N. 916 - L’effetto della criminalità organizzata sui fondi pubblici

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di Guglielmo Barone e Gaia Narcisogiugno 2013

Il lavoro valuta empiricamente l’ipotesi che territori caratterizzati dalla presenza di criminalità organizzata ricevano, a parità di altre condizioni, maggiori incentivi pubblici alle imprese.

L’analisi si concentra sui Comuni di una regione italiana con una diffusa presenza della criminalità organizzata nel periodo 2004-09. Sulla base di dati dettagliati sui crimini commessi a livello comunale, si assume che i Comuni con presenza di criminalità organizzata siano quelli il cui consiglio comunale è stato sciolto per infiltrazioni mafiose oppure quelli per i quali nel periodo in esame si è avuto almeno un reato, un fatto di rilevanza investigativa o un provvedimento, tutti riconducibili all’art. 416-bis del Codice penale (associazione di tipo mafioso). L’ammontare di incentivi alle imprese è misurato dai fondi erogati sulla base della legge 488/92, uno dei principali strumenti di politica industriale volti al riequilibrio territoriale.

I risultati indicano che, tenuto conto di altre possibili determinanti dell’accesso ai fondi (come il grado di sviluppo economico, la specializzazione settoriale e la dotazione di capitale sociale), territori comunali caratterizzati dalla presenza di criminalità organizzata hanno una probabilità significativamente più elevata di ricevere gli incentivi e ottengono un maggiore ammontare di contributi per addetto.

I risultati appaiono robusti rispetto a iverse specificazioni. L’effetto della criminalità organizzata sui fondi erogati alle imprese potrebbe segnalare forme di corruzione e cattiva allocazione della spesa pubblica o, al contrario, la volontà delle autorità di contrastare la presenza della criminalità organizzata attraverso la spesa pubblica per investimenti produttivi. Ulteriori evidenze contenute nel lavoro, tuttavia, suggeriscono una maggiore verosimiglianza della prima ipotesi.

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