Bollettino Economico n. 4 - 2025

Bollettino Economico
Ottobre 2025
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L'economia globale continua a risentire delle tensioni commerciali internazionali

Gli accordi siglati dagli Stati Uniti con l'Unione europea e altri partner hanno avviato la definizione di un nuovo assetto delle relazioni commerciali. Il quadro è tuttavia in evoluzione e l'incertezza sulle politiche commerciali pesa ancora sulle prospettive dell'economia globale nel medio termine. Nel secondo trimestre i più alti dazi hanno già contribuito a ridurre il commercio internazionale, come atteso dai principali osservatori. Gli effetti sull'economia statunitense sono stati finora limitati: il PIL è tornato a espandersi, seppure in un contesto di indebolimento del mercato del lavoro. L'economia cinese continua a essere frenata dalla debolezza della domanda interna. Secondo le previsioni del Fondo monetario internazionale, nella media del biennio 2025-26 la crescita globale sarà leggermente inferiore a quella dello scorso anno.

La crescita del PIL dell'area è modesta

Nei mesi primaverili il PIL dell'area dell'euro ha nettamente decelerato; è venuta meno la straordinaria spinta della domanda statunitense che lo aveva sostenuto nel primo trimestre, connessa con l'anticipazione degli acquisti in vista dell'entrata in vigore dei dazi. Sulla base delle nostre stime, la crescita del prodotto è stata modesta anche nei mesi estivi. Secondo le più recenti proiezioni degli esperti della Banca centrale europea, il PIL dell'area aumenterà di poco più dell'1 per cento all'anno nella media del triennio 2025-27. L'inflazione al consumo si colloca attorno al 2 per cento dallo scorso maggio; è prevista in lieve discesa nel 2026, per poi tornare su valori non distanti dall'obiettivo nel 2027.

La BCE ha mantenuto invariati i tassi ufficiali

Nelle riunioni di luglio e di settembre il Consiglio direttivo della BCE ha lasciato invariati i tassi ufficiali. Tra maggio e agosto il costo del credito alle imprese è ulteriormente diminuito per effetto della trasmissione del precedente allentamento della politica monetaria. Nonostante tale flessione, la dinamica dei prestiti è rimasta moderata, risentendo della debolezza della domanda e delle tensioni commerciali; queste ultime in particolare hanno indotto una ricomposizione dei finanziamenti dalle scadenze a lungo termine verso quelle a breve.

L'economia italiana è tornata a crescere nei mesi estivi

Il PIL dell'Italia è sceso lievemente nel secondo trimestre, riflettendo il forte calo delle esportazioni, come in altri paesi dell'area. Sulla base delle nostre valutazioni, nel terzo trimestre l'economia italiana è tornata a espandersi, seppure in misura modesta. Al nuovo rialzo degli investimenti - grazie alle più favorevoli condizioni di finanziamento, agli incentivi fiscali e alle misure connesse con il PNRR - si è associato il leggero aumento dei consumi, sospinti dal miglioramento della fiducia delle famiglie e dalla tenuta dei redditi da lavoro. L'attività è cresciuta nei servizi e nelle costruzioni, mentre è restata debole nella manifattura.

Si è ampliato l'avanzo di conto corrente

Dopo la contrazione nei mesi primaverili, secondo nostre stime le esportazioni di beni in volume sono tornate a salire nel bimestre luglio-agosto. Tra aprile e giugno l'avanzo di conto corrente della bilancia dei pagamenti si è ampliato. Si è ulteriormente rafforzata la domanda di titoli italiani da parte degli investitori esteri. La posizione netta sull'estero resta largamente creditoria, seppure in riduzione a causa del deprezzamento del dollaro nei confronti dell'euro.

L'occupazione si è stabilizzata

Nel secondo trimestre il numero di occupati è rimasto pressoché invariato, a fronte di un leggero incremento delle ore lavorate pro capite. Il tasso di partecipazione è nuovamente salito fra i lavoratori più anziani, ma è diminuito tra i più giovani; quello di disoccupazione si conferma su valori bassi in tutte le classi anagrafiche. Si è attenuata la crescita delle retribuzioni contrattuali, che resta tuttavia al di sopra dell'inflazione. Nei mesi estivi l'occupazione si è mantenuta stabile e le retribuzioni hanno ancora rallentato.

L'inflazione resta contenuta

Nel terzo trimestre l'inflazione si è confermata poco al di sotto del 2 per cento. Anche la componente di fondo si è collocata su valori simili: all'aumento molto debole dei prezzi dei beni non energetici si è contrapposto quello più robusto dei servizi. I prezzi dei beni alimentari hanno accelerato, a causa di fattori temporanei i cui effetti dovrebbero venire meno nei prossimi mesi. Rimane moderata la crescita dei prezzi alla produzione.

La dinamica dei prestiti alle imprese è tornata positiva

È proseguita la trasmissione delle riduzioni dei tassi ufficiali al costo della raccolta bancaria e a quello dei finanziamenti alle imprese. Il credito alle società non finanziarie ha ripreso a crescere: l'andamento dei prestiti è tornato positivo nei servizi e si è attenuata la flessione nell'industria. Le indagini presso le banche segnalano che la domanda di finanziamenti delle imprese si è rafforzata, in un contesto caratterizzato dall'assenza di tensioni dal lato dell'offerta. Il credito alle famiglie ha accelerato.

L'indebitamento netto scenderebbe al 3 per cento del PIL

In base al Documento programmatico di finanza pubblica 2025 approvato dal Governo il 2 ottobre, l'indebitamento netto si ridurrebbe al 3 per cento del PIL nel 2025; scenderebbe poi gradualmente fino al 2,3 nel 2028. Il debito pubblico continuerebbe ad aumentare portandosi al 137,4 per cento del prodotto nel 2026, per poi ridursi di circa un punto percentuale nel successivo biennio.

Il prodotto italiano beneficerà dell'espansione della domanda interna

Secondo le nostre proiezioni, in Italia il PIL salirà dello 0,6 per cento nel 2025 e nel 2026 e dello 0,7 nel 2027. Lo scenario tiene conto degli accordi commerciali tra Stati Uniti e Unione europea e di una minore incertezza sulle politiche commerciali. Il prodotto sarà sostenuto dalla crescita degli investimenti, mentre nell’anno in corso le scelte di consumo resteranno improntate alla cautela, per poi riflettere maggiormente l’espansione del reddito disponibile. La domanda estera risentirà dei maggiori dazi e dell’apprezzamento dell’euro. L’inflazione al consumo si collocherà all'1,7 per cento nel 2025, scenderà all’1,5 nel 2026 e risalirà all’1,9 nel 2027.

Il quadro previsivo è soggetto a elevata incertezza, riconducibile in particolare all’evoluzione delle politiche commerciali e dei conflitti in corso. La crescita potrebbe risentire dei timori sulle prospettive delle finanze pubbliche nell’area dell’euro e in altre economie avanzate. D’altra parte, un orientamento più espansivo della politica di bilancio a livello europeo, connesso in particolare con un significativo incremento delle spese per la difesa, potrebbe sostenere l’attività economica.

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