N. 704 - Il prezzo del petrolio e la macroeconomia: un’analisi quantitativa strutturale

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di Francesco Lippi e Andrea Nobilimarzo 2009

I rincari del greggio solitamente destano preoccupazioni tra gli agenti economici, alimentate soprattutto dalla memoria delle profonde recessioni e dell’elevata inflazione degli anni Settanta e Ottanta.

In questo lavoro vengono studiati i fattori all’origine degli aumenti del greggio (prezzo di un barile deflazionato con l’indice dei prezzi alla produzione) nelle diverse fasi storiche e il loro impatto sulla produzione industriale degli Stati Uniti. L’analisi, condotta su dati mensili relativi al periodo 1973-2007, si concentra sugli effetti reali trascurando le conseguenze sull’inflazione che dipendono largamente dal comportamento della politica monetaria.

La teoria economica suggerisce che l’effetto sull’attività economica associato a un aumento del prezzo del petrolio dipende dal fattore che ha causato l’aumento. Se il prezzo risponde a fattori che mutano le condizioni dell’offerta del mercato del petrolio, come nel caso della rivoluzione iraniana, della guerra in Kuwait, o di una politica restrittiva dell’Opec, il maggior costo del greggio riduce la produzione nei paesi che lo utilizzano. Se invece il rincaro riflette un’accresciuta domanda di energia da parte dei paesi in via di industrializzazione (quali Cina e India), la produzione di un paese industriale è soggetta a due effetti contrapposti: uno depressivo, legato al rincaro dell’energia, e uno positivo connesso con la maggiore domanda di beni di investimento e di consumo da parte dei paesi in crescita.

Al tempo stesso, non tutte le fluttuazioni del prezzo del petrolio dipendono da fattori “esterni” all’economia americana. Durante le fasi espansive del ciclo economico il prezzo del petrolio può aumentare semplicemente a causa della maggiore domanda di materie prime negli Stati Uniti (che rimangono i maggiori importatori netti mondiali di greggio) usate per produrre beni di consumo. In tali fasi, la relazione tra prezzo del petrolio e attività economica americana è, pertanto, positiva.

La metodologia utilizzata in questo lavoro consente di modellare l’economia americana, quella dei paesi produttori di petrolio e del resto del mondo in una struttura unificata che tiene conto delle interazioni simultanee tra le diverse aree. Coerentemente con la teoria economica, per identificare i diversi tipi di shock al mercato del petrolio si assume che quelli di domanda spingano produzione e costi del greggio nella stessa direzione, mentre l’opposto avviene per quelli di offerta. Analogamente, shock di domanda peculiari all’economia americana muovono le quantità di beni statunitensi e i loro prezzi relativi (rispetto ai prezzi dei beni del re sto del mondo) nella stessa direzione, mentre shock di offerta muovono tali quantità e prezzi in direzione opposta. Shock positivi di offerta all’economia americana inducono verosimilmente anche un aumento di quantità e prezzi nel mercato del petrolio.

I risultati dell’analisi empirica suggeriscono che le interazioni tra il mercato del greggio e l’economia americana sono rilevanti. Storicamente, circa il 20 per cento delle fluttuazioni del prezzo del petrolio sono spiegate dall’aumento della domanda degli Stati Uniti. Gran parte delle fluttuazioni dl greggio negli anni 1970-80 sono imputabili a fattori di offerta, mentre l’aumento sostenuto iniziato nel 2003 sarebbe dovuto all’aumento della domanda dei paesi di recente industrializzazione.

La distinzione tra i diversi tipi di shock al mercato del petrolio è importante perché l’effetto di un rincaro del petrolio sulla produzione industriale degli Stati Uniti è molto diverso. In seguito a un aumento del prezzo del petrolio dovuto a uno shock negativo di offerta nel mercato del petrolio, la produzione industriale statunitense diminuisce entro un anno con una probabilità stimata intorno all’80 per cento. Diverso è l’effetto di un rincaro del petrolio dovuto a uno shock di domanda del petrolio stesso: la produzione industriale risulta aumentata a un anno dallo shock con una probabilità stimata intorno al 70 per cento. L’accresciuta domanda di petrolio da parte di paesi terzi non è quindi associata solamente a costi per l’economia americana. La sottostante crescita del commercio, della domanda di beni di investimento e di consumo verosimilmente si riflette sull’economia stimolando la produzione industriale.

In conclusione, questo esercizio mostra che per una corretta valutazione delle prospettive dell’economia americana a seguito di una variazione del prezzo del petrolio occorre analizzare accuratamente i diversi fattori che l’hanno originata. In particolare, la comparsa di nuovi attori economici sullo scenario mondiale rende alcune risorse più scarse, aumentandone il costo, ma offre al contempo nuove opportunità di commercio.

Dall’estate del 2008 i corsi petroliferi hanno subito una brusca caduta, pari a circa il 60 per cento. Nella misura in cui gran parte di essa sia imputabile alla netta riduzione della domanda mondiale di greggio, i risultati di questo lavoro suggeriscono che vi sia associato un possibile effetto depressivo sull’attività economica statunitense, connesso con la riduzione del commercio con l’estero e della domanda di beni di investimento e di consumo statunitensi.

Pubblicato nel 2012 in: Journal of European Economic Association, v. 10, 5, pp. 1059-1083

Testo della pubblicazione