Il dibattito politico e accademico ha riconosciuto una rilevanza sociale, pedagogica ed economica primaria ai servizi per l’infanzia (0-2 anni). La loro disponibilità e accessibilità favorirebbe la conciliazione dei tempi di vita familiare e lavorativa, aumentando i tassi di fecondità e la partecipazione delle donne al mercato del lavoro. Inoltre, la letteratura economica più recente ha indicato negli anni della prima infanzia il momento più importante per lo sviluppo delle capacità cognitive e non cognitive dei bambini, sottolineando dunque ulteriormente il ruolo svolto dalle strutture di cura.
Il lavoro di ricerca si focalizza sulla relazione tra disponibilità di servizi per l’infanzia a basso costo in Italia e offerta di lavoro femminile, in termini sia di partecipazione sia di occupazione e coniuga l’analisi empirica con un modello teorico che permette di chiarire alcuni dei meccanismi economici sottostanti.
Dal punto di vista teorico, si costruisce un modello di job search in cui, a differenza di quanto accade nei modelli standard, si ipotizza che le madri hanno bisogno di utilizzare servizi per l’infanzia anche quando cercano attivamente un’occupazione e non solo quando lavorano. Nel modello l’abbassamento del costo dei servizi per la prima infanzia genera: (i) un aumento della partecipazione delle madri al mercato del lavoro; (ii) un effetto ex ante ambiguo sull’ occupazione, visto che il salario di riserva potrebbe aumentare laddove la riduzione del costo avvantaggiasse di più le donne disoccupate che quelle occupate.
Queste previsioni sono testate empiricamente sfruttando l’introduzione in Italia dei c.d. anticipi alla scuola dell’infanzia (cfr. Riforma Moratti 2003) che hanno esteso l’accesso al servizio a tutti bambini che compiono 3 anni tra gennaio e aprile dell’anno scolastico di riferimento (anziché limitarlo a quelli che li compiono entro il 31 dicembre). Tale istituto ha permesso alle famiglie di questi bambini di usufruire di un servizio sensibilmente meno costoso rispetto agli asili nido, unica alternativa di cura formale. Confrontando le scelte di lavoro delle madri dei bambini nati appena prima del 30 aprile con quelle delle madri dei bambini nati appena dopo, è possibile identificare l’effetto della possibilità di usufruire dell’anticipo alla scuola dell’infanzia sulle scelte lavorative delle madri.
Le stime indicano che tale possibilità ha determinato un aumento del tasso di partecipazione al mercato del lavoro di circa 6 punti percentuali e di quello di occupazione di circa 5 punti percentuali. Quest’ultimo effetto è dovuto non solo all’aumento del numero di donne che decidono di cercare un’occupazione, ma anche a un abbassamento di quasi 150 euro mensili del salario di riserva delle madri disoccupate. Gli effetti sono stati particolarmente marcati nelle aree in cui il mercato del lavoro è più dinamico, tra le donne con un grado di istruzione secondario, quelle sposate, e quelle appartenenti a famiglie più benestanti. Quest’ultimo risultato sarebbe dovuto al fatto che le famiglie benestanti sono quelle che godono di uno sconto più elevato in caso di passaggio dall’asilo nido alla scuola dell’infanzia.
Pubblicato nel 2018 in: Journal of Public Economics, v. 158, pp. 79-102