N. 668 - Sull’applicazione degli indici sintetici di benessere multidimensionale: disuguaglianze di reddito e salute in alcuni paesi europei

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di Andrea Brandoliniaprile 2008

Il saggio analizza gli indici sintetici multidimensionali di benessere umano, con particolare attenzione alle ipotesi sottostanti la loro costruzione e con un’applicazione ai dati dei quattro maggiori paesi dell’Unione Europea (UE): Italia, Francia, Germania e Regno Unito.

Nella ricerca accademica, nell’analisi per la definizione delle politiche economiche e sociali e, più in generale, nel dibattito pubblico si sta diffondendo una visione “multidimensionale” del benessere umano, in cui non solo il reddito e il patrimonio, ma anche caratteristiche non economiche quali lo stato di salute, le condizioni di lavoro, la rete dei rapporti interpersonali entrano nella nozione di benessere. L’elaborazione concettuale più compiuta è rappresentata dal capability approach di Amartya Sen, secondo il quale il benessere umano dipende sia dagli “stati dell’essere e del fare” che una persona realizza sia dalla concreta capacità di perseguirli liberamente. Gli esempi di applicazione sono diversi. Nel campo della policy, si possono citare gli indicatori strutturali della UE per il monitoraggio del progresso sociale nei paesi membri, che coprono aspetti come coesione regionale, mancanza di lavoro, abbandono scolastico o speranza di vita, oltre a povertà economica e disuguaglianza nei redditi. Un altro esempio significativo è costituito dalle classifiche delle province italiane per qualità della vita, che appaiono con cadenza regolare sui mezzi di informazione.

Nonostante la crescente popolarità della visione multidimensionale, nelle applicazioni concrete non è tuttavia riconosciuta a sufficienza l’importanza delle ipotesi su cui si basa la misurazione. Aggregare una serie di indicatori attraverso un qualche metodo di analisi multivariato genera risultati utili a stilare classifiche, ma le conclusioni che se ne traggono possono essere fuorvianti, se non si comprende in che misura sarebbero diverse se fossero modificate le ipotesi sottostanti.

Partendo dalla premessa che la comprensione del nesso tra caratterizzazione analitica degli strumenti di misurazione e loro applicazione pratica sia fondamentale per un corretto utilizzo degli approcci multidimensionali, il lavoro approfondisce due aspetti specifici degli indici multidimensionali di povertà e di disuguaglianza, la forma funzionale e la struttura di ponderazione, allo scopo di illustrarne le implicazioni per i risultati finali. La rilevanza empirica di queste considerazioni teoriche è successivamente verificata applicando alcuni indici multidimensionali alla distribuzione del benessere umano nei quattro maggiori paesi della UE nel 2000. Si ipotizza che il benessere sia riducibile a due sole dimensioni: le risorse economiche e lo stato di salute. Sono vagliate varie ipotesi alternative di misurazione, relativamente alla definizione di risorse economiche, alla ponderazione delle due dimensioni e al loro grado di sostituibilità, ai valori dei parametri che negli indici statistici colgono il grado di avversione alla povertà o alla disuguaglianza, al peso attribuito al fatto che la condizione di povertà si verifichi in più di una dimensione, alla definizione della soglia di povertà per lo stato di salute.

Due sono le conclusioni principali dello studio. La prima è che l’evidenza empirica conferma come le ipotesi di misurazione influenzino significativamente i risultati. Ciò non è motivo di particolare sorpresa, ma è un monito a effettuare con cura l’analisi di sensitività dei risultati. Le difficoltà di misurazione non sono esclusive dell’approccio multidimensionale: anche nell’analisi univariata occorre, ad esempio, scegliere il parametro di avversione alla disuguaglianza o definire l’indicatore più appropriato di risorse economiche. Nel caso multivariato, si presentano due problemi ulteriori: la struttura di ponderazione delle varie dimensioni e il loro grado di sostituibilità. Entrambi gli aspetti non rappresentano soltanto difficoltà tecniche di cui tenere conto, ma soprattutto l’espressione di giudizi di valore sottostanti alla misurazione. La valutazione di ipotesi alternative è quindi necessaria per dar conto delle visioni differenti che convivono nella società.

La seconda conclusione è che l’ampliamento dello “spazio valutativo” delle disuguaglianze, per comprendervi la percezione che le persone hanno delle proprie condizioni di salute, genera risultati differenti da quelli che si otterrebbero considerando solamente il reddito. La Germania è il paese dove sono minori la povertà economica e la disuguaglianza nella distribuzione dei redditi, ma è anche il paese dove, nella maggior parte dei casi, la distribuzione del benessere risulta più sperequata una volta che si consideri anche lo stato di salute. La distribuzione meno diseguale del benessere si trova in Francia, tranne nei casi in cui è molto elevato il grado di avversione a povertà e disuguaglianza. In breve, l’adozione di una prospettiva multidimensionale ha un distinto contenuto informativo.

Pubblicato nel 2009 in: R. Gotoh and P. Dumouchel (eds.), Against Injustice. The New Economics of Amartya Sen, Cambridge, Cambridge University Press