È vero che la Banca d'Italia si è dichiarata contraria alle norme sul bail-in solo tardivamentelasciando che in Europa si approvasse la direttiva sul bail-in anche se la riteneva sbagliata?

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Le norme sul bail-in, come tutte quelle di derivazione comunitaria, sono state approvate dal parlamento europeo. La Banca d'Italia ha svolto opera di consulenza tecnica, manifestato il suo dissenso nelle sedi istituzionali. Sul sito web della Banca d'Italia è disponibile un documento di lavoro che venne trasmesso dalla delegazione italiana al Consiglio Europeo il 12 marzo 2013, quando il negoziato sulla direttiva era in corso. Da questo documento si evince che l'Italia ha sempre sostenuto la necessità che il bail-in fosse applicato solo a strumenti di nuova emissione; che non avesse, quindi, effetti "retroattivi". Inoltre, si richiedeva un periodo transitorio di 3 anni (dal 2016 al 2018) durante il quale le banche avrebbero potuto costruire gradualmente il cuscinetto di passività (il cd. MREL) necessario per assorbire le perdite in caso di bail-in, da collocare presso investitori consapevoli. Queste proposte, ripetutamente avanzate dall'Italia durante i negoziati europei, non sono state accolte nella direttiva.