N. 1132 - Le determinanti di lungo periodo del tasso di interesse reale

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di Fabio Busetti e Michele Caivanosettembre 2017

Il lavoro presenta un'analisi empirica dei fattori alla base della tendenziale diminuzione del tasso di interesse reale nelle maggiori economie avanzate a partire dagli anni Ottanta; secondo l'ipotesi di stagnazione secolare, tale andamento sarebbe attribuibile alla graduale riduzione del tasso di crescita dell'attività economica, a sua volta riconducibile a fattori demografici e tecnologici.

La metodologia econometrica utilizzata è quella della regressione nel campo delle frequenze (band spectrum regression), che consente di studiare la relazione di medio-lungo periodo tra il tasso di interesse reale e le sue determinanti, isolandola dalle fluttuazioni alle frequenze tipiche del ciclo economico e dalla volatilità di brevissimo termine. Tale metodologia non è stata finora mai applicata nelle analisi condotte sull'ipotesi di stagnazione secolare; un contributo innovativo consiste inoltre in un'analisi di regressione di tipo panel effettuata nel campo delle frequenze, in cui si tiene conto di effetti fissi di paese.

Secondo le stime di questo lavoro l'evoluzione demografica e l'andamento della produttività totale dei fattori (in particolare dell'accumulazione di capitale umano) sarebbero le principali determinanti delle fluttuazioni di medio-lungo periodo del tasso di interesse reale. I fattori finanziari e le variazioni nella distribuzione nel reddito vi contribuirebbero invece in misura modesta.

La metodologia utilizzata consente inoltre di pervenire a una stima del "tasso di interesse naturale", che è definito come tasso d'interesse reale che mantiene il prodotto al suo livello potenziale e l'inflazione in linea con l'obiettivo della banca centrale. Esso costituisce un riferimento teorico importante al fine di misurare l'orientamento della politica monetaria.

I risultati del lavoro segnalano che negli anni più recenti il tasso di interesse naturale si sarebbe portato su livelli negativi nell'area dell'euro.

Pubblicato nel 2019 in: International Finance, v. 22, 2, pp. 171-185

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