Rosa Morando e Ugo Foscolo.

Il senese Fabio Placidi (1680-1734), in religione padre Giovanni Battista Placidi, entrò nella Compagnia di Gesù nel 1700 e fu superiore a Frascati. Insegnò lettere, retorica, filosofia, teologia, sacre scritture. Suo è un Dialogo sopra il miracolo di S. Gennaro (1729). Gli fu attribuito il commento a Dante di Pompeo Venturi, del quale curò solamente l'edizione del 1732, premettendovi la dedica a Clemente XII, eliminata già a partire dall'edizione veneziana del 1739. Nella dedica il Placidi compiange l'uomo Dante che, vissuto in un'epoca torbida, inciampò e cadde in alcuni errori.

Opere poetiche di Dante Alighieri

Opere poetiche di Dante Alighieri

Opere poetiche di Dante Alighieri, con note di diversi, per diligenza e studio di Antonio Buttura (1823).

Storia

Acquisito nel 1942 all'asta gestita a Torino dalla libreria Pregliasco (carte d'archivio relative all'asta).

Caratteristiche

Contiene poesie tratte dalla Vita nuova, dal Convito e da altre raccolte e la Divina Commedia.

L'opera è in due volumi; alle pagine I-VII del primo volume è la "Vita di Dante Alighieri scritta dal Cavaliere Girolamo Tiraboschi".

Presenta una legatura in pelle rossa con dorature sui piatti e sul dorso e tagli dorati. Per le risguardie è stata utilizzata carta marmorizzata policroma a macchie.

Notizie su Antonio Bottura e Girolamo Tiraboschi

Antonio Buttura (1770 circa-1832), nativo di Malcesine presso il lago di Garda, nel 1794 prese gli ordini sacri, che abbandonerà una decina di anni dopo. Ardente giacobino dovette rifugiarsi prima in Lombardia e poi in Francia, dove fu professore di lingua italiana a Versailles e dove collaborò al settimanale "Domenica", che si proponeva di far conoscere gli aspetti migliori della cultura italiana. Rientrato in patria con l'arrivo di Napoleone, nel 1814 fu costretto a tornare a Parigi, dove ottenne la cattedra di letteratura italiana all'Ateneo. Dal 1820 assunse la direzione della collana Biblioteca poetica italiana edita dal Didot. La sua opera letteraria è priva di valore, la sua poesia è per lo più d'occasione. Più valida invece la sua capacità di traduttore.

Girolamo Tiraboschi (1731-1794), gesuita bergamasco, fu bibliotecario a Modena e al Collegio Brera di Milano. La sua opera principale è la Storia della letteratura italiana, nella quale - seguendo il metodo naturalistico del Muratori e conformandosi al concetto che allora si aveva di "letteratura" quale storia del progresso di tutte le scienze - traccia un quadro vasto e ricco della civiltà italiana. Ha così prodotto un'amplissima opera di consultazione, utile repertorio ispirato deliberatamente a propositi di pura erudizione, in cui la ricerca d'archivio predomina sull'indagine letteraria. Altre sue opere sono la Biblioteca modenese e le Memorie storiche modenesi. Da ricordare inoltre la laboriosissima direzione del nuovo "Giornale de' letterati d'Italia".

La Divina Commedia

La Divina Commedia

La Divina Commedia (1832-1833).

Storia

L'esemplare è pervenuto alla Biblioteca nel 1943

Caratteristiche

L'opera è in quattro volumi di piccolissime dimensioni (cm. 8,5×5,7). I primi tre sono dedicati alle tre cantiche e il quarto a un apparato di note. All'inizio di ogni canto è premesso un "Argomento" di Gasparo Gozzi. Il primo volume contiene, alle pagine V-XVIII, la "Vita di Dante Alighieri scritta da Pierantonio Serassi".

Le pagine XVII-XVIII sono rilegate dopo le XIX e XX.

La legatura è in pergamena con dorature sul dorso.

Notizie su Piero Antonio Serassi, Gasparo Gozzi e Giuseppe Antonelli

Piero Antonio Serassi (1721-1791), erudito bergamasco, appartenne all'Accademia dei Trasformati a Milano e a quella degli Eccitati a Bergamo. Diresse una collezione di classici italiani e fu a Roma quale segretario di cardinali. La sua opera maggiore è la Vita di Torquato Tasso, che costituisce in realtà una storia della letteratura italiana della fine del XVI secolo.

Gasparo Gozzi (1713-1786), veneziano, ebbe una produzione letteraria spesso dettata dal bisogno di denaro (traduzioni e versi d'occasione); compose inoltre poesie burlesche, scritte per diletto e pubblicate anonime nel 1751. Fece parte dell'Accademia dei Granelleschi (le cui adunanze rallegrò con le spiritose Cicalate) dove, per sua iniziativa, si leggeva la Divina Commedia, di cui egli compilò in terzine gli argomenti di ciascun canto. Le sue Lettere diverse non contengono solamente missive, ma dialoghi, novelle, favole, sogni, traduzioni, sermoni. I suoi scritti migliori apparvero nella "Gazzetta veneta", uscita nel 1760, e, soprattutto, nell'Osservatore veneto(gennaio 1760-agosto 1762), che è il suo capolavoro e che tratta con maggiore ampiezza e varietà la parte letteraria della "Gazzetta veneta". Soprintendente alle materie letterarie nel 1764, ebbe nel 1770 l'incarico di studiare e proporre una riforma degli studi, nonché di formare le biblioteche scolastiche di Venezia e di Padova.

Giuseppe Antonelli (1793-1861), editore e tipografo veneziano, fu tra i migliori d'Europa e meritò riconoscimenti ufficiali ed elogi. La sua officina era all'avanguardia per i mezzi meccanici e il suo nome è legato anche all'invenzione di alcuni nuovi processi tipografici e all'introduzione in Italia della galvanoplastica e dell'elettrotipia. Aprì officine minori a Ferrara, Verona e Padova. Ebbe una produzione sterminata con molte collezioni pregevoli e pubblicazioni culturali di grande importanza, tra le quali ricordiamo un'edizione dantesca commentata da Niccolò Tommaseo, l'opera Nuova biblioteca degli scrittori latini e una serie di enciclopedie, tra le quali spicca soprattutto quella geografica.