N. 1056 - Produzione domestica e pensionamento

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di Emanuele Cianifebbraio 2016

Il lavoro prende in esame l’aumento del tempo speso in attività di lavoro domestico che si registra tipicamente dopo il pensionamento. In particolare, si esamina l’evoluzione, dopo il pensionamento, delle forti differenze in proposito esistenti tra maschi e femmine.

L’Italia rappresenta un interessante caso di studio, perché tale differenza è più ampia che nella maggior parte dei paesi avanzati. Ciò si riflette anche in un maggior impegno complessivo (sommando produzione domestica e impiego retribuito) degli occupati di sesso femminile rispetto agli occupati maschi.

Il lavoro utilizza l’Indagine sul reddito e le condizioni di vita dell’Istat per l’anno 2007, che include informazioni sul tempo complessivo speso nelle principali attività di produzione domestica (faccende di casa, fare la spesa, cura di altri componenti).

Il semplice paragone fra lavoratori e pensionati può portare a una stima errata degli effetti del pensionamento, poiché le preferenze dei pensionati possono differire da quelle  di chi è ancora occupato. Per tenerne conto, l’analisi si concentra su persone prossime ai requisiti minimi di pensionamento, esogenamente fissati dalla legge; in particolare, si identifica l’effetto del pensionamento confrontando individui con requisiti poco inferiori a quelli minimi con individui che li hanno appena raggiunti.

Le stime mostrano che il pensionamento comporta un significativo aumento del tempo speso in attività di produzione domestica per le donne e per i maschi che vivono da soli, mentre la variazione per gli altri maschi è piccola e statisticamente non significativa.

Tale comportamento, che è una peculiarità italiana, implica che, anche successivamente al pensionamento, i maschi lascino la maggior parte del lavoro domestico alla loro partner.

Pubblicato nel 2016 in: Labour Economics, v. 38, pp. 106-120

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