N. 297 - Perché le imprese assumono a tempo determinato? Evidenze empiriche da dati longitudinali

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di Fabrizio Colonna, Giulia Giupponinovembre 2015

A seguito delle riforme del mercato del lavoro succedutesi negli ultimi decenni, il dibattito politico ed economico italiano si è spesso soffermato sul ricorso al lavoro a tempo determinato, sollevando spesso preoccupazioni circa un possibile utilizzo dei contratti temporanei non finalizzato a soddisfare necessità produttive di breve periodo, o a selezionare più accuratamente i neoassunti, bensì a gestire i ricambi di personale evitando i maggiori costi del contratto a tempo indeterminato (in particolare quelli connessi con la disciplina dei licenziamenti). Sebbene sia molto complesso identificare separatamente il peso delle diverse motivazioni economiche alla base dell’utilizzo dei contratti temporanei, il presente lavoro si propone di valutare in quale misura le imprese italiane ricorrano a contratti a tempo determinato per soddisfare i picchi produttivi mensili. Sulla base di una semplice analisi di correlazione, le imprese che operano nei settori che registrano una maggiore variabilità mensile dei livelli produttivi ricorrono più intensamente all’uso di posizioni temporanee; quantitativamente, circa un terzo delle assunzioni a tempo determinato è attribuibile a tale stagionalità. Utilizzando due modelli comportamentali in cui le imprese, tenendo conto della dimensione e della durata prevista di shock alla produttività, scelgono se assumere e con quale contratto si stima che i picchi produttivi stagionali mensili spiegano una quota non marginale, pari ad almeno il 25 per cento, delle assunzioni a tempo determinato.