N. 933 - La gestione del rischio di tasso di interesse durante la crisi: evidenza per le banche italiane

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di Lucia Esposito, Andrea Nobili e Tiziano Ropelesettembre 2013

L’attività delle banche è esposta al rischio che variazioni inattese dei tassi di interesse possano determinare effetti negativi sul valore economico delle poste di bilancio. Il rischio di tasso d’interesse ha assunto un rilievo particolare durante la recente crisi finanziaria, a causa dell’elevata variabilità dei tassi di mercato e dell’incertezza degli operatori circa il loro andamento futuro.

Il lavoro analizza i bilanci consolidati di 68 gruppi bancari italiani nel periodo compreso tra il secondo semestre del 2008 e il primo del 2012, con particolare attenzione alle strategie di gestione del rischio di tasso, quali l’allineamento tra la durata finanziaria delle attività e passività di bilancio e il eicorso a derivati di copertura.

L’esposizione al rischio di tasso viene misurata utilizzando la metodologia di calcolo proposta dal Comitato di Basilea. L’indicatore utilizzato per valutare l’esposizione si concentra sull’impatto che una variazione dei tassi avrebbe sul valore economico delle poste di bilancio. Vengono considerate sia le attività e passività “in bilancio”, in modo da misurare l’esposizione derivante dall’attività tradizionale di trasformazione delle scadenze, sia le posizioni “fuori bilancio”, per verificare il livello di copertura ottenuto attraverso l’utilizzo di strumenti derivati.

I risultati suggeriscono che l’esposizione complessiva dei gruppi bancari al rischio di tasso è stata, in media, contenuta nel periodo considerato. Con riferimento al tipo di esposizione (aumento ovvero riduzione dei tassi), i risultati mostrano che in uno scenario di rialzo dei tassi il valore economico delle poste di bilancio sarebbe aumentato per oltre la metà degli intermediari, mentre sarebbe diminuito per gli altri gruppi.

Le banche hanno ridotto la propria esposizione sia riducendo il disallineamento tra la durata finanziaria delle attività e quella delle passività di bilancio si a ricorrendo a strumenti derivati. Si stima che l’utilizzo di tali strumenti abbia garantito in media una copertura pari a circa un terzo dell’esposizione di bilancio, difficile da modificare in tempi brevi a causa della relativa rigidità dei rapporti di credito e debito. L’utilizzo dei derivati è stato più marcato per gli intermediari di grande dimensione e per quelli con un’elevata quota di prestiti non finanziata mediante la raccolta al dettaglio (funding gap).