I tassi di interesse a breve e a lungo termine, nominali e reali, si collocano su livelli eccezionalmente bassi nel confronto storico nelle principali economie avanzate. L'attuale livello è stato raggiunto dopo una prolungata fase di riduzione che ha preso avvio nella seconda metà degli anni ottanta; la flessione si è accentuata con lo scoppio della crisi finanziaria globale.
Negli ultimi anni l'attenzione della letteratura macroeconomica e delle banche centrali si è concentrata sul tasso d'interesse "naturale", definito come il tasso d'interesse reale coerente con il prodotto al suo livello potenziale e l'inflazione in linea con l'obiettivo della politica monetaria. La graduale riduzione del tasso naturale negli ultimi decenni è una delle spiegazioni avanzate in letteratura per il calo dei tassi di interesse reali dalla metà degli anni ottanta.
Il lavoro presenta la stima di un modello di economia chiusa per gli Stati Uniti e l'area dell'euro con l'obiettivo di valutare l'attuale livello del tasso di interesse naturale e analizzarne i fattori sottostanti.
La dinamica del modello è determinata da shock permanenti e transitori in grado di cogliere alcuni dei fattori considerati nella letteratura per razionalizzare il calo dei tassi di interesse reali negli scorsi decenni. La stima del modello è effettuata mediante tecniche bayesiane e utilizzando dati annuali dal 1970 al 2016 per l'area euro e gli Stati Uniti.
L'analisi econometrica mostra che il tasso naturale si è ridotto dagli anni ottanta, contribuendo alla diminuzione dei tassi di interesse nominali e reali. Esso avrebbe raggiunto valori negativi a seguito della crisi finanziaria globale.
Shock al premio per il rischio, connessi con i mutamenti nelle preferenze degli agenti per le attività finanziarie prive di rischio, costituiscono la principale causa delle fluttuazioni del tasso naturale nell'area dell'euro. Negli Stati Uniti, tali shock, unitamente a quelli che influenzano direttamente gli investimenti, verosimilmente connessi con il funzionamento del sistema finanziario, contribuiscono maggiormente alla dinamica del tasso naturale.
I risultati del lavoro evidenziano l'importanza di utilizzare un modello strutturale con una pluralità di shock sia permanenti sia transitori per la stima del tasso naturale.
Pubblicato nel 2019 in: Journal of Macroeconomics, v. 62, article 103019.