N. 720 - L’annuncio delle intenzioni di politica monetaria

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di Giuseppe Ferrero e Alessandro Secchisettembre 2009

Nel corso degli ultimi decenni la gestione della politica monetaria è diventata più trasparente. I benefici complessivi di tale cambiamento sono ampiamente riconosciuti. Restano tuttavia oggetto di dibattito i limiti fino ai quali è opportuno si spinga la trasparenza. Questione di particolare rilievo è la comunicazione riguardo alle intenzioni sulle mosse future di politica monetaria. Negli anni recenti indicazioni al riguardo sono state date in forma qualitativa, e senza un impegno a fornirle sistematicamente, anche dalla Banca Centrale Europea e dalla Riserva Federale statunitense. Altre autorità monetarie, quali quelle della Nuova Zelanda e della Norvegia, si sono spinte fino a diffondere proiezioni numeriche sulla futura evoluzione dei tassi di interesse a breve termine.

A favore della diffusione di questa informazione si sostiene che essa consenta all’autorità monetaria di rendere pubblici importanti aspetti del suo processo decisionale, rafforzandone quindi la prevedibilità e la credibilità. Ciò consentirebbe inoltre un maggiore allineamento tra le attese sui tassi di interesse degli operatori e quelle della banca centrale, rendendo così meno volatile l’intera struttura dei rendimenti di mercato. Per contro viene osservato che la diffusione delle intenzioni di politica monetaria sarebbe inefficace quando la trasparenza della banca centrale è già elevata in altre dimensioni. Inoltre questa comunicazione potrebbe essere interpretata dal pubblico come una “promessa” sulle future decisioni di politica monetaria inducendolo a non aggiustare le sue aspettative anche al mutare del quadro congiunturale. Ciò complicherebbe le future mosse della banca centrale: decisioni coerenti con le nuove prospettive macroeconomiche risulterebbero infatti in conflitto con le attese dal mercato. In queste circostanze l’annuncio delle intenzioni di politica monetaria potrebbe minare la credibilità dell’autorità monetaria. Il dibattito è irrisolto, anche a causa dell’esigua evidenza a supporto dell’una o dell’altra posizione.

Questo lavoro fornisce un contributo empirico su questo tema. Emergono i seguenti risultati:

1) Stime econometriche segnalano che la comunicazione sui futuri andamenti dei tassi di interesse a breve, sia essa verbale o quantitativa, si accompagna con una maggiore prevedibilità delle decisioni di politica monetaria.

2) Lo studio del caso della Nuova Zelanda indica che le aspettative di mercato sui futuri andamenti dei tassi di interesse a breve reagiscono in maniera coerente e quantitativamente rilevante alle proiezioni numeriche annunciate dalla banca centrale. Inoltre, non emerge evidenza a favore dell’ipotesi che i mercati interpretino tale annuncio come una promessa sulle future decisioni di politica monetaria.

Altre banche centrali hanno di recente iniziato a diffondere proiezioni numeriche sui futuri andamenti dei tassi di interesse. La loro esperienza andrà attentamente monitorata nei prossimi anni al fine di valutare la generalità dei risultati presentati in questo lavoro.

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