Monete in oro degli Stati moderniSala 4; Vetrine 26-40

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Sala 4; Vetrine 26-40

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Si tratta di un cospicuo fondo di monete in oro coniate in Italia e all'estero in età moderna in un arco di tempo che va dall'età napoleonica ai primi decenni del 20° secolo, al cui interno sono stati selezionati alcuni pezzi significativi, al fine di poter illustrare, per il loro tramite, le alterne fortune della valuta aurea nel mondo moderno e le linee fondamentali della politica monetaria degli Stati moderni.

Vetrina. 26 - "IL FRANCO E LA LIRA" Età napoleonica

Il "franco germinale" e la "lira italiana"

Nel 1793 la Francia rivoluzionaria adottò un nuovo sistema di pesi e misure a partizione centesimale, che fu posto a base del progetto di riforma monetaria all'epoca allo studio.

Con la legge del 17 Germinale anno XI (aprile 1803) Napoleone codificò le riforme progettate sotto la Convenzione e il Direttorio e pose a base del sistema monetario francese il "franco" in argento da centesimi 100, del peso di 5 g, con un fino del 900 per mille.

Per l'oro furono stabiliti i tagli da 40 e 20 franchi; per l'argento da 5, 2, 1 franco, oltre alle frazioni da 1/2 e 1/4 di franco, con un rapporto oro/argento di 1 a 15,5.

La riforma venne estesa al Regno italico con Decreto del 21.3.1806. La nuova unità, che ebbe le stesse caratteristiche del "franco francese", fu detta "lira italiana".

Vetrina 27 - LA LIRA ITALIANA dopo il congresso di Vienna

La "lira nuova di Piemonte"

Vittorio Emanuele I, reintegrato nei propri domini a seguito del Congresso di Vienna, dopo un primo tentativo di richiamare in vita le vecchie monete, si vide costretto ad adottare ufficialmente come unità monetaria del Regno la "lira" di importazione francese, da g 5 di argento con un fino del 900 per mille, che fu detta "lira nuova di Piemonte" (R. Patente 6.8.1816) (cfr. foto n. IV.4).

Nel 1832 Carlo Alberto, aboliti i pezzi da 80 e 40 "lire" in oro, autorizzò l'emissione dei seguenti tagli: "lire" 100, 50 20 e 10 per l'oro; "lire" 5, 2, 1, "centesimi" 50 e 25 per l'argento; "centesimi" 5, 3, 1 per il rame, questi ultimi destinati esclusivamente alla circolazione dell'isola di Sardegna.

Vetrina 28 - LA LIRA ITALIANA dopo il 1861

Le monete del Regno d'Italia

Tabella delle monete autorizzate con legge n. 788 del 24.8.1862

Metallo

Valore nominale

Peso in g.

Titolo in millesimi

Oro

lire 100

      50

      20

      10

      5

32.258.00

16.129.00

6.451.60

3.225.80

1.612.90

900

900

900

900

900

Argento

lire 5

      2

      1

      0,50

      0,20

25.000.00

10.000.00

5.000.00

2.500.00

1.000.00

900

835

835

835

835

Bronzo

(lega rame/stagno)

cent. 10

         5

         2

         1

10.000.00

5.000.00

2.000.00

1.000.00

960 cu

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960 cu

960 cu

I SISTEMI MONETARI EUROPEI nel secolo XIX (Vetrine 29-31)

Vetrina 29 - MONOMETALLISMO O BIMETALLISMO? Il modello inglese

L'Inghilterra adotta il "gold standard"

Il 22.6.1816 il Parlamento inglese, nell'approvare la riforma del sistema monetario, dichiarava che solo l'oro poteva fungere da "misura base del valore e valuta legale per i pagamenti, senza limitazione alcuna di somma".

In oro furono coniate le "sovrane"; in argento la "corona" e le sue frazioni. L'incisore italiano Benedetto Pistrucci, chiamato a lavorare per la zecca di Londra, creò per le nuove monete il tipo di S. Giorgio che abbatte il drago, destinato ad un lungo incontrastato successo (cfr. foto n. IV.12 D e n. IV.12 R).

La regina Vittoria (1837-1901) per rifornire di circolante l'Impero britannico aprì nuovi stabilimenti monetari nelle Indie, in Canada, in Australia. La stessa zecca di Londra subappaltò alla ditta MM. Heatons di Birmingham parte della propria produzione, che venne pertanto contrassegnata della lettera H.

Vetrina 30 - MONOMETALLISMO O BIMETALLISMO? Il modello francese

Il problema del regime aureo in Europa

Tra il 1871 e il 1873 anche Germania, Danimarca, Svezia e Norvegia si convertirono al "gold standard".

I paesi aderenti all'Unione Monetaria Latina - Francia, Italia, Belgio, Svizzera e, dal 1868, Grecia - di fronte alla difficoltà di mantenere inalterato il rapporto oro/argento in conseguenza dei mutamenti intervenuti sul mercato internazionale dei metalli, nel 1874 decisero una temporanea limitazione delle quantità dei pezzi in argento da 5 franchi, poi sospesa definitivamente nel 1878.

In Francia la coniazione dell'oro continuò inalterata sotto la Terza Repubblica fino allo scoppio della guerra nel 1914; nel 1928 si tentò un ritorno all'oro con un pezzo da 100 franchi che, in realtà, non venne mai messo in circolazione.

Vetrina 31 - MONOMETALLISMO O BIMETALLISMO? La penisola iberica

La monetazione spagnola dell'Ottocento

In Spagna l'occupazione francese prima, la restaurazione dei legittimi sovrani poi, determinarono, in campo monetario, una situazione di grande confusione alla quale le autorità cercarono in più occasioni di porre rimedio.

Ferdinando VII introdusse nel 1820 una monetazione "costituzionale" ispirata al modello francese, con pezzi da 320, 160 e 80 "reals" in oro e da 20, 10 e 4 reali in argento, oltre ai "maravedis" in rame.

Isabella II, dopo un primo tentativo di riordinare il sistema monetario del paese con la creazione, tra l'altro, nel 1848 di un "doblone" in oro da 100 reali, adottò nel 1864 il sistema dell'"escudo", diviso in 100 "centimos". In oro furono emessi pezzi da 10, 4 e 1 escudos.

Nel 1868, infine, venne introdotto in Spagna un sistema analogo a quello dell'Unione Latina. Unità base fu la "peseta" in argento da 100 "centimos", di valore, peso e titolo uguali a quelli del franco francese.

ALCUNE ESPERIENZE DI COORDINAMENTO INTERNAZIONALE L'Unione Monetaria Latina (Vetrine 32-34)

Vetrina 32 - L'UNIONE MONETARIA LATINA Parigi, 23 dicembre 1865

Il 23 dicembre 1865, a Parigi, Italia, Belgio Francia e Svizzera avevano firmato un accordo che prevedeva l'adozione di un sistema monetario comune, imperniato su divise in oro e in argento alle quali era riconosciuto il diritto di circolare liberamente sul territorio dei paesi firmatari (cfr. foto n. IV.18, n. IV.19, n. IV.20 e n. IV.21).

In oro furono autorizzati tagli da 100, 50, 10 e 5 franchi (titolo 900  millesimi di fino); in argento quelli da 5 franchi, con un tenore di fino di 900 millesimi, e quelli da 2 e 1 franco e da 50 e 20 centesimo, con un fino di 835 millesimi.

In Italia la Convenzione venne ratificata con lettera sovrana del 2 giugno 1866.

Vetrina 33 - L'UNIONE MONETARIA LATINA

Parigi, 23 dicembre 1865

Vetrina 34 - ALCUNE TRATTATIVE PER ENTRARE NELL'UNIONE

Con Dichiarazione del 26.9.1868 nell'Unione venne ammessa anche la Grecia (cfr. foto n. IV.22). Furono invece scartate le richieste di ammissione avanzate da altri paesi europei, come la Spagna, da alcuni Stati americani e dallo Stato Pontificio.

In quest'ultimo caso alle trattative, condotte dal Cardinale Antonelli, pose fine la caduta del potere temporale dei Papi (1870).

Altri Paesi, tra cui Serbia e Montenegro, anche se non entrarono direttamente nella Lega, resero i propri sistemi monetari uniformi con quello adottato dall'Unione.

L'EPOCA DEL "GOLD STANDARD" (Vetrine 35-37)

Vetrina 35 - LA CONFEDERAZIONE GERMANICA 1871

Nel 1871 la Confederazione degli Stati Germanici adottò la base aurea per il proprio sistema monetario (cfr. foto n. IV.25). Il "gulden", il "tallero" e le loro frazioni furono in tale occasione sostituiti dal "marco tedesco" da 100 pfennigs. Al "tallero" fu però riconosciuto un valore di 3 marchi e continuò a circolare fino al 1907, data del suo ritiro.

La serie completa delle emissioni prevedeva, per l'oro, i tagli da 20, 10 e 5 "marchi"; per l'argento quelli compresi tra i 5 "marchi" e i 20 "pfennigs"; per il rame i tagli da 2 e 1 "pfennig".

Vetrina 36 - L'UNIONE MONETARIA DEI PAESI SCANDINAVI - 1873

Nel 1873 la Danimarca strinse un accordo monetario con la Svezia, a cui aderì in seguito anche la Norvegia (1875). L'Unione adottò un sistema monetario a base aurea, scegliendo come unità di conto la "corona" ("krone"), divisa in 100 øre. In oro furono coniati pezzi da 20 e da 10 "corone"; in argento pezzi da 2 e 1 "corona" e frazioni da 25 e 10 øre; i nominali inferiori, da 1, 2 e 5 øre, vennero realizzati in bronzo (cfr. foto n. IV.26, n. IV.27 e n. IV.28).

Nel 1917 venne messa in circolazione l'ultima serie di monete d'oro. A partire dal 1920 i pezzi da 25 e 10 øre furono realizzati in cupro-nichel.

Nel 1931, dopo la soppressione in Danimarca della convertibilità in oro dei biglietti di banca, l'Unione monetaria dei paesi scandinavi cessò praticamente di esistere.

Vetrina 37 - L'IMPERO AUSTRO-UNGARICO

Monete austro-ungariche

Nel sistema monetario austriaco, dal 1857 basato su un "fiorino" in argento da 100 "kreutzers", i pezzi da 8 a 4 "fiorini" in oro recavano anche l'indicazione del valore in "franchi" (Patente Imperiale del 9.3.1870). Con R.D. del 12.2.1871, n. 57, fu loro riconosciuto corso legale in Italia.

I "fiorini" di Ungheria differivano da quelli austriaci solo per il tipo del rovescio (lo stemma anziché l'aquila) e per l'iscrizione.

Nel 1892 anche in Austria e in Ungheria fu adottato un sistema monetario a base aurea, imperniato sulla corona austriaca, o "krone", e su quella ungherese, detta "krona", rispettivamente da 100 "hellers" e da 100 "fillers".

IL PERIODO POST-BELLICO E I TENTATIVI DI RESTAURAZIONE DEL "GOLD STANDARD" (Vetrine 38-40)

Vetrina 38 - L'INGHILTERRA DI GIORGIO V

Giorgio V e la moneta d'oro

Durante il primo anno del regno di Giorgio V (1911-1935) la produzione di monete d'oro, emesse con un contenuto di fino del 917 per mille, fu abbondante tanto in Inghilterra quanto nelle colonie d'oltremare.

I tagli maggiormente coniati furono quelli da una e da mezza "sovrana" (cfr. foto n. IV.32). Più limitata invece fu la produzione dei pezzi da 5 e 2 "sovrane". I tipi restarono gli stessi per tutti i nominali: il ritratto del sovrano al dritto e il S. Giorgio disegnato da Benedetto Pistrucci al rovescio. Nel 1925, dopo la crisi degli anni della prima guerra mondiale, si registra una breve ripresa nell'emissione di "sovrane" in oro.

Vetrina 39 - I PAESI DEL "BLOCCO AUREO"

Nel periodo compreso fra la prima e la seconda guerra mondiale, in una congiuntura di grave squilibrio tanto dei mercati interni quanto di quelli internazionali, nella maggior parte delle nazioni coinvolte nel conflitto vennero meno le condizioni necessarie per poter mantenere in vita sistemi monetari a base aurea.

Nel settembre del 1931 il Governo inglese liberava la Banca d'Inghilterra dall'obbligo di dare oro ai privati in cambio dei biglietti cartacei.

Tra il 1931 e il 1940, a livello mondiale le più importanti monete si sganciarono dai pesi di oro prescelti: gli unici ad opporre un netto rifiuto, almeno fino al 1936, alla possibilità di mettere in discussione le proprie parità monetarie furono i paesi del così detto "blocco aureo": Francia, Belgio, Paesi Bassi, Svizzera, oltre all'Italia e alla Polonia.

Vetrina 40 - I PAESI DEL "BLOCCO AUREO"

La lira italiana tra le due guerre

La Legge n. 786 del 24.8.1862 aveva fissato in g.0,29032254 di oro fino il valore della "lira" italiana.

Con Decreto del 21.12.1927 il Governo italiano decise la cessazione del corso forzoso dei biglietti di banca e fece obbligo alla Banca d'Italia di convertire i propri biglietti, presso la sede centrale di Roma, in oro o in divise di paesi esteri equiparate. Il successivo 27 dicembre con R.D.L. n. 2325 il valore della "lira" venne fissato in g. 0,079 di oro fino (cfr. foto n. IV.45). Con R.D.L. n.1745 del 5.10.1936 tale contenuto fu abbassato a 0,046 con una svalutazione del 41% ca. Dopo una strenua difesa della "lira" anche l'Italia, infine, si vedeva costretta a ridurre ulteriormente il contenuto aureo della propria moneta, per mantenere l'allineamento con le divise degli altri paesi del "blocco aureo".