N. 687 - L’impatto dell’immigrazione sul mercato del lavoro della Germania occidentale negli anni novanta

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di Francesco D'Amuri, Gianmarco I. P. Ottaviano e Giovanni Periagosto 2008

L’impatto dell’immigrazione sul mercato del lavoro costituisce uno dei temi più dibattuti, sia in ambito accademico, sia tra i policymakers. Questo lavoro approfondisce l’argomento analizzando l’esperienza della Germania Occidentale negli anni novanta.

Gran parte della letteratura empirica ha studiato le conseguenze dell’incremento della manodopera immigrata per i lavoratori del paese ospitante in un’ottica di equilibrio parziale, ossia non tenendo in considerazione le potenziali interrelazioni tra i diversi segmenti della forza lavoro e tra questi e le scelte di investimento delle imprese. Queste analisi non permettono quindi di comprendere come, ad esempio, un aumento di manodopera straniera poco qualificata possa peggiorare le condizioni della manodopera locale di pari livello, ma allo stesso tempo possa migliorare la produttività dei lavoratori più qualificati e aumentare i profitti e gli investimenti delle imprese. L’approccio di equilibrio economico generale impiegato in questo saggio permette invece di analizzare il fenomeno migratorio nella sua complessità, evidenziandone congiuntamente le ricadute su tutti i fattori di produzione.

Lo schema teorico utilizzato assume che il livello di investimento risponda all’incremento di manodopera causato dall’immigrazione, mantenendo invariato il livello di capitale per occupato nel lungo periodo. Si ipotizza inoltre l’imperfetta sostituibilità sia tra i lavoratori tedeschi e quelli immigrati sia tra gli stessi lavoratori immigrati che iniziano a lavorare in Germania in periodi diversi. La validità di questa ipotesi è oggetto di verifica empirica nella seconda parte del lavoro.

L’analisi si concentra sugli effetti che l’immigrazione ha avuto sui livelli occupazionali e sulle retribuzioni dei lavoratori tedeschi e dei lavoratori immigrati già presenti nel paese. In linea con la letteratura recente, lo studio analizza i lavoratori maschi, i quali mostrano una maggiore partecipazione al mercato del lavoro. I principali risultati rimangono sostanzialmente invariati anche estendendo l’analisi a tutti gli occupati.

I Länder della Germania occidentale, qui esaminati, mostravano già nel 1987 un’incidenza della manodopera immigrata sul totale pari al 9 per cento. Tale quota è salita al 14 per cento nel 2001, per effetto di un afflusso netto nell’intero periodo di circa 700.000 lavoratori immigrati. L’analisi empirica mostra che la massiccia ondata migratoria nel periodo 1987-2001 non ha avuto ricadute negative sui livelli retributivi e occupazionali dei lavoratori tedeschi. Pertanto, in linea con i risultati di studi recenti per altri paesi, i lavoratori stranieri non competono direttamente con quelli nativi essendone solo, anche a parità di istruzione ed esperienza lavorativa, imperfetti sostituti.

Nella seconda parte del lavoro, si analizza l’impatto dell’immigrazione sulle condizioni dei lavoratori stranieri già presenti in Germania. I risultati mostrano che i lavoratori immigrati sono perfettamente sostituibili tra loro, indipendentemente dalla data di arrivo. A causa della nuova immigrazione, i lavoratori entrati nel paese prima del 1992 hanno subito una leggera diminuzione dei loro salari reali (-1,6 per cento nel periodo considerato), che ha contribuito a peggiorare la dinamica delle retribuzioni reali medie per il complesso della manodopera immigrata (-0,8 per cento nello stesso periodo). A questo lieve effetto negativo sulle retribuzioni, se ne è accompagnato uno più consistente sull’occupazione: si stima che, per ogni dieci immigrati che hanno trovato impiego in Germania per la prima volta dopo il 1992, due immigrati già presenti nel paese abbiano perso il proprio lavoro.

In breve, nel caso tedesco, non trova riscontro nei dati l’ipotesi normalmente portata a sostegno di politiche restrittive dei flussi migratori, secondo la quale l’immigrazione avrebbe necessariamente un impatto negativo sui lavoratori nativi. Al contrario, l’arrivo di manodopera immigrata complementare a quella locale può rappresentare un’opportunità di sviluppo anche per il mercato del lavoro del paese ospitante.

Pubblicato nel 2010 in: European Economic Review, v. 54, 4, pp. 550-570