Un aumento delle famiglie povere - per dato livello dei redditi medi - può accrescere il numero di quelle che solo tramite prestiti possono finanziare consumi comunque necessari. D'altro canto, le banche possono usare la posizione relativa di ciascuna famiglia nella distribuzione dei redditi come un segnale della probabilità di restituzione del credito erogato, razionando con maggiore probabilità quelle più povere.
Date queste ambiguità, il lavoro cerca di stabilire empiricamente il segno prevalente della relazione tra diffusione dell'indebitamento e distribuzione del reddito. Per l'analisi vengono utilizzati i micro-dati dell'Indagine sui bilanci delle famiglie della Banca d'Italia e dell'Indagine Silc dell'Istat per gli anni 2004-2012.
L'analisi econometrica suggerisce che nelle regioni in cui la distribuzione del reddito tra famiglie è più ineguale, una più bassa quota di famiglie è indebitata, anche dopo aver controllato per altre caratteristiche delle famiglie e del contesto. Tuttavia, il segno di tale relazione non è univoco per classe di reddito: all'aumentare della diseguaglianza complessiva la quota di famiglie indebitate cresce (diminuisce) tra quelle collocate nelle fasce di reddito più alte (basse). Ciò suggerisce un ruolo rilevante dei fattori legati all'offerta di credito bancario.
Un ulteriore e più diretto indizio in tal senso viene dal fatto che al crescere della diseguaglianza complessiva cresce (diminuisce) la quota di famiglie, tra quelle più povere (ricche) che dichiarano di essere razionate.
Pubblicato nel 2021 in: Review of Income and Wealth, vol. 67, 1, pp. 61-103.