N. 814 - La capacità delle banche di prezzare il credito: un'analisi basata sulla crisi del 2008-2009

Il lavoro analizza, in primo luogo, in quale misura la crisi economico-finanziaria del biennio 2008-2009 abbia influenzato la capacità delle banche di valutare correttamente il rischio del credito erogato alle imprese e di rifletterlo nelle condizioni di prezzo praticate. In secondo luogo, verifica se questo effetto sia stato diverso per banche aventi differenti dimensioni o caratteristiche organizzative.

Nel lavoro si presentano, per la prima volta, le stime delle matrici di transizione della qualità dei prestiti alle imprese italiane. Le matrici di transizione, uno strumento ampiamente diffuso nell’analisi del rischio di credito, rappresentano la frequenza con cui un portafoglio di crediti modifica la propria qualità in un determinato arco temporale. Le matrici di transizione per le imprese italiane riferite al periodo pre-crisi (2006-2007) sono significativamente diverse da quelle del periodo della crisi (2008- 2009). Si osserva in particolare un aumento della mobilità nella qualità del credito (pari a circa il 12 per cento), interamente dovuto alla maggiore frequenza dei deterioramenti del credito. Questo primo risultato fornisce una misura dell’aumento dell’incertezza fronteggiato dalle banche nella loro attività creditizia a causa della crisi.

Il lavoro analizza successivamente la relazione tra le matrici di transizione e i tassi d’interesse. Le banche hanno manifestato un’apprezzabile capacità di valutare l’effettiva rischiosità dei propri prestiti e di riflettere tale rischiosità nei tassi di interesse applicati alla clientela (pricing). Tuttavia, la capacità delle banche di discriminare i tassi di interesse in base ai diversi profili di rischio sembra essersi indebolita negli anni della crisi, a causa di un deterioramento in parte inatteso del credito. Probabilmente in connessione di una maggiore componente inattesa nel deterioramento della qualità dei prestiti alle imprese, l’effetto della crisi è risultato più rilevante per le banche appartenenti ai cinque maggiori gruppi creditizi nazionali.

L’effetto legato alla dimensione del gruppo bancario è attenuato dall’utilizzo di informazioni quantitative nell’ambito di modelli formalizzati di misurazione del rischio: la diminuzione nella capacità di pricing del credito è più contenuta per le banche che attribuiscono un ruolo centrale ai rating, soprattutto nel momento in cui si fissano le condizioni del credito. L’impatto della crisi è risultato minore anche per le banche che adottano una maggiore delega per il responsabile di filiale, e per quelle che rappresentano il principale istituto finanziatore dell’impresa; entrambi questi fattori dovrebbero favorire l’acquisizione e l’utilizzo di informazioni qualitative sulla clientela.

Pubblicato nel 2017 in: Economic Notes, Monte dei Paschi di Siena, v. 46, 2, pp. 171–206