Rapporto sulla stabilità finanziaria n. 2 - 2020

Durante l'estate la ripresa dell'attività in Europa e in Italia è stata più ampia delle attese, evidenziando la capacità di recupero dell'economia e l'efficacia delle misure di sostegno monetarie, di bilancio e di vigilanza. Tuttavia i rischi per la stabilità finanziaria provenienti dal quadro macroeconomico sono tornati ad aumentare con il riacutizzarsi della pandemia; tale situazione incide sulle prospettive di crescita, la cui evoluzione dipenderà dall'efficacia e dalla determinazione degli interventi di politica economica.

In Italia, come negli altri paesi dell'Unione europea, le condizioni sui mercati finanziari sono significativamente migliorate, con il pressoché completo rientro delle tensioni emerse in primavera. Tale andamento ha beneficiato soprattutto degli effetti del programma di acquisto di titoli pubblici e privati per l'emergenza pandemica (Pandemic Emergency Purchase Programme, PEPP) e del miglioramento delle aspettative che ha fatto seguito all'accordo del Consiglio europeo sul programma Next Generation EU: quest'ultimo permetterà di fornire un deciso sostegno alle economie sfruttando il bilancio e la capacità di prestito dell'Unione.

Anche in considerazione della natura temporanea delle misure espansive di bilancio, il debito pubblico italiano resta sostenibile; la sua permanenza su livelli elevati può tuttavia determinare in prospettiva l'esposizione a rischi derivanti da tensioni sui mercati finanziari o da nuovi shock macroeconomici. Un sentiero di riduzione è possibile assicurando la combinazione di condizioni di finanziamento distese, misure efficaci di sostegno alla crescita e un graduale aggiustamento di bilancio coerente con il quadro macroeconomico.

Le misure di politica economica finora adottate - tra cui l'espansione della Cassa integrazione guadagni, la moratoria sui prestiti, il posticipo degli adempimenti fiscali, i contributi a fondo perduto e gli schemi di garanzia sui nuovi finanziamenti - hanno contribuito ad attenuare le conseguenze economiche della pandemia per le imprese e ne hanno ampiamente soddisfatto il fabbisogno di liquidità. Ciò nonostante l'economia italiana dovrà fronteggiare i rischi connessi con l'aumento dell'indebitamento delle società non finanziarie e con la progressiva rimozione delle misure di sostegno. Nell'attuale situazione di incertezza va evitata un'uscita anticipata dagli interventi di supporto, che potrebbe riflettersi anche su imprese in grado di superare la crisi. In prospettiva, l'efficace attuazione di misure volte a favorire la patrimonializzazione delle aziende e a riequilibrarne la struttura finanziaria può contribuire ad attenuare i rischi.

I bilanci delle famiglie hanno risentito della caduta del reddito disponibile. L'impatto, soprattutto per i nuclei finanziariamente fragili, è stato limitato grazie ai bassi tassi di interesse, alle moratorie e alle altre misure di sostegno. I rischi derivanti dal settore restano circoscritti e la quota di debito delle famiglie vulnerabili si mantiene contenuta.

I principali rischi per le banche italiane derivano dal probabile peggioramento della qualità del credito e da un'ulteriore riduzione della redditività. Il tasso di deterioramento dei prestiti è rimasto finora molto basso, beneficiando dei provvedimenti governativi sul credito e delle indicazioni delle autorità di vigilanza di utilizzare la flessibilità insita nelle regole sulla classificazione dei finanziamenti. Nel primo semestre di quest'anno la maggior parte degli intermediari ha comunque aumentato gli accantonamenti sui crediti in bonis, in previsione di un peggioramento della qualità dei prestiti; ne ha risentito fortemente la redditività. Nello stesso periodo si è rafforzata la patrimonializzazione, sia per le banche significative sia per quelle meno significative, anche grazie alla capitalizzazione degli utili relativi all'esercizio 2019 che, in base alle indicazioni delle autorità di vigilanza, non sono stati distribuiti.

L'indice di solvibilità medio delle compagnie di assicurazione italiane è sceso rispetto ai valori registrati alla fine del 2019, ma rimane ben al di sopra del minimo regolamentare. I benefici derivanti dall'incremento dei corsi dei titoli detenuti in portafoglio e dal contenimento nella distribuzione dei dividendi hanno compensato solo in parte la diminuzione dei fondi propri generata dall'abbassamento della curva dei tassi di interesse. La pandemia ha determinato una riduzione della redditività, in particolare per la gestione vita. La posizione di liquidità è invece rimasta stabile, nonostante la complessiva contrazione dei premi.

La raccolta netta dei fondi comuni aperti italiani è tornata positiva dopo le tensioni emerse in marzo. Rimangono contenuti i rischi per la stabilità finanziaria derivanti dall'attività dei fondi mobiliari alternativi e di quelli immobiliari. Per entrambe le tipologie di fondi i potenziali rischi connessi con l'investimento in attività illiquide sono attenuati dalle norme che ne impongono la costituzione in forma chiusa.

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