N. 1045 - Il sistema di pesi ottimale per i tassi di inflazione dei paesi dell'area euro

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di Daniela Bragoli, Massimiliano Rigon e Francesco Zanettigennaio 2016

La politica monetaria ha tipicamente come obiettivo la stabilità di un indice dei prezzi al consumo. E’ quindi naturale assumere che in una unione monetaria la banca centrale guardi a una media degli indici dei prezzi dei singoli paesi ponderata per la dimensione economica del paese, come oggi fatto dalla BCE.

L’utilizzo di tale indice è stato tuttavia oggetto di critica sul piano teorico da Benigno (2004), che ha mostrato come in un modello a due paesi, in presenza di un’unione monetaria e di shock di domanda asimmetrici, al fine di minimizzare le perdite di benessere sociale generate dalla volatilità dell’output gap, dell’inflazione e delle ragioni di scambio occorre attribuire peso maggiore al paese che ha un processo di aggiustamento dei prezzi più lento.

In questo lavoro si generalizza il modello teorico di Benigno (2004), estendendolo a più paesi. Il modello è stato quindi calibrato utilizzando parametri relativi all’area dell’euro. Si sono quindi confrontate le performance di due diverse regole di politica monetaria: la prima cerca di stabilizzare una misura d’inflazione che aggrega i vari paesi in base alla loro di-mensione economica; la seconda invece considera una inflazione media basata su un sistema di pesi “ottimale”, determinato endogenamente, in modo da minimizzare la perdita di benessere sociale prodotta da uno shock esogeno.

I principali risultati ottenuti dalle simula-zioni sono i seguenti:
1) In coerenza col modello di Benigno (2004), solo nel caso in cui tutti i paesi abbiano lo stresso grado di rigidità nominale le due regole producono la stessa volatilità di output gap, inflazione e ragioni di scambio.
2) Il sistema di pesi “ottimale” in linea di principio definibile non è però correlato solo al grado di rigidità dei prezzi, dipendendo anche dall’intensità degli shock, dalla loro distribuzione e dalla dimensione dei paesi. Ciò lo rende difficile da implementare e da comunicare agli agenti economici e perciò, all’atto pratico, pressoché inutilizzabile.

Pubblicato nel 2016 in: International Journal of Central Banking, v. 12, 2, pp. 357-383

Testo della pubblicazione