Con le nuove misure protezionistiche peggiorano le prospettive per la crescita globale
In un contesto di incertezza eccezionalmente elevata l'attività economica globale ha mostrato segni di rallentamento. La crescita si è indebolita negli Stati Uniti e stenta a rafforzarsi in Cina. Il 2 aprile l'amministrazione statunitense ha annunciato un drastico aumento dei dazi verso quasi tutti gli altri paesi, commisurato al loro avanzo commerciale nei confronti degli Stati Uniti. Si tratta di una netta cesura rispetto alle politiche adottate finora, che potrebbe avere ripercussioni pesanti sull'economia globale e sulla cooperazione internazionale. L'espansione del PIL mondiale, già rivista al ribasso nelle proiezioni formulate dall'OCSE prima del 2 aprile, potrà risentire significativamente degli effetti diretti e indiretti dei nuovi dazi e dell'incertezza connessa con le politiche commerciali restrittive.
La reazione dei mercati finanziari è stata decisamente negativa
L'annuncio dei nuovi dazi ha causato una rapida e decisa correzione dei mercati finanziari internazionali: i corsi azionari hanno registrato cali consistenti, soprattutto nei settori più esposti al commercio mondiale. Il marcato aumento della volatilità ha indotto gli investitori a riallocare i propri portafogli a favore di attività più sicure. A differenza di altri passati episodi di forte turbolenza sui mercati, il dollaro si è deprezzato rispetto a tutte le principali valute. Le quotazioni di petrolio e gas naturale sono bruscamente diminuite, riflettendo prospettive di un deterioramento della domanda. Il 9 aprile l'amministrazione statunitense ha annunciato una sospensione parziale dei dazi per un periodo di tre mesi, durante il quale verrà applicata un'aliquota ridotta al 10 per cento verso tutti i partner commerciali, tranne la Cina. I mercati finanziari hanno recuperato in parte i cali registrati dal 2 aprile, ma permane un contesto di elevata incertezza.
Nel primo trimestre la crescita dell'area dell'euro è stata moderata
Secondo le informazioni disponibili, il PIL dell'area dell'euro ha continuato a crescere moderatamente nei primi mesi dell'anno, sostenuto dall'evoluzione ancora positiva dei consumi, a fronte della debolezza degli investimenti in beni strumentali. Il prodotto ha ulteriormente beneficiato dell'espansione dei servizi e di un recupero dell'attività nella manifattura, su cui tuttavia inciderà negativamente l'incertezza indotta dalle politiche commerciali statunitensi. L'inflazione è scesa, collocandosi poco al di sopra del 2 per cento. Le proiezioni formulate in marzo dagli esperti della BCE, che non tenevano conto dei dazi imposti all'Unione europea dall'amministrazione degli Stati Uniti, collocavano la crescita dell'area allo 0,9 per cento nel 2025 e su valori lievemente più alti nel prossimo biennio; l'inflazione era prefigurata in diminuzione e si sarebbe stabilizzata intorno al 2 per cento all'inizio del 2026.
La BCE ha ridotto ancora i tassi ufficiali
Nelle riunioni di gennaio e marzo il Consiglio direttivo della BCE ha abbassato il tasso di interesse sui depositi presso la banca centrale per un totale di 50 punti base, portandolo al 2,5 per cento, 150 punti base al di sotto del picco raggiunto a giugno 2024. I mercati si attendono ulteriori tagli dei tassi ufficiali tra 75 e 100 punti base complessivamente nel corso del 2025. Le passate riduzioni si stanno trasmettendo regolarmente al costo del credito; la dinamica dei prestiti nell'area dell'euro rimane tuttavia modesta.
In Italia il prodotto è cresciuto moderatamente
Secondo le nostre valutazioni, il PIL dell'Italia è aumentato in misura moderata nei primi mesi dell'anno. L'attività economica è stata sospinta dalla dinamica dei consumi, a sua volta favorita dalla tenuta dell'occupazione e dall'incremento delle retribuzioni. Resta comunque debole l'andamento degli investimenti in beni strumentali, anche a causa del basso grado di utilizzo della capacità produttiva e di condizioni di finanziamento ancora restrittive. L'attività è stata sostenuta dai servizi; la manifattura ha segnato un lieve miglioramento, ma in prospettiva potrà subire le ripercussioni dei nuovi dazi e, più in generale, dell'instabilità del contesto internazionale. Nelle costruzioni, lo stimolo fornito dalla progressiva realizzazione delle opere del PNRR ha compensato la riduzione nel comparto abitativo, conseguente al venire meno dei generosi incentivi alla riqualificazione degli immobili residenziali.
Si è ampliato l'avanzo di conto corrente
Nel quarto trimestre del 2024 l'avanzo di conto corrente è aumentato, beneficiando del miglioramento del saldo mercantile. È proseguito l'acquisto di titoli pubblici italiani da parte degli investitori esteri. Le esportazioni di beni sarebbero tornate a crescere nei primi due mesi di quest'anno, verosimilmente sospinte anche dall'anticipazione degli acquisti prima dell'entrata in vigore dei dazi statunitensi; in prospettiva le esportazioni risentiranno degli effetti dell'incremento dei dazi, anche se la composizione settoriale, il posizionamento qualitativo e il buon livello di profittabilità delle imprese italiane operanti sul mercato statunitense potrebbero mitigare le conseguenze del calo della domanda da parte degli Stati Uniti, quantomeno nel breve periodo.
L'occupazione è tornata a crescere all'inizio dell'anno
Dopo aver ristagnato nello scorcio del 2024, l'occupazione ha segnato un nuovo rialzo nei primi mesi dell'anno, accompagnato da un aumento del tasso di attività. Il tasso di disoccupazione è nuovamente diminuito, soprattutto fra i più giovani. La dinamica delle retribuzioni rimarrebbe sostenuta nel corso del 2025, concorrendo al recupero ancora parziale del potere d'acquisto delle famiglie. In prospettiva tuttavia le pressioni salariali si attenuerebbero.
L'inflazione rimane contenuta
Nei primi mesi del 2025 il rincaro dell'energia ha fatto salire lievemente l'inflazione, al 2,1 per cento in marzo. Quella dei servizi, più elevata dell'inflazione complessiva, sta gradualmente diminuendo. Con il decreto "bollette" il Governo ha introdotto agevolazioni per mitigare l'aumento del costo dell'energia di famiglie e imprese. Per l'anno in corso le aziende prefigurano rialzi contenuti dei propri listini.
Prosegue la flessione del costo del credito
La riduzione dei tassi ufficiali si sta trasmettendo al costo della raccolta bancaria e a quello del credito, in linea con le regolarità storiche. I prestiti alle imprese hanno tuttavia continuato a diminuire sui dodici mesi, in misura più marcata per quelle di minore dimensione. Vi hanno inciso una domanda complessivamente fiacca, seppure in lieve ripresa, l'ampio ricorso all'autofinanziamento e condizioni di offerta ancora improntate alla cautela, in particolare per le piccole imprese. Prosegue il rafforzamento della dinamica dei prestiti alle famiglie.
L'indebitamento netto si è ridotto in modo significativo
Nel 2024 l'indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche si è più che dimezzato rispetto al 2023, grazie al forte miglioramento del saldo primario, tornato positivo per la prima volta dal 2019. Vi ha contribuito soprattutto il venire meno del Superbonus. Per contro, il rapporto tra il debito e il PIL, fortemente influenzato dagli effetti di cassa di questa agevolazione concessa in passato, è aumentato leggermente, al 135,3 per cento.
L'inasprimento dei dazi acuisce i rischi per le prospettive di crescita
Le nostre proiezioni pubblicate lo scorso 4 aprile e riportate in questo Bollettino prefigurano che in Italia il prodotto aumenterà dello 0,6 per cento nell'anno in corso, dello 0,8 nel prossimo e dello 0,7 nel 2027. Lo scenario include una prima e necessariamente parziale valutazione degli effetti dei dazi annunciati il 2 aprile dagli Stati Uniti, ma non tiene conto degli impatti di eventuali misure ritorsive, delle possibili conseguenze sui mercati internazionali, della temporanea e parziale sospensione annunciata il 9 aprile. Il PIL sarà frenato dalla domanda estera per effetto dei dazi; sarà invece sostenuto dall'espansione dei consumi, favorita dal buon andamento dei redditi reali. Gli investimenti beneficeranno delle misure del PNRR, ma saranno penalizzati dall'incertezza connessa con le tensioni commerciali, oltre che dagli effetti del venir meno degli incentivi all'edilizia residenziale. Si valuta che l'inflazione al consumo si manterrà su valori intorno all'1,5 per cento sia nel 2025 sia nel 2026, per salire al 2,0 nel 2027.
Su queste prospettive grava la possibilità di ricadute più accentuate dell'inasprimento delle politiche commerciali. La crescita potrebbe risentire in modo particolarmente pronunciato di eventuali misure ritorsive, di ulteriori aumenti dell'incertezza, nonché di tensioni prolungate sui mercati finanziari, da cui potrebbero derivare un forte rallentamento della domanda estera e un deterioramento della fiducia di famiglie e imprese.