N. 736 - Tasso di sacrificio o guadagno di benessere? Gli effetti della politica monetaria disinflazionistica in un modello DSGE

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di Guido Ascari e Tiziano Ropelefebbraio 2010

L’analisi delle politiche monetarie disinflazionistiche rappresenta una tematica di primaria importanza nella teoria e nel dibattito economico. Numerosi studi empirici mostrano che a seguito di una politica disinflazionistica l’economia sperimenta una fase di recessione, di durata e ampiezza variabili. Le stime del cosiddetto tasso di sacrificio, pari al rapporto tra la perdita cumulata di prodotto interno lordo espressa in punti percentuali e la corrispondente variazione del tasso di inflazione, si collocano mediamente fra 1 e 2.

Lo scopo del presente lavoro di ricerca è duplice: (i) valutare l’abilità dei modelli neokeynesiani, ampiamente impiegati per studiare la trasmissione della politica monetaria nonché il ciclo economico più in generale, a replicare i costi reali della disinflazione in termini di tasso di sacrificio; (ii) presentare un indicatore del welfare dell’agente rappresentativo che tenga conto sia degli effetti durante la transizione verso il nuovo livello di inflazione sia di quelli sul nuovo stato stazionario raggiunto in seguito alla disinflazione.

Con riferimento al punto (i), l’analisi dei costi reali della disinflazione si avvale di un modello neo-keynesiano di equilibrio economico generale caratterizzato da molteplici rigidità nominali e reali come in Christiano, Eichenbaum e Evans (2005). L’autorità di politica monetaria segue una semplice regola per la fissazione del tasso di interesse nominale mentre la politica di disinflazione si compie attraverso la variazione (permanente e perfettamente credibile) del tasso di inflazione obiettivo. Sulla base dei risultati di simulazioni numeriche, che si avvalgono di tecniche di soluzione non lineari, una diminuzione del tasso di inflazione obiettivo dal 4 al 2 per cento determina una contrazione cumulata del prodotto di due punti percentuali, ovvero un tasso di sacrificio pari a 1. Il processo di disinflazione si completa dopo circa tre anni.

Con riferimento al punto (ii), si propone l’utilizzo di un indicatore basato sul welfare dell’agente rappresentativo che soppesa, da un lato, i costi reali di transizione derivanti dalla contrazione dell’attività economica e, dall’altro lato, i benefici derivanti da un più basso livello di inflazione nello stato stazionario. Secondo tale indicatore, nel complesso le politiche disinflazionistiche comportano guadagni in termini di welfare. Questo risultato deriva dal fatto che nel modello considerato una diminuzione permanente del tasso di inflazione produce un aumento della produzione in stato stazionario. I risultati ottenuti sono robusti a politiche disinflazionistiche di differente ampiezza e a diverse specificazioni della regola di politica monetaria.

Pubblicato nel 2012 in: Journal of Economic Dynamics and Control, v. 36, 2, pp. 169-182

Testo della pubblicazione