Indagine sulle aspettative di inflazione e crescita - giugno 2011, n. 33Supplementi al Bollettino Statistico - Indagini campionarie

Dal 6 al 21 giugno 2011 si sono svolte le interviste dell’indagine trimestrale Banca d'Italia – Il Sole 24 Ore sulle aspettative d’inflazione e crescita. Hanno partecipato 485 imprese con almeno 50 addetti, di cui 283 operanti nell’industria e 202 nel settore dei servizi.

I principali risultati

Aspettative d’inflazione in Italia e variazione dei prezzi di vendita delle imprese

Le attese sull’inflazione al consumo sono state riviste al rialzo rispetto alla rilevazione di marzo, al 2,8 per cento sull’orizzonte a sei mesi (dal 2,2) e al 2,9 su quelli a uno e a due anni (rispettivamente dal 2,3 e 2,4 per cento). Esse si collocano al di sopra di quelle degli analisti professionali su tutti gli orizzonti temporali, in particolare per quelli più distanti. In giugno il ritmo di crescita tendenziale dei prezzi al consumo è stato del 3 per cento, superiore di 1,3 punti percentuali alle aspettative rilevate nell’inchiesta di 12 mesi fa.

Le imprese hanno dichiarato di aver aumentato i propri prezzi di vendita dell’1,6 per cento sui dodici mesi, quasi mezzo punto percentuale in più rispetto a quanto rilevato nell’inchiesta precedente. L’aumento è stato sensibilmente maggiore a quello anticipato dalle imprese nel giugno 2010 per i successivi dodici mesi (0,9 per cento). I rincari più forti si sono verificati tra le imprese che impiegano meno di 500 addetti e tra quelle localizzate al Nord, in assenza di apprezzabili differenze tra il comparto industriale e il terziario.

Per i prossimi dodici mesi le imprese prevedono un’ulteriore accelerazione dei propri prezzi di vendita, al 2,2 per cento, in misura più accentuata al Centro (2,6) e al Sud (2,4).

Valutazioni sulla situazione economica generale

Nel secondo trimestre del 2011 le valutazioni circa la situazione economica generale manifestano una perdurante incertezza, con un incremento dal 60 al 62 per cento della quota di imprese che riscontrano un quadro di stazionarietà. Il saldo percentuale tra quelle che riportano un miglioramento e quelle che segnalano un peggioramento, pressoché nullo nell’inchiesta precedente, è risultato negativo per quasi 14 punti percentuali. Il pessimismo appare più accentuato tra le unità di minori dimensioni e tra quelle operanti nel terziario.

In prospettiva, il 41,8 per cento delle imprese attribuisce probabilità nulla alla possibilità di miglioramento della situazione economica generale nei prossimi tre mesi (era il 34,5 nella precedente inchiesta); valutazioni moderatamente più favorevoli emergono per le unità di medie e grandi dimensioni.

Evoluzione della domanda

I giudizi sull’andamento congiunturale della domanda per i propri prodotti si fanno più prudenti rispetto a quanto rilevato nel primo trimestre: il saldo tra le risposte di aumento e di diminuzione è sceso a 3,1 punti percentuali, da 7,2. Tra le imprese che realizzano più di due terzi del proprio fatturato all’estero si riduce sensibilmente la quota di quelle che riportano un miglioramento della domanda (a 28,1 per cento dal 43,6), mentre aumenta l’incidenza dei giudizi di stazionarietà. In generale, nell’industria emerge un maggiore ottimismo rispetto al terziario.

Poco meno del 40 per cento delle imprese esportatrici ritiene che sia aumentata la domanda dei propri prodotti sui mercati esteri, contro una quota del 16,4 che ne indica una diminuzione, segnalando un leggero peggioramento rispetto a tre mesi fa. Solo tra le imprese del Meridione si riscontra un saldo negativo tra le valutazioni di crescita e di diminuzione (-3,1 punti percentuali). In prospettiva, una quota appena inferiore al 60 per cento di tutte le imprese si attende che nei prossimi tre mesi la domanda estera dei propri prodotti rimarrà invariata, a fronte del 35 per cento che ne indica un aumento. Attese più ottimistiche si riscontrano nell’industria e nelle regioni del Centro, dove le anticipazioni di miglioramento superano il 50 per cento.

Valutazioni delle condizioni operative delle imprese

Rispetto alla precedente inchiesta, cresce leggermente la percentuale di imprese che si attende un peggioramento delle condizioni operative nei prossimi tre mesi (al 18,4 dal 15,8 per cento di marzo), mentre rimane sostanzialmente invariata (15,7 per cento) l’incidenza dei giudizi di miglioramento. Indicazioni improntate a un maggior pessimismo si riscontrano nel terziario e, in misura più accentuata, nel Meridione. Tra i fattori che influenzeranno le condizioni operative nei prossimi tre mesi si riduce il peso sia della domanda, che torna sui livelli di un anno fa, sia dei corsi delle materie prime.

Si conferma, pur con una leggera attenuazione, l’ottimismo circa l’evoluzione delle condizioni operative nei prossimi tre anni. La percentuale di imprese che ne prefigura un miglioramento scende dal 64,7 della precedente inchiesta al 60,1 e dal 77,4 per cento al 76,9 per le imprese di maggiori dimensioni.

Condizioni per l’investimento

Le valutazioni sulle condizioni per investire rimangono molto incerte, in presenza di una quota di imprese appena inferiore al 70 per cento che riporta giudizi di stazionarietà. Rispetto alla precedente rilevazione, si è lievemente acuito (da 0,7 a 2,7 punti percentuali) il saldo negativo tra le percentuali di coloro che segnalano un miglioramento e coloro che rilevano un peggioramento.

Scorte di prodotti finiti

L’85,5 per cento delle imprese ritiene che il livello delle proprie scorte di prodotti finiti sia adeguato rispetto alla domanda attesa, appena un punto percentuale in meno rispetto al primo trimestre dell’anno.

Condizioni di accesso al credito

Per poco meno dell’80 per cento delle imprese le condizioni di accesso al credito sono rimaste invariate negli ultimi tre mesi (tav. 14); la quota di imprese che le ritiene migliorate, pur contenuta, appare in crescita (al 5,7 per cento, dal 2,2 di marzo). Le unità che hanno dichiarato un peggioramento si localizzano principalmente nelle regioni del Centro e del Sud.

Dinamica dell’occupazione

La quota di imprese che anticipano come invariata la propria occupazione nei prossimi tre mesi si riduce di tre punti percentuali rispetto a marzo, scendendo a 66,5; il saldo tra le quote che indicano, rispettivamente, aumento e riduzione, diventato negativo nel complesso (di 1,5 punti percentuali; era nullo tre mesi fa), appare positivo tra le imprese dei Servizi e quelle localizzate nel Nord Ovest del paese. Le imprese del Centro risultano più pessimiste.

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