Il lavoro analizza gli andamenti dei premi sui Credit Default Swap (CDS) - contratti derivati che consentono di trasferire il rischio di credito relativo a una determinata obbligazione da un soggetto che intende acquisire copertura dal suddetto rischio a un soggetto che intende prestarla - al fine di valutare l'efficacia del programma di acquisto di obbligazioni di società private (Corporate Sector Purchase Programme o CSPP) varato dalla BCE il 10 marzo del 2016. In particolare, si mira a valutare in che misura la riduzione dei differenziali di rendimento dei titoli obbligazionari privati osservata dal'avvio del CSPP possa essere attribuita a una maggiore propensione degli investitori ad assumersi rischi (e alla conseguente compressione dei premi per il rischio), favorita dalle misure di politica monetaria espansive, o alla capacità di tali misure di ridurre le perdite attese migliorando le aspettative sulle condizioni economiche e finanziarie degli emittenti.
L'analisi è condotta impiegando un campione di 125 CDS di società europee appartenenti al settore non finanziario e a quello finanziario, sul periodo che va dal gennaio 2007 al febbraio 2017.
Si utilizza un modello econometrico che nei premi sui CDS permette di distinguere tra tre componenti: la compensazione per le perdite attese; il premio al rischio richiesto dal venditore del CDS per variazioni inattese della probabilità di default (c.d. distress risk premia); il premio al rischio connesso con la difficoltà di diversificare efficacemente le esposizioni ai singoli emittenti (c.d. jump-at-default risk premia). Dopo avere così scomposto i premi sui CDS si conduce un esercizio di event study, considerando le tre date in cui sono avvenuti gli annunci della BCE sul programma CSPP (10 marzo 2016, 21 aprile e 2 giugno), per valutare l'ffetto di tali annunci sulle singole componenti.
I risultati principali sono i seguenti: la data in cui si è registrata la maggiore riduzione dei premi sui CDS è quella dell'introduzione del programma; tale riduzione è attribuibile sia a una compressione dei premi al rischio sia, in misura minore, a una diminuzione delle perdite attese; infine, quest'ultima è stata più pronunciata per gli emittenti del settore finanziario.