Indagine sulle aspettative di inflazione e crescita - giugno 2010, n. 34Supplementi al Bollettino Statistico - Indagini campionarie

Dal 3 al 21 giugno 2010 si sono svolte le interviste dell’indagine trimestrale Banca d'Italia – Il Sole 24 Ore sulle aspettative di inflazione e crescita. Hanno partecipato 480 imprese con almeno 50 addetti, di cui 278 operanti nell’industria e 202 nel settore dei servizi.

I principali risultati

Aspettative di inflazione in Italia e variazione dei prezzi di vendita delle imprese

Le attese sul tasso d’inflazione al consumo per i prossimi dodici mesi si sono collocate all’1,7 per cento, in lieve crescita dall’1,4 del sondaggio precedente e sostanzialmente in linea con le previsioni degli analisti professionali sullo stesso orizzonte temporale. Anche le aspettative a 24 mesi sono leggermente cresciute, attestandosi al 2 per cento (1,8 nella rilevazione dello scorso marzo). In giugno il ritmo di crescita tendenziale dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo è stato dell’1,4
per cento, in linea con le aspettative rilevate nell’inchiesta di dodici mesi fa.

Le imprese hanno dichiarato di aver aumentato i propri prezzi di vendita dello 0,4 per cento nei dodici mesi precedenti, a fronte del lieve calo (0,4 per cento) registrato nella rilevazione precedente. L’incremento realizzato dei prezzi è inferiore a quello che le imprese avevano anticipato nel giugno del 2009 per il periodo in esame (0,8 per cento).

Per i prossimi dodici mesi le imprese anticipano in media una revisione al rialzo dei propri listini dello 0,9 per cento. Tra i fattori che spingeranno al rialzo i prezzi praticati dalle imprese si rilevano, in continuità con la rilevazione precedente, le quotazioni delle materie prime e, in misura minore, il costo del lavoro; le pressioni provenienti dalle politiche di prezzo dei principali concorrenti continueranno a esercitare invece un’azione di contenimento.

Valutazioni sulla situazione economica generale

Anche nel secondo trimestre 2010 è proseguito, sebbene in misura più contenuta, il graduale ridimensionamento delle valutazioni sulla situazione economica generale in corso dall’inchiesta di dicembre. E’ aumentata, rispetto al precedente sondaggio, la quota d’imprese che hanno riportato
un peggioramento delle condizioni economiche generali (al 23,4 per cento dal 21,8), mentre
è diminuita quella di coloro che le ritengono migliorate (al 15,6 per cento dal 17,7); è risultata pressoché immutata la percentuale delle aziende che hanno ritenuto invariata la condizione economica rispetto al trimestre precedente (60,9 per cento). Il saldo delle opinioni rimane pertanto negativo, ampliandosi rispetto alla rilevazione di marzo (7,8 punti percentuali, da 4,1). A livello disaggregato, le valutazioni sono lievemente più pessimiste nel comparto dei servizi, al Centro e, in misura più marcata, al Sud e nelle Isole; per le imprese con almeno 1.000 addetti il saldo, come già nella precedente rilevazione, risulta lievemente positivo (2,9 punti percentuali).

I giudizi circa le prospettive a breve termine del quadro congiunturale rimangono improntati alla cautela: oltre l’80 per cento delle imprese intervistate esclude o giudica poco probabile un miglioramento della situazione economica nel prossimo trimestre (sostanzialmente in linea con quanto registrato in marzo); di contro, l’11 per cento delle aziende con almeno 1.000 addetti ritiene che la probabilità di miglioramento sia superiore al 50 per cento.

Evoluzione della domanda

La quota delle imprese che giudica invariata la domanda dei propri prodotti rispetto a tre mesi prima è salita al 57 per cento, dal 51,5 della precedente inchiesta, mentre è cresciuta più lievemente la percentuale di quelle che la considerano in espansione (al 25,1 per cento, dal 23,6). A livello territoriale, il saldo fra le aziende che hanno registrato un aumento e quelle che hanno riportato una diminuzione è tornato positivo per le imprese del Nord Est e del Centro, mentre rimane negativo per quelle localizzate nel Meridione.

Le opinioni sono decisamente più favorevoli per le aziende esportatrici, in particolare per quelle che realizzano all’estero almeno due terzi del proprio fatturato, in connessione con la maggiore vivacità della domanda per i propri prodotti proveniente dall’estero: con riferimento a quest’ultima, il saldo fra i giudizi di aumento e quelli di diminuzione è rimasto ampiamente positivo e in lieve crescita rispetto alla passata rilevazione (ora a 25,3 punti percentuali, da 23,3).

Valutazioni delle condizioni operative delle imprese

Sebbene i due terzi delle imprese (come nella precedente rilevazione) prevedano che nel terzo trimestre del 2010 opereranno in condizioni economiche invariate, la quota di aziende che ne sconta un miglioramento rimane inferiore a quella di coloro che ne stimano un peggioramento (15,1 per cento contro 18).

Tra i fattori che influenzeranno le condizioni operative delle imprese rimane immutato, rispetto allo scorso trimestre, il contributo positivo della variazione della domanda (più apprezzabile per le aziende con sede amministrativa nel Nord Ovest), mentre crescono le preoccupazioni circa l’andamento dei corsi delle materie prime e le condizioni di accesso al credito.

Sebbene ancora ampiamente maggioritaria, risulta in ulteriore discesa la quota di imprese che attendono un miglioramento delle condizioni in cui opereranno nei prossimi tre anni (al 63,6 per cento dal 68,2), a fronte di un aumento di quelle che prevedono un peggioramento (la cui incidenza sul totale è ora al 14,4 per cento, dal 9,9 di marzo). Il calo nei giudizi di miglioramento sarebbe più pronunciato per le aziende del terziari o e per quelle di piccole dimensioni.

Condizioni per l’investimento

Anche nel secondo trimestre del 2010 le opinioni sulle condizioni per l’investimento sono rimaste complessivamente poco favorevoli: il saldo tra le imprese che le giudicano in miglioramento e quelle che le considerano peggiorate si è ampliato a –5,3 punti percentuali da –1,8 di marzo; la quota di aziende che valutano la situazione sostanzialmente invariata continua a collocarsi intorno al 70 per cento.

Scorte di prodotti finiti

La percentuale di imprese operanti nel comparto industriale che dichiara di aver diminuito le proprie giacenze di prodotti finiti fra il primo e il secondo trimestre del 2010 è pari al 25,2 per cento, a fronte di una quota più che doppia di quelle che hanno mantenuto le proprie scorte invariate (54 per cento).

Coerentemente con i giudizi più cauti circa l’evoluzione della situazione economica generale, è aumentata, rispetto alla rilevazione passata, la percentuale di aziende che considera abbondante l’attuale livello delle giacenze (16 per cento contro 12,8 in marzo), in presenza di una riduzione del numero di quelle che le ritengono adeguate.

Condizioni di accesso al credito

Rimangono pressoché invariate le opinioni sulle condizioni di accesso al credito rispetto all’inchiesta di marzo: l’80 per cento delle imprese (79,1 nel sondaggio precedente) le considera immutate rispetto a tre mesi fa, mentre si riduce lievemente la quota di quelle che riportano un inasprimento (15,1 per cento dal 16,2 della precedente inchiesta). Giudizi meno sfavorevoli provengono dalle aziende di maggiore dimensione e da quelle con sede amministrativaal Sud e nelle Isole.

Dinamica dell'occupazione

Le attese a breve termine delle imprese sull’evoluzione dell’occupazione sono peggiorate rispetto al sondaggio di marzo. La quota di aziende che stimano una riduzione del numero di addetti si è confermata, per il nono trimestre consecutivo, superiore a quella che ne prevede un incremento; il saldo negativo è tornato ad ampliarsi rispetto al sondaggio precedente (11,9 punti percentuali dai 7,7 di marzo). A livello geografico le indicazioni più sfavorevoli sono provenute dalle aziende del Centro e del Sud.

Testo della pubblicazione